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 2015  maggio 31 Domenica calendario

Renzi avverte: “Questo voto non è un test su di me” • Berlusconi sbaglia comizio • Il flop del Tfr in busta paga • Novanta miliardi di tasse entro metà luglio • Solo i giapponesi battono gli italiani per longevità Regionali 1 A poche ore dai risultati delle regionali, Matteo Renzi allontana l’idea di un referendum su di lui e sul suo governo

Renzi avverte: “Questo voto non è un test su di me” • Berlusconi sbaglia comizio • Il flop del Tfr in busta paga • Novanta miliardi di tasse entro metà luglio • Solo i giapponesi battono gli italiani per longevità Regionali 1 A poche ore dai risultati delle regionali, Matteo Renzi allontana l’idea di un referendum su di lui e sul suo governo. «Francamente non è così. Questa può essere stata una lettura che si è data sulle elezioni europee, lettura che anche in quel caso non condividevo, ma le elezioni locali servono per le elezioni locali, non c’è nessuna conseguenza, sono elezioni regionali», dice il premier a Trento. Comunque non crede a sorprese negative. «Io sono ottimista, lo sono sempre». Tuttavia ci sono tante partite nel voto di oggi che coinvolge Toscana, Veneto, Marche, Umbria, Puglia, Liguria e Campania oltre un certo numero di comuni. Quella di un giudizio sul primo anno di esecutivo Renzi, sul Pd tantopiù dopo il durissimo scontro sugli impresentabili, sul futuro della legislatura. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno] Regionali 2 Forza Italia attacca il premier per aver violato ieri il silenzio elettorale durante un convegno a Trento. «Sono davvero nauseato. Renzi viola il silenzio elettorale in barba alle più ovvie regole democratiche», dice Renato Brunetta. Gli azzurri chiedono l’intervento della Procura. Lo stesso fa il Movimento 5 stelle. Regionali 3 Via XXV Aprile invece del PalaSegrate: un errore nell’indirizzo della festa di chiusura della campagna elettorale (e chissà se si è scoperto chi è stato a sbagliare), ed ecco che Silvio Berlusconi si è trovato in mezzo ai sostenitori del candidato sindaco del centrosinistra Paolo Micheli. Un equivoco durato il tempo sufficiente per un endorsement già diventato un cult della Rete: «Come si chiama il nostro candidato?», ha chiesto l’ex Cavaliere ai ragazzi basiti che — dandosi di gomito e scattando foto ricordo — gli hanno risposto senza scomporsi: “Paolo”. «Mi raccomando allora, domenica trovate un’ora di tempo e andate tutti a votare Paolo!», l’allegro invito di Berlusconi, un attimo prima di essere portato via dai suoi accompagnatori che, nel frattempo, si erano resi conto dell’ equivoco. Forse, a far capire a Berlusconi l’equivoco — e a farlo precipitosamente andare via — è stato il fatto che a Segrate la candidata sindaco del centrodestra è una donna, Tecla Fraschini. Tfr Le tasse bloccano l’operazione “Tfr in busta paga”. Solo lo 0,056 per cento dei lavoratori ha chiesto l’anticipo delle quote di trattamento di fine rapporto nello stipendio mensile. Il dato emerge da un’indagine a campione svolta dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro: su un milione di lavoratori soltanto 567 hanno optato per l’anticipazione del Tfr. Tutti gli altri o lo hanno mantenuto in azienda oppure hanno continuato a destinarlo al finanziamento del proprio fondo di previdenza complementare. I consulenti del lavoro parlano giustamente di un flop visto che il governo, nella relazione tecnica all’ultima legge di Stabilità che ha introdotto la misura, stimava tra il 40 e il 50 per cento la quota di lavoratori dipendenti potenzialmente interessanti. Uno scarto davvero notevole tra previsioni e i primi dati reali (l’operazione è scattata ad aprile e terminerà a giugno del 2018). Anche la Confesercenti, peraltro, prevedeva un’adesione all’operazione non superiore al 6 per cento. La scelta dei lavoratori sembra guidata perlopiù da ragioni fiscali. Lo dice il 60 per cento del campione. Oggi il Tfr che si riceve al termine del rapporto di lavoro gode di una tassazione separata con un’aliquota che varia tra il 23 per cento e il 27 per cento. La quota di Tfr che invece viene anticipata mensilmente fa parte della retribuzione e come tale viene tassata sulla base dell’aliquota marginale. In più sconta tutte le addizionali Irpef locali, mentre per esplicita disposizione normativa non viene considerata ai fini dell’erogazione del bonus di 80 euro. L’opzione dell’anticipo è conveniente solo per la fascia di lavoratori con un reddito entro i 15 mila euro lordi l’anno sui quali si applica l’aliquota marginale Irpef del 23 per cento. Via via che si sale diventa sempre più sconveniente fino alla situazione paradossale per coloro che guadagnano 75 mila euro l’anno che finiscono per pagare circa 600 euro in più di tasse. In ogni caso — stando all’indagine — la metà dei lavoratori che ha chiesto l’anticipo appartiene alla fascia di reddito compresa tra i 20 e i 30 mila euro l’anno. La percentuale più bassa di aderenti (il 6,25 per cento) la si ritrova tra chi ha un reddito superiore ai 40 mila euro lordi l’anno. Tasse Novanta miliardi di tributi per famiglie e imprese tra giugno e luglio: il calcolo è della Cgia di Mestre e include Imu, Tasi, Irpef, addizionali sulle persone fisiche, Irap, Ires, Iva e Tari. La parte maggiore è quella dovuta entro il 16 giugno, che ammonta a oltre 56 miliardi di euro, mentre quella in scadenza al 16 luglio supera comunque i 33,6 miliardi di euro. Longevità 1 I dati sulla salute globale pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella sua World Health Statistics 2015 dicono che l’Italia conquista quest’anno il secondo posto al mondo per speranza media di vita alla nascita, con un guadagno di ben sei anni dal 1990 a oggi. Significa che chi nasce oggi in Italia può ragionevolmente sperare di vivere fino a 83 anni, contro gli 84 di un piccolo giapponese, medaglia d’oro di longevità. E soprattutto contro i 77 di un italiano nato quindici anni prima. Tra i dati interessanti, c’è poi da sottolineare che è diminuita la differenza tra maschi e femmine, perché mentre oggi una bambina ha una speranza di 85 anni e un bambino di 80 (e 83 è un dato medio), quindici anni fa la forchetta era di un anno più larga, con le femminucce che potevano sperare negli 80 anni e i maschietti nei 74. (Bencivelli, Rep) Longevità 2 Un bambino africano nato oggi ha ventisette anni in meno di speranza di vita rispetto a un bambino nato in Italia. (ibidem)