Matteo Persivale, Corriere della Sera 31/5/2015, 31 maggio 2015
E ARMANI SI COMMUOVE: «AVREI VOLUTO DEI FIGLI»
Un uomo di 80 anni, famoso nel mondo per aver creato un ideale di assoluta bellezza e assoluto equilibrio, che ammette di piangere spesso («L’ultima volta? Ieri notte»), che confessa di sentire profondamente la mancanza del fratello che non c’è più, e del suo compagno scomparso trent’anni fa «che se mi vedesse ora sarebbe pazzo di gioia, per me».Un uomo che, alla domanda «avrebbe voluto avere figli», risponde: «Molto», e poi si ferma, con le lacrime agli occhi. È un Giorgio Armani straordinariamente — e insolitamente — umano quello dell’intervista a GQ americano di giugno, nella quale il colloquio con lo scrittore Michael Hainey (autore del best-seller «After Visiting Friends» sulla morte misteriosa di suo padre, conosce la moda: è stato vicedirettore di GQ Usa per 15 anni) si trasforma in sincera, commovente confessione. Non è un Armani mansueto (non sarebbe lui), la grinta è quella di sempre: «Ho avuto un’ambizione bruciante: realizzare il mio potenziale… sentivo che avrei potuto essere più di uno stilista: un regista, del gusto e dello stile di vita… spesso ho dovuto sacrificare le relazioni per l’impegno totalizzante nel mio lavoro, e alla fine non ho rimpianti, ho fatto quello che volevo». Ma parlando di Sergio Galeotti, il compagno di un decennio fondamentale, quello della fondazione e dell’affermazione dell’azienda, Armani rivela: «Credere che rivedrò Sergio in un’altra vita? Non posso… devo essere pragmatico. Quando viaggio, porto con me la sua foto. Qualcosa di noi rimane. Il suo spirito c’è ancora. Ne sono certo, c’è: lo vedo dappertutto, e sono certo che lui veda me. E spero che sappia tutto quello che ho fatto. In quale forma lui esista però, questo non posso saperlo».