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 2015  maggio 30 Sabato calendario

IL CANDIDATO QUERELA: MA DEVO RINGRAZIARLA AVRÒ 100 MILA VOTI IN PIÙ

NAPOLI Poco ci manca che lo dica seriamente, quando ringrazia Rosy Bindi «che così mi fa guadagnare centomila voti». Oppure che esulti alzando al cielo quella mano fasciata che è stata pure argomento di qualche dibattito, magari non troppo politico. Perché De Luca si sente come se gli avessero fatto un assist per farlo scattare manco fosse Gareth Bale. Vede davanti a sé il campo aperto della controffensiva, e gli va benissimo così: ora può giocarsi l’ultimo giorno di campagna elettorale come più gli piace, contro tutto e tutti. Lui che non è uomo di mediazioni, adesso non deve più mediare. Non lo ha mai fatto con Caldoro ed è normale perché quello è il rivale, ma ora si sente libero di non farlo anche con quella parte del Pd che non lo voleva candidato nemmeno alle primarie, figurarsi alle elezioni.
Per prima cosa si stringe a Renzi, che forse pure non lo voleva ma è troppo furbo per subirlo e quindi lo ha accettato e dopo lo ha anche difeso. Dice: «È in atto una campagna di aggressione che sarebbe eccessiva pure per Riina e che si spiega soltanto con un tentativo di mettere in difficoltà il governo nazionale e Renzi. È lui il vero obiettivo di questa aggressione». Orchestrata, secondo la teoria di De Luca, ovviamente da Rosy Bindi. «Ho già dato mandato al mio legale di querelarla per diffamazione. E la sfido a un dibattito pubblico per poterla sbugiardare e dimostrare che l’unica impresentabile è lei».
Ecco il primo tiro in porta dopo lo scatto in contropiede: l’attacco alla presidente della commissione Antimafia: «Pia Donna di Potere, ha utilizzato fra i suoi sponsor politici uno dei peggiori esponenti della clientela politica in Campania, massimo produttore del debito sanitario, di cui illustrerò opere e virtù».
Non ne fa il nome, ma è chiaro il riferimento ad Angelo Montemarano, potentissimo assessore regionale alla Sanità ai tempi della presidenza Bassolino, e passato poi con Caldoro dopo essere stato nominato dal governatore uscente al vertice dell’Arsan, l’Agenzia regionale della sanità.
Ma questo dire e non dire, più che prudenza pare un atteggiamento per giocarsi lentamente la vendetta contro Rosy Bindi. Che, pure se De Luca non lo dichiara e non lo dichiarerà mai, lo ha sorpreso infilandolo nell’elenco degli impresentabili. Era tutto concentrato sulla Severino e su come scansarla, e invece questa proprio non se l’aspettava. Ma visto che ora la questione c’è, sceglie di affrontarla col piglio del duro, che è il suo marchio di fabbrica. E che fa di fronte a quei reati di concussione e truffa che solo a nominarli suonano decisamente brutti? Li rivendica: «Sono orgoglioso di aver preso decisioni urbanistiche per salvare 250 lavoratori dell’Ideal Standard, e rifarei tutti gli atti».
La vicenda risale al 1998 e De Luca, che all’epoca era sindaco di Salerno, è accusato di truffa perché avrebbe sollecitato la cassa integrazione per gli operai Ideal Standard pur non essendocene i presupposti di legge, e di concussione per aver chiesto gli oneri di urbanizzazione agli imprenditori che volevano realizzare alcune opere nella zona industriale della città. È stato rinviato a giudizio nel 2008 e ha scelto di rinunciare alla prescrizione.
Dice il candidato del Pd, parlando di sé in terza persona, che esiste «un terrore trasversale che De Luca governi la Campania perché hanno paura che arrivi qualcuno che faccia piazza pulita» e perciò sarebbe stata messa in atto questa «strategia della confusione e dell’aggressione». Ma, chiude la questione citando Totò, «la verità è che sono tutte pinzillacchere».