Lucio Galluzzo, Il Messaggero 31/5/2015, 31 maggio 2015
SALVATI 5 MILA MIGRANTI IN UN GIORNO
PALERMO Ventisette barconi e gommoni sono stati soccorsi tra venerdì ed ieri davanti alle coste della Libia. Cinquemila i migranti salvati, ma sono stati anche recuperati, dalla nave Fenice della Marina militare 17 cadaveri. Altri 758 migranti sono sbarcati contemporaneamente nelle isole greche. L’esodo ed il ripetersi delle tragedie, provoca un nuovo appello ai Governi di Papa Francesco, Matteo Renzi sprona l’Ue ad assumere decisioni forti, il ministro Angelino Alfano ribadisce che «fino a quando non sarà risolta l’instabilità libica sarà difficile fermare gli sbarchi». Da Bruxelles giunge una generica «moral suasion» ai governi distratti «collocare 40 mila profughi non può costituire un problema» per l’Europa.
I MORTI
I nuovi decessi sarebbero conseguenza di stenti e di sovraffollamento. Le operazioni di salvataggio sono state condotte da navi militari d’Italia, Gran Bretagna, Belgio, Irlanda e Germania. I profughi provengono da Siria, Palestina, Somalia, Sudan, Marocco, Nepal, Togo, Bangladesh, Pakistan, Egitto, Libia, Etiopia, Ciad e Ghana. Tutti hanno ricevuto assistenza a Taranto, Cagliari, Palermo, Crotone, Pozzallo dove sono approdate le navi di Triton. Tra i 5 mila salvati anche una cinquantina di bambini non accompagnati ed alcune centinaia di minori. Questo bilancio non è definitivo, altro naviglio è in partenza dalla Libia, la nostra Marina sta raggiungendo 2 gommoni.
IL CARDINALE
A rilanciare il dibattito sull’esodo è stato Il Pontefice che, accogliendo l’associazione Scienza e Vita in Vaticano, ha ammonito: «È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi in mare, una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita più che dalla diffusione di strumenti tecnologici». Ed alle parole di Francesco ha fatto subito eco il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha osservato come il sistema delle quote per i migranti, per altro osteggiato da vari Stati europei, «non è umano» ed ha accusato l’Europa di non essersi data «un programma», preferendo «rattoppare le urgenze». Tuttavia sulla critica vaticana al sistema delle quote, il ministro Alfano replica: «colgo l’aspetto solidale di una ripartizione equa di un peso che non può gravare solo sull’Italia».
L’EUROPA
Ma anche su «come rattoppare» le urgenze l’Europa parla lingue diverse. Renzi ieri, in un confronto televisivo, ha lanciato quasi una sfida al suo omologo francese Manuel Valls (la cui ondivaga tiepidezza è nota, Parigi ha sostanzialmente sospeso la facilitazioni Schengen alle frontiere con l’Italia) ribadendo che l’immigrazione «è un tema che riguarda tutta la Ue, le modalità tecniche sono in discussione con i governi». Renzi si è detto «ottimista che si troverà un buon accordo, il 26 e il 27 giugno, quando si chiuderà la discussione», perché in Europa, ha aggunto, «non c’è solo una frontiera orientale, ma c’è anche un’area strategica, che è il Mediterraneo». E non a caso il premier è tornato a ribadire l’impegno di Roma di recuperare le centinaia di vittime imprigionate nella stiva di un barcone colato a picco osservando che «se vi fosse qualcuno che può inabissare a 300 metri di profondità in mare la propria coscienza, io sono certo che l’Italia e Europa non possano».
BRUXELLES
A queste pressioni della Vaticano e dell’Italia, Bruxelles sceglie ancora una volta la politica del basso profilo, e non va oltre un tweet del commissario all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, lanciato per affermare che «40 mila persone bisognose di protezione da ridistribuire nell’Ue come segno di solidarietà, non è certamente troppo».