Mattia Feltri, La Stampa 30/5/2015, 30 maggio 2015
CONDANNE VARIABILI E REATI DEPENNATI I CRITERI (DISCUSSI) DELLA COMMISSIONE
Numero dei partiti che hanno ufficialmente adottato il codice di autoregolamentazione uscito dalla Commissione antimafia: nessuno. Numero dei partiti che in Commissione hanno votato il codice di autoregolamentazione: tutti. E allora? E allora boh. Perché tanto per cominciare non è nemmeno ben chiaro per quale motivo sia la Commissione antimafia a occuparsi della stesura di norme per la trasparenza delle liste. L’ipotesi era già girata nella scorsa legislatura, ed essenzialmente per affrontare il fenomeno dello scioglimento dei Comuni per mafia, e così quando di legislatura ne è cominciata una nuova, e si è dovuto scrivere la legge di istituzione della Commissione antimafia (va riscritta e rivotata dopo ogni rinnovo delle camere) si sono introdotti l’articolo e il comma che attribuiscono alla Commissione medesima «il compito di svolgere il monitoraggio sui tentativi (...) di infiltrazione mafiosa negli enti locali». Anche a scopo di prevenzione, e come meglio prevenire se non attraverso «una proposta di autoregolamentazione che impegni i partiti politici»? Poche anime note si opposero, e per ragioni varie: paura dell’antipolitica, dell’anticasta, forse soprattutto il convincimento che, come spesso accade, non si sarebbe arrivati a nulla di solido. E così pareva, infatti, visto che in Commissione il testo è passato ma poi lo si è portato in aula senza votarlo, giusto per dargli una letta e dunque un tono. È che le perplessità erano parecchie.
Ma quel testo così com’era è sembrato sufficiente perché, alla composizione delle liste, si procedesse alla verifica di presentabilità. Sarebbero stati dichiarati impresentabili i «soggetti che risultano coinvolti in reati di criminalità organizzata, contro la pubblica amministrazione, di estorsione ed usura», e avanti così fino all’abuso d’ufficio: cioè fino a tutti i reati che vengono chiamati «spia», per i quali si presuppone - con grande agilità - un collegamento con la criminalità organizzata. Come ha spiegato ieri il presidente Bindi, uno accusato di concussione è impresentabile, uno accusato di stupro di bambini è presentabile perché lo stupro non ha a che fare coi reati di mafia, e la sua Commissione non ci mette becco. Criteri anche abbastanza discutibili e però non discussi. Si è cominciato a prendere le liste e in meno di un mese si sono controllati uno a uno (così dicono) i quattromila candidati alla Regionali: per i candidati alle Comunali non s’è fatto in tempo. Uno a uno con la collaborazione dei tribunali, perché un’operazione di così alte ambizioni politiche non contempla altri criteri che quelli del codice penale. Con risultati conseguenti: siccome fra le cause di impresentabilità era compreso l’abuso d’ufficio, saltava fuori che gli impresentabili erano qualche centinaio, e si è di corsa modificato il documento per escludere l’abuso d’ufficio. Con alcuni reati l’impresentabilità è dichiarata col rinvio a processo, con altri soltanto dopo la condanna in primo grado, con l’aspirazione di introdurre elementi di elasticità in un castello di rigore contabile com’è quello del casellario giudiziale. L’ibrido è stato utile per individuare il miserello numero di sedici babau in attesa di giudizio - lo 0,4 per cento dei candidati - da issare sul monumento della reazione morale a un giorno e mezzo dalle elezioni.
Mattia Feltri, La Stampa 30/5/2015