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 2015  maggio 30 Sabato calendario

IL TENNIS, IL DOPING E LA PROVOCAZIONE DI CHARLIE

Charlie Hebdo dedica di nuovo l’intera prima pagina ad una provocazione. Questa volta non si tratta di Maometto, e della ahimè storica scritta “100 colpi di frusta se non siete morti dal ridere” ma più modestamente di un tennista, braccia, ginocchia, e addirittura la schiena trafitte da enormi iniezioni, il cui contenuto altro non può essere che droga. Una scritta alle spalle del tennista drogato reca: “Première salle de shoot a Paris”, e cioè “Prima sala di buchi a Parigi”, e il riferimento è chiaro, almeno per i parigini.
Tre giorni fa, in questa città, è stato aperto un nuovo laboratorio d’analisi per i drogati, e la contiguità con lo Stadio Roland Garros deve aver suggerito la scelta di questa copertina, che si è imposta alle altre nove che il settimanale pubblica, al solito, in ultima pagina. Simile scelta, più che allusiva e sgradita, non ha provocato alcun assalto di tennisti armati di racchette alla redazione del giornale, ma ha invece attratto l’attenzione su una possibile massiccia presenza del doping nel tennis. In termini quantitativamente inferiori al calcio o al ciclismo, simile malattia infettiva esiste di fatto, e da una quindicina di anni viene combattuta con l’aiuto della Wada, la World Antidoping Agency, alla quale la International Tennis Federation si era rivolta dopo le prime clamorose vicende di doping.
Ricordo benissimo io stesso il primo caso eclatante, quello del cecoslovacco Petr Korda, uno straordinario esempio di digitalità tennistica, che mai era riuscito a vincere un titolo Slam a causa di un fisico modesto. Korda sollevò non solo l’entusiasmo dell’inconsapevole telecronista Clerici, ma di mezza Australia, dominando nella finale di Melbourne 1998 Marcelo Rios, sinché la vicenda non venne scoperta e il colpevole condannato e cancellato dal mondo del tennis. L’immorale avvenimento venne ripetuto da un bel gruppetto di sudamericani, capeggiati da un campione piccino e gracile, tale Coria, che lo scriba ebbe a soprannominare Nandrolino, venendo addirittura minacciato dai suoi scherani. Guillermo Coria fu finalista non solo a Parigi nel 2004, ma anche a Roma nel 2005, vittima di Nadal.
Qui cessano le presenze di grandi tennisti, seppure un’assenza di quasi un anno di Agassi dal circuito avesse fatto temere qualche contagio. L’ultimo, e più conosciuto dei dopati, ora perdonato, si chiama Victor Troicki, serbo squalificato da fine agosto dello scorso anno a fine aprile di questo 2015, ed ora serenamente in campo a Parigi e battuto dal nostro Bolelli. Il totale dei dopati oggetto di attuale squalifica sale a 15, tra i quali cinque di sesso femminile, e 10 maschile. Si distinguono, tra questi, ben tre spagnoli, e simile considerazione, per associazioni di idee, mi fa ricordare una nota intervista dall’innocente Nadal al Mundo, in cui il campione ricordava che qualcuno prendeva il plasma dal sangue, lo centrifugava e ne estraeva fattori di sviluppo, che venivano poi iniettati per favorire la rigenerazione delle cellule. Lo stesso Nadal, richiesto di approfondire l’informazione, avrebbe suggerito di rivolgersi direttamente ad un esperto, il medico spagnolo Dottor Contorro. Non posso far altro anch’io, vista la mia modesta esperienza, augurandomi che l’iniziativa del colleghi di Charlie Hebdo abbia, questa volta, conseguenze ben più accettabili, che non vadano oltre l’irritazione di chi usa racchette, e non armi da fuoco.
Gianni Clerici, la Repubblica 30/5/2015