Roberto Da Rin, Il Sole 24 Ore 30/5/2015, 30 maggio 2015
CUBA È FUORI DALLA LISTA NERA DEGLI USA
Il giorno della svolta. Gli Stati Uniti hanno ufficialmente depennato Cuba dalla lista nera dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo. Lo ha annunciato il dipartimento di Stato americano. È una mossa che prelude, secondo la maggior parte degli osservatori, alla riapertura delle ambasciate negli Stati Uniti.
L’annuncio ufficiale arriva 45 giorni dopo la decisione del presidente Barack Obama di far uscire il paese caraibico dalla lista, scelta che non è stata contestata dal Congresso. La firma del sottosegretario di Stato americano John Kerry rivoluziona le relazioni bilaterali tra i due paesi dopo 50 anni di gelo. In questi ultimi mesi, da dicembre a oggi, sono stati realizzati quattro round di colloqui tra le due parti per definire i dettagli della normalizzazione dei rapporti diplomatici. Cuba era stata inserita nella lista degli stati che sostengono il terrorismo il primo marzo del 1982. I Paesi che restano nella lista nera sono l’Iran (dal 19 gennaio 1984), il Sudan (dal 12 agosto 1993) e la Siria (dal 29 dicembre 1979).
I prestiti dalla World Bank
L’appartenenza alla lista nera ha gravemente penalizzato Cuba nelle relazioni internazionali. L’isola caraibica ha infatti patito varie sanzioni: tra queste i controlli rigorosi alle transazioni commerciali ma soprattutto l’impossibilità di ricevere prestiti da istituzioni finanziarie internazionali come la Banca mondiale.
Gli ostacoli commerciali che Cuba ha subìto riguardano anche le transazioni con altri Paesi latinoamericani con cui L’Avana avrebbe avuto facilità relazionali.
Arturo Lopez Levy, docente alla Facoltà di Relazioni internazionali all’Università di Denver ed esperto di temi latinoamericani , sottolinea l’importanza di questo provvedimento: «È un momento importante nei rapporti bilaterali tra Stati Uniti e Cuba. L’isola caraibica è stata considerata dalla routine di governo, a Washington, come un Paese minaccioso. Ora viene visto come un Paese in transizione. È una svolta epocale».
In altre parole la politica internazionale di Barack Obama verso Cuba è di profonda rottura; utilizza gli scambi commerciali come strumento per avviare una nuova relazione.
La politica interna Usa
L’appartenenza alla lista nera e la cancellazione di Cuba, per lunghi anni, sono stati temi caldi della politica interna americana. Ecco perché a Washington, secondo la maggior parte degli osservatori latinoamericani, vi è stato un divario temporale enorme tra i tempi di valutazione e attuazione del “caso Cuba”.
Stati Uniti e Cuba, negli ultimi cinque mesi, hanno dissipato la maggior parte dei rancori sviluppati in più di cinquant’anni. Due grandi leader politici, ormai al tramonto delle rispettive stagioni, hanno avviato una nuova era nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi: Barack Obama e Raul Castro, nel lungo faccia a faccia di Panama, hanno svoltato pagina. «I nostri Paesi - ha detto Obama - debbono liberarsi dei vecchi strumenti, delle ideologie del passato. E debbono condividere la responsabilità del futuro. Una svolta per l’intera regione americana».
Il governo de L’Avana ha sempre contestato l’appartenenza alla lista nera, definendola “ingiusta” e “infondata”. E ora la Casa Bianca dà una conferma che Cuba «non ha appoggiato il terrorismo internazionale nel recente passato e offre garanzie di non appoggiarlo in futuro».
Vale però la pena di ricordare che il Dipartimento di Stato americano aveva già riconosciuto che Cuba aveva preso le distanze dall’Eta e da anni L’Avana è la sede dei negoziati di pace in Colombia tra le Farc e il governo di Bogotà. E, infine, non ha mai mostrato indizi d’aver offerto armi o addestramento militare a gruppi terroristici.
Le ambasciate
Ora sembra proprio spianata la strada che porta alla riapertura delle rispettive ambasciate. Quella americana a L’Avana venne chiusa nel 1961 e solo nel 1977 aprì una “Sezione di interessi” americana a Cuba. Un edificio di otto piani che è stato teatro delle più aperte polemiche tra i due Paesi. Nel 2006 Fidel Castro fece installare e sventolare decine di bandiere cubane mirate a oscurare la facciata della rappresentanza diplomatica. Una risposta alla Sezione di interessi cubani negli Stati Uniti, oscurata da un pannello luminoso che riportava frasi di Lincoln, Ghandi, Walesa. Da oggi, la stagione delle rappresaglie parrebbe conclusa.
Roberto Da Rin, Il Sole 24 Ore 30/5/2015