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 2015  maggio 30 Sabato calendario

IN FUGA DALLA TEMPESTA

La profezia era arrivata nientemeno che dalla bocca di Diego Armando Maradona. Il 25 maggio, infatti, due giorni prima che scoppiasse lo scandalo che sta squassando i vertici della Fifa, il Pibe de Oro non era andato molto per il sottile contro l’organizzazione che governa il calcio annunciando in diretta che «gli sponsor stanno scappando in maniera sempre più consistente dalla Fifa» corrotta del suo nemico giurato Sepp Blatter.
Che Maradona avesse qualche avvisaglia delle indagini del dipartimento della giustizia statunitense (da cui è partito il blitz delle forze dell’ordine svizzere) oppure che fosse l’ennesimo attacco del Pibe nei confronti del numero uno del calcio non è dato sapere, ma sicuramente la sua profezia si sta avverando in questi giorni. Mai come ora infatti si sta verificando una presa di distanze degli sponsor dall’organizzazione guidata da Blatter.
La Federazione internazionale delle football association (Fifa) ha infatti un numero ristretto di partner commerciali principali che sono tutti colossi industriali. Di questi fanno parte la tedesca Adidas (abbigliamento sportivo), le statunitensi Visa (certe di credito) e Coca Cola (bevande), la russa Gazprom (gas), la coreana Hyundai Kia (automotive) oltre alla catena di ristoranti McDonald’s e la birra Budweiser. Queste società, che pagano una commissione compresa tra 24 e 44 milioni di dollari all’anno, contribuiscono per gran parte alle entrate in termini di sponsorizzazioni della Fifa.
Ora però, alla luce dello scandalo scoppiato in settimana, i maggiori marchi che finanziano la Fifa iniziano a temere un ritorno di immagine negativo dalla liaison con quella che da più parti è stata definita da più parti come «l’organizzazione più corrotta del mondo». Non a caso una ricerca della società specializzata nei valori dei marchi Brand Finance ha valutato che i top sponsor legati alla Fifa potrebbero vedere ridotto il valore del brand sino a 100 miliardi di dollari se collegati allo scandalo Fifa. «In cambio di una commissione compresa tra 24 e 44 milioni di dollari all’anno i top sponsor si garantiscono una audience mondiale legata all’immagine dello sport più popolare nel mondo che va molto al di là del numero dei consumatori dei prodotti che questi colossi vendono», ha spiegato la nota di Brand Finance che valuta il brand Coca Cola 35,8 miliardi di dollari, il marchio McDonald’s 22 miliardi, quello Hyundai Kia 13,8 miliardi mentre Visa ha raggiunto una valutazione di 8,5 miliardi, Gazprom di 7 miliardi e Adidas e Budweiser rispettivamente 6,8 e 4,3 miliardi. «Ma queste valutazioni miliardarie non si riferiscono a un business con solidi numeri di vendite e di consumo ma al nome del brand», quindi sono meno difendibili se coinvolte in uno scandalo che penalizza la reputazione delle imprese produttrici, ha rilevato la nota. «Quindi in teoria tutto questo valore potrebbe perdersi visto che è intangibile se non ci fosse un ribaltamento radicale della governance della Fifa». Cosa che non è avvenuta, visto che Blatter è stato rieletto presidente della Fifa venerdì 29 e quindi il rischio di una fuga degli sponsor non è scongiurato per niente. La stessa nota mette in evidenza inoltre come lo stesso brand Fifa, valutato 3,2 miliardi di dollari prima che scoppiasse lo scandalo, sia calato di 400 milioni nei giorni ultimi.
In questo contesto non sorprende che gli sponsor siano sul piede di guerra ora. Tra i primi a insorgere c’è stata Visa, che ha minacciato di revocare la propria sponsorship attiva dal 2007 e rinnovata di recente fino al 2022. «La nostra delusione e preoccupazione per la Fifa alla luce degli sviluppi di quanto successo in settimana resta profonda. Come sponsor ci aspettiamo che la Fifa intraprenda azioni rapide e immediate e affronti queste questioni all’interno della sua organizzazione», ha affermato mercoledì 27 la Visa in una nota. «Se la Fifa dovesse fallire nel fare questo, li abbiamo informati che riconsidereremo la nostra sponsorship».
Ma il colosso delle carte di credito statunitense che riunisce oltre 21mila istituti di credito non è l’unica ad aver alzato la voce nei confronti della Fifa. Altri due colossi come Adidas e Coca Cola hanno invitato la Fifa ad aumentare la trasparenza nell’organizzazione. «Questa controversia ha sporcato la missione e gli ideali della Coppa del mondo e noi abbiamo ripetutamente espresso le nostre preoccupazioni per queste gravi accuse», hanno spiegato dalla Coca Cola. Sulla stessa linea anche McDonald’s che ha fatto sapere di essere in contatto con la Fifa oltre che di monitorare attentamente ogni sviluppo dell’indagine. Infine la Hyundai Kia, la casa automobilistica coreana che farà da partner nel campo automobilistico di Fifa per i Mondiali 2018 in Russia (sono di questa casa infatti i pullman che portano le squadre nazionali agli stadi durante i Mondiali), si è detta «estremamente preoccupata» per le procedure legali contro i dirigenti Fifa.
Allo stesso modo non si può certamente dire che questi sponsor si siano svegliati tardi nel denunciare il malfunzionamento nella maggiore organizzazione calcistica. Avevano manifestato infatti disagi già prima delle rivelazioni di questa settimana. Non a caso Adidas, Visa e Coca Cola avevano invitato la Fifa a prendere sul serio la questione dei diritti dei lavoratori migranti in Qatar, dopo che nelle ultime settimane si è parlato spesso di abusi nei confronti degli operati che lavorano nei siti di costruzione per i Mondiali del 2022.
In questo contesto il colosso del gas russo Gazprom (controllato dallo Stato) è l’unica voce fuori dal coro nel novero degli sponsor Fifa. «Lo scandalo che sta agitando i vertici mondiali del calcio non intacca gli accordi di sponsorizzazione tra la Fifa e la compagnia energetica russa Gazprom», ha spiegato in settimana il portavoce dell’azienda, Sergeij Kuprianov. Ma questo non sorprende visto che i prossimi Mondiali saranno proprio in Russia nel 2018 e che Vladimir Putin ha bollato l’indagine come un complotto statunitense con gli Stati Uniti provano a estendere la loro giurisdizione sugli altri Paesi nello scacchiere internazionale.
Luciano Mondellini, MilanoFinanza 30/5/2015