Andrea Di Biase, MilanoFinanza 30/5/2015, 30 maggio 2015
UNA ONLUS DA 5 MILIARDI DI $
Non avrà un’immagine limpidissima, ma le sue casse brillano. La Fifa oggi è ancora più ricca di quanto lo era quattro anni fa. Nel corso del 65esimo Congresso, tenutosi a Zurigo, nel corso del quale Joseph Blatter è stato confermato per il quinto mandato consecutivo alla presidenza, è stato anche presentato e poi approvato (a larghissima maggioranza) il report finanziario del quadriennio 2011-2014.
Un arco di tempo, concluso con i campionati del mondo in Brasile, nel corso del quale la Fifa ha visto aumentare i propri ricavi in maniera esponenziale raggiungendo la cifra record di 5,718 miliardi di dollari, con un incremento del 37% rispetto ai quattro anni precedenti. Un’impennata che si è tradotta in un risultato netto positivo per 338 milioni e un incremento della riserva statutaria (l’equivalente del patrimonio netto delle società di capitali), passato dagli 1,28 miliardi di fine 2010 agli 1,523 miliardi toccati al 31 dicembre 2014. Prima della rielezione di Blatter, che è riuscito a strappare la conferma nonostante le inchieste per corruzione avviate dal Dipartimento di Giustizia Usa, dall’Fbi, dalla magistratura svizzera (la Fifa ha sede nella Confederazione elvetica) e ora anche dalle autorità britanniche, il responsabile finanziario della federazione internazionale, Markus Kattner, ha fatto notare come la maggior parte degli introiti del quadriennio siano da attribuire alla Mondiale brasiliano, che da solo ha portato nelle casse della Fifa quasi 4 miliardi di dollari tra diritti tv e marketing dell’evento. «La Fifa è fortemente dipendente dalla Coppa del Mondo», ha spiegato Kattner, sottolineando come i diritti televisivi costituiscono il 43% del gettito complessivo dei 5,718 miliardi di dollari di ricavi, il 29% dei quali arrivano invece dalle attività di marketing e dalle sponsorizzazioni. Ma se i ricavi hanno visto una crescita impetuosa nell’ultimo quadriennio, anche i costi hanno registrato una forte impennata, passando dai 3,558 miliardi del quadriennio 2007-2010 ai 5,38 miliardi del periodo 2011-2014. Questo ha portato a un dimezzamento del risultato di periodo, che infatti è sceso a 338 milioni di dollari dai 631 milioni dell’arco di tempo chiusosi con i campionati del Mondo in Sudafrica. Una flessione che, bilancio alla mano, è legata principalmente alla decisione del comitato esecutivo (proprio l’organo finito al centro delle inchieste giudiziarie) di aumentare gli stanziamenti destinati per lo sviluppo e l’aiuto alle federazioni nazionali. Secondo molti osservatori è qui che risiederebbe il reale potere di Blatter, che in questi anni si sarebbe costruito un enorme consenso, non solo attraverso l’assegnazione dei mondiali ai quei Paesi, come Sudafrica, Brasile, Russia e Qatar, ormai affermatisi come grandi potenze sullo scacchiere geopolitico, ma anche sovvenzionando le crescita delle federazioni più piccole, e ottenendo in cambio quella riconoscenza che è valsa all’ex colonnello svizzero la riconferma alla presidenza della Fifa.
La fedeltà a Blatter delle federazioni africane e asiatiche, ma anche di alcune europee, che si sono smarcate dalla posizione contraria della Uefa di Michel Platini, è valsa più dell’onda lunga dello scandalo legato alle inchieste e agli arresti, all’hotel Baur au Lac di Zurigo, del vicepresidente delle federazione internazionale, l’americano Jeffrey Webb, presidente della federazione delle isole Cayman, e di altri sei alti dirigenti. Il principe di Giordania, Alì Bin Al-Hussein, che poteva contare sull’aperto sostegno degli Stati Uniti, oltre che dello stesso Platini, ci ha provato ma si è dovuto arrendere all’influenza sul Congresso garantita a Blatter e ai suoi alleati proprio dalla gestione di un budget faraonico (815 milioni, di cui 220 milioni alla federazioni nazionali, è il preventivo di spesa per il 2016 a fronte di ricavi attesi per 822 milioni). Dopo una prima votazione in cui ha ottenuto 73 preferenze contro le 133 di Blatter (ne servivano 139 per chiudere i conti subito), il principe giordano ha preferito farsi da parte. «È stato un meraviglioso viaggio e voglio soprattutto ringraziare quanti di voi sono stati così coraggiosi da votarmi», ha affermato Alì Bin Al-Hussein, che prima delle votazioni si era proposto per dare vita a «una nuova alba», chiedendo «trasparenza, apertura e responsabilità» e facendo un appello ad «ascoltare la vostra coscienza». Ma non è servito. Del resto, stando alle intenzioni di voto della vigilia, era chiaro che era necessaria una vera e propria impresa.
Come primo atto, Blatter ha annunciato le prossime date calde della Fifa. Il 10 maggio 2016, a Kuala Lumpur, il governo mondiale del calcio deciderà quale sarà la sede della Coppa del Mondo del 2026. Non sarà una decisione facile, visto che lo scandalo recente ha riguardato anche i metodi di scelta delle sedi dei Mondiali, e considerato che l’inchiesta avviata negli Stati Uniti, che ora l’ha solo lambito, potrebbe travolgerlo direttamente. Nelle 280 pagine dell’indictment act, l’atto di accusa contro la gestione del calcio mondiale degli ultimi vent’anni, firmato dal procuratore generale Loretta Lynch e dal district attorney di New York, Kelly Currie, c’è infatti di tutto: dalle tangenti pagate da alcune società di marketing (la cui identità è coperta da omissis negli atti della procura di New York) per aggiudicarsi i diritti per la trasmissione delle partite di qualificazione ai mondiali sudafricani delle squadre della federazione caraibica, a quelle pagate da una nota multinazionale dell’abbigliamento sportivo (gli atti non riportano il nome ma è facilmente intuibile) per aggiudicarsi, grazie all’intervento di un alto esponente della federazione brasiliana, la sponsorizzazione tecnica della Selecao, fino alla compravendita di voti organizzata per pilotare l’assegnazione del Mondiale 2010 al Sudafrica.
«Oggi è una giornata nera. Ha perso il calcio e quelli che lo amano», ha commentato la rielezione di Blatter, l’ex campione portoghese di Barcellona, Real Madrid e Inter, Luis Figo, a lungo candidato alla presidenza della Fifa e poi ritiratosi a pochi giorni dal voto. «Non si può condurre la Fifa facendo piazza pulita delle più elementari regole di trasparenza, legalità e democrazia», ha affermato il portoghese. «Blatter conosceva e tollerava la corruzione. La sua rielezione dimostra che l’organizzazione Fifa è malata». Platini, nonostante la bruciante sconfitta, si è detto invece «orgoglioso del fatto che la Uefa abbia difeso e sostenuto un movimento favorevole al cambiamento all’interno della Fifa». Ma è evidente che da soli i dissenzienti dell’Europa non bastano a fare cadere dal trono Blatter. La partita, per via delle indagini, non è ancora conclusa e, in caso di clamorosi colpi di scena, non è detto che l’ex campione della Juventus non debba scendere in campo in prima persona.
Andrea Di Biase, MilanoFinanza 30/5/2015