http://www.nextquotidiano.it/perche-sulla-lista-degli-impresentabili-ha-ragione-la-bindi/, 30 maggio 2015
Dopo la pubblicazione della lista di impresentabili della Commissione Antimafia è partita la caccia a Rosi Bindi
Dopo la pubblicazione della lista di impresentabili della Commissione Antimafia è partita la caccia a Rosi Bindi. la presidente della Commissione è stata accusata esplicitamente dal suo partito e addirittura dal segretario Matteo Renzi in un comizio ad Ancona di aver utilizzato la storia della lista degli impresentabili per regolare conti all’interno del partito, mentre il candidato De Luca e altri nominati nella lista hanno annunciato querele per diffamazione (!) e molti si sono scagliati contro la Bindi per la diffusione della lista il giorno prima delle elezioni. Nell’ordine, quasi tutte le accuse mosse alla Bindi sono sbagliate o addirittura deliranti. E mentre è sicuramente probabile, visto il personaggio, che l’ex democristiana abbia deciso scientemente di andare contro gli interessi del suo partito nella vicenda, altrettanto chiaro è che le regole glielo permettevano e che la scelta di diffondere la lista venerdì non è avvenuta per sua responsabilità, ma per la mancanza di dati nei giorni precedenti. PERCHÉ SULLA LISTA DEGLI IMPRESENTABILI HA RAGIONE LA BINDI Andando nel dettaglio, la Commissione Antimafia ha votato e approvato all’unanimità nel settembre 2014 il regolamento per la formazione delle liste. I quattro articoli che formalizzano l’impegno dei partiti a non candidare persone che siano state o condannate in primo grado o rinviate a giudizio per determinati reati, visto che per le condanne con sentenza definitiva ci pensa la legge Severino. E si è stabilito che le formazioni che intendono comunque candidare queste persone, devono rendere pubbliche le motivazioni. Sempre nel regolamento è previsto che la Commissione verifichi che le liste rispondano a questi criteri. In particolare gli articoli 3 e 4 dicono: bindi antimafia Luciano Violante, spesso richiamato come auctoritas per segnalare le critiche alla decisione dell’Antimafia, proprio oggi ha rilasciato un’intervista alla Stampa nella quale dice molte cose interessanti. Come si vede, Violante critica il concetto stesso di “impresentabile”, figlia, a suo parere, di populismo giuridico. Ma, come abbiamo visto, la scelta del codice è stata fatta nel 2014 e approvata da tutti i partiti (anche dal PD, e anche dai renziani del PD) nel settembre 2014. Che colpa ne ha la Bindi? In secondo luogo, Violante critica l’impossibilità di replicare per chi è finito nella lista e per i partiti, causata dal fatto che la lista è stata pubblicata il venerdì prima del silenzio elettorale. Vero, ma – si è arrivati a venerdì a causa della mancanza di dati su una regione (la Campania), per questioni non imputabili alla presidenza; – che i partiti traggano nocumento dal fatto che la storia degli impresentabili finisca solo sui giornali da sabato e non sui giornali da martedì (con relativo martellamento elettorale da parte di quelli che non hanno candidato impresentabili) è una tesi difficile da sostenere. Dice infatti Violante a Mattia Feltri: «Intanto quella degli “impresentabili”è una categoria sui generis, figlia del populismo giuridico e della mancanza di autonomia della politica. Il fatto di arrivare all’ultimo minuto – ma Rosy Bindi non ne ha la responsabilità - presenta un problema. Si stabilisce che alcuni candidati rientrano in una lista nera ma non si dà loro la possibilità di replicare, visto che domani si vota; né si dà la possibilità ai partiti, contrariamente a quanto stabilisce l’articolo 3 del codice di autoregolamentazione, di illustrare le ragioni per cui hanno scelto una candidatura discussa». Lascia perplessi soprattutto che il codice di autoregolamentazione si basa solo sul casellario giudiziario. Cioè, un’operazione politica con presupposti esclusivamente penali. «È vero. Ma quei criteri sono stati accettati da tutti i partiti rappresentati nella Commissione antimafia. I partiti rinunciano alla loro autonomia e si consegnano a una sorta digiuristocrazia, pericolosa peri valori costituzionali e per la stessa indipendenza della magistratura. Si finisce con il trascurare una considerazione ovvia: ci sono reati che non hanno rilievo politico e ci sono comportamenti privi di rilievo penale ma gravissimi dal punto di vista politico». Insomma, Violante contesta il metodo stesso della scelta degli impresentabili, quello votato dai partiti (e dal PD, che comprende i renziani) nel settembre 2014. E segnala che nella scelta di pubblicare la lista venerdì Bindi non ha responsabilità.