Alessandro Bonini, Avvenire 30/5/2015, 30 maggio 2015
ANALISTI: CON GREXIT SPREAD A 400
Lo spettro di una bancarotta greca riporta alla ribalta il tema della sostenibilità del debito pubblico italiano. L’avvertimento è arrivato anche dalla Bce: Italia e Spagna potrebbero essere i prossimi sulla linea di fuoco. La Spagna però ha un debito pari al 98% del Pil (nel 2014, fonte Eurostat), contro una media europea del 91,9%, mentre il nostro al 132% (sempre nel 2014) è il secondo più alto dopo quello di Atene. E continua a salire. La Spagna inoltre, secondo la Commissione Ue, dovrebbe crescere quest’anno del 2,8%, contro il +0,6% stimato per il Pil italiano. «Un default greco avrebbe un impatto molto pesante, in particolare per l’Italia, la cui esposizione al debito greco rappresenta circa il 2.4% del Pil» spiega Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti Asset Management. In termini assoluti il nostro debito netto per il 2015 andrebbe praticamente a raddoppiarsi. «Agli attuali stimati 35 miliardi si sommerebbero infatti i 39 miliardi di debiti greci non pagati», spiega Allegri, che ricorda come il debito pubblico sia «oggi il nostro maggior problema di credibilità verso le autorità di Bruxelles». Secondo uno studio di Goldman Sachs nel caso di una ’Grexit’ gli spread di Italia e Spagna si allargherebbero fino a 350-400 punti base. Ma i conti pubblici italiani, nelle previsioni del governo, sono modellati su uno spread a 100 punti base. All’epoca della stesura del Def inoltre il tasso del Btp decennale era vicino all’1%, oggi è quasi il doppio. A questo si aggiungono gli imprevisti come la maggiore spesa per risarcire in parte alcune fasce di pensionati e la recente bocciatura europea della reverse charge, misura che valeva 700 milioni. Insomma un default di Atene sarebbe la classica ’goccia’ che farebbe traboccare il vaso del debito pubblico italiano e una manovra bis sarebbe inevitabile. Simone Facchinato, responsabile investimenti di Amundi Sgr, osserva tuttavia che «i mercati non hanno mostrato un trend di contagio paragonabile a quelli vissuti in precedenti crisi. Il rialzo dei rendimenti è un fenomeno che rientra in un trend globale che ha interessato anche il Bund tedesco e i Treasuries americani e quasi esclusivamente i titoli a più lungo termine». Entrambi i gestori continuano a ritenere più probabile il raggiungimento di un accordo, ma nel caso di un contagio greco confidano nel potenziamento degli acquisti di titoli da parte della Bce. Amundi vede altri tre «elementi di supporto» al caso italiano: «Il proseguimento delle riforme, il miglioramento della congiuntura, gli effetti del deprezzamento dell’euro e dell’aumento del credito», spiega Facchinato. Secondo Allegri «se da un lato il problema sui mercati potrebbe essere arginato dall’interventismo della Bce, dall’altro le future richieste da parte di Bruxelles sarebbero decisamente onerose».