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 2015  maggio 29 Venerdì calendario

TORMENTO

«Giocherei tutte le partite e per 90 minuti. Quando sto fuori per infortunio sono un tormento. In vacanza conto i giorni. Ho sentito tanti giocatori dire: smetto presto e mi godo i soldi. All’inizio la pensavo anch’io così. Poi vedo che cambiano idea e, pian piano, lo sto facendo pure io» (Daniele De Rossi).

SERGENTE «Non sono uno che controlla i giocatori, il tempo libero è loro. Ma sanno fin dal primo giorno che con me o si va a mille all’ora o si sta fuori. Non penso di essere un sergente di ferro. Altrimenti non mi verrebbero a parlare, i giocatori, di problemi in famiglia e cose del genere» (Maurizio Sarri).

RAGAZZINO «Mi sento un ragazzino, sono carico come una molla. E ci sono squadre che anche adesso continuano a cercarmi. Niente da fare, anche la prossima stagione io resto all’Atalanta» (il settantenne Edy Reja).

CONVIVENZA «Iannone è più giovane, ha uno stile di vita magari lontano dal mio, ma credo sia giusto così. Va forte. Però noi, di fatto, non lavoriamo insieme. Ciascuno traccia una propria rotta. la Ducati segue entrambi e ciascuno di noi contribuisce a determinare una gestione globale del team. Problemi di convivenza: zero» (Andrea Dovizioso).

CENTRIFUGA «Come mi sono ripresa dall’infortunio? Con due infiltrazioni di fattori di crescita piastrinici: da centrifughe del proprio sangue, vengono isolate le piastrine che poi vengono utilizzate per irrorare la zona in sofferenza. Le sensazioni che si provano quando l’ago “gratta” il tendine non sono piacevoli, ma l’effetto è risolutivo. La pratica è sempre più comune anche nello sport» (la maratoneta Valeria Straneo).

TOP «Da bambino dormivo sul divano a casa di papà, avevo il peggior kart del mondo e vincevo sempre. Arrivavamo al circuito, unica famiglia nera, e non eravamo i benvenuti. Vincevo contro ragazzi pieni di soldi. Quella vita mi ha reso forte e oggi sono orgoglioso di essere al top» (Lewis Hamilton).

SOGNI «Noi abbiamo clienti che non sono clienti, ma appassionati. Ci seguono nelle gare, sono legati al marchio. Il nostro mestiere non è fare moto. Gli altri vendono prodotti, noi no. Facciamo vivere esperienze, passioni. Rispetto a un’altra casa italiana rossa, ma con più di due ruote, il nostro poi non è solo un tifoso, ma usa il prodotto. Perché la Ducati è un sogno, ma raggiungibile» (Claudio Domenicali, a.d. Ducati).