varie, 29 maggio 2015
Delitti e suicidi pubblicati sul Foglio dei Fogli 18/5/2015 - Francesca Marchi, 52 anni, insegnante in una scuola elementare di Carpi, e sua madre Irene Tabarroni, 92 anni, pensionata
Delitti e suicidi pubblicati sul Foglio dei Fogli 18/5/2015 - Francesca Marchi, 52 anni, insegnante in una scuola elementare di Carpi, e sua madre Irene Tabarroni, 92 anni, pensionata. La signora Marchi era sposata con Francesco Grieco, 53 anni, ex guardia giurata e poi custode in un albergo, ora disoccupato. C’era tensione in casa e i vicini raccontano di aver sentito spesso le litigate anche da lontano. Fatto sta che la settimana scorsa, di pomeriggio, Grieco prese un asciugamano e lo annodò forte intorno al collo della moglie, lasciandola morta sul letto. Ci pensò su parecchie ore, poi la mattina dopo, stanco di sentire la suocera che dal suo letto nell’altra stanza continuava a chiedergli che fine avesse fatto la figlia, prese un martello e lo usò per sfondarle la testa. Quindi alzò il telefono e disse di essersi appena svegliato e di aver trovato tutto quel macello. Nell’interrogatorio, però, confessò: «Ho ucciso l’amore della mia vita». Avrebbe voluto ammazzarsi, ma non ne ebbe la forza. Pomeriggio di sabato 16 e mattina di domenica 17 maggio. In una villetta in via Padella a Gorghetto di Bomporto, provincia di Modena. Antonia D’Amico Mazza, 55 anni. Chiamata dagli amici Antonella, per quelli che la conoscevano solo di vista era «la signora del beagle», perché non era inusuale vederla passeggiare col suo cagnolino. Considerata da tutti una donna tranquilla e riservata, divorziata da 20 anni, era tuttavia rimasta in buoni rapporti con il suo ex, tanto da aver mantenuto il suo nome sul campanello di casa. Da cinque anni aveva una relazione con Hassane Moussad Attia Mohamed, 37 anni, egiziano. I litigi erano all’ordine del giorno e pure le botte, tanto che la signora lo aveva denunciato due volte. L’uomo, che aveva pure il passaporto scaduto, era stato perfino portato al Centro di identificazione ed espulsione di Bari, dal quale, non si sa come, riuscì ad andarsene. Tornò a Lodi dalla donna, che gli aprì la porta per l’ultima volta. Cominciò a urlare e nel colmo della rabbia la colpì più volte con tutto quel che gli capitava tra le mani: anche un bidoncino di alluminio. Infine, con qualcosa di molto appuntito, le spaccò lo sterno. La donna fu trovata dai due figli tutta nuda sul letto. L’egiziano fermato dopo un giorno all’aeroporto di Fiumicino mentre tentava di andarsene. I vestiti e la biancheria intima della donna sul tetto dei box confinanti con la palazzina. Dopo le 21 di sabato 16 maggio, in un condominio al 76/c di corso Mazzini a Lodi. Ionel Bebereche, 48 anni, romeno. Litigava di continuo con il vicino di casa, Raimondo Grilletto, 60 anni, palermitano d’origine, in libertà vigilata perché nel 1995 aveva ucciso a Tor Pignattara con un colpo di pistola alla testa il bulgaro Alekandrov Nucolay. Non contento, nel 2001 sulla spiaggia di Torvajanica aveva aizzato il suo pitbull contro un venditore ambulante marocchino, colpevole di volergli piazzare degli occhiali da sole. Anche quella volta fu arrestato, con l’accusa di tentato omicidio con l’aggravante del razzismo. Le discussioni di Berbereche con Grilletto erano per motivi di convivenza tra vicini: i panni stessi, lo sgocciolamento delle piante appena innaffiate, il volume della tv troppo alto. L’altra settimana ci fu l’ennesima lite nell’androne del palazzo: a dare fastidio stavolta erano i gatti del romeno. A un certo punto volarono anche calci e schiaffi, ma ognuno tornò a casa sua. Intorno alla mezzanotte, però, Berbereche sentì il campanello suonare: alla porta si trovò davanti Grilletto, che gli infilzò un coltello in petto, poi, prima di rientrare in casa, glielo sfilò dal cuore. Alla scena assistette anche la moglie della vittima. Una volta nel suo appartamento, Grilletto lavò bene l’arma e si sedette sul divano a vedere la tv. Berbereche morì mentre l’ambulanza lo portava in ospedale. Notte di lunedì 18 maggio. Sul pianerottolo al secondo piano della palazzina D, in un comprensorio di via Padre Damiano de Veuster 46, quartiere Centro Serena lungo la via Prenestina. Roma. SUICIDI Paolo Gargantini, 50 anni. Imprenditore del settore tessile, ex assessore al Commercio del Comune di Monza, ex presidente dei giovani di Confindustria di Monza, molto conosciuto dalle parti sue. Sposato, tre figli. Nel 2013 aveva provato, senza successo, a realizzare un residence di super lusso di fronte all’oceano a Fortaleza, in Brasile. Forse questo investimento sbagliato gli aveva lasciato in testa qualche rovello di troppo. La settimana scorsa da Monza, dove abitava, arrivò al suo ufficio di Cernusco puntuale alle otto, come sempre. Si prese un caffè con gli amici in un piccolo bar del centro e poi andò a lavorare. Una volta seduto alla sua scrivania, dopo aver atteso che la sua segretaria e il collaboratore lo lasciassero solo un attimo, tirò fuori una pistola regolarmente detenuta e si sparò alla tempia. Poco prima delle 10 di lunedì 18 maggio, in un ufficio di via Napo Torriani 30, Cernusco, Milano.