Virginia Della Sala, il Fatto Quotidiano 26/5/2015, 26 maggio 2015
IGLESIAS E IL MITO DEL NONNO UCCISO DAI FRANCHISTI
Jeans, maniche arrotolate, bracciali artigianali, capelli lunghi e codino: la descrizione di Pablo Iglesias, il leader di Podemos, non può che essere univoca. Semplice, come si presenta per ‘la presa’ di Barcellona, come la volontà, nonostante un nonno condannato a morte dal regime franchista, di superare la storia che crea divisioni.
Quattordici anni fa, nel 2001, aveva 23 anni ed era a Genova per il G8. I capelli lunghi c’erano. C’erano la coda di cavallo, due orecchini e il piercing al sopracciglio. In un video ritrovato dall’emittente televisiva La Tuerka, per cui è stato conduttore, parla con i giornalisti a Genova: “Movimiento de Resistencia Global”, c’è scritto. Racconta della polizia, dei lacrimogeni, della manifestazione. E della morte di Carlo Giuliani. Ne scriverà per la tesi di dottorato.
Cresciuto e nutrito di attivismo universitario, Iglesias (il cui nome completo è Pablo Iglesias Turrion) oggi ha 36 anni e vive a Vallecas, uno dei quartieri più modesti di Madrid, in un edificio anni ’80, ricoperto di murales. La sua storia famigliare è il primo laboratorio politico: oltre il nonno, sua madre è un avvocato del sindacato Commissioni Operaie. Il padre (ispettore del lavoro e docente di storia in pensione) è un ex attivista del Fronte Rivoluzionario Antifascista Patriottico: fu condannato al carcere per reati d’opinione. L’indole di leader e seduttore di Iglesias – dicono le cronache spagnole – si rivela già quando inizia a frequentare gli ambienti della gioventù comunista. Poi giurisprudenza, scienze politiche, un periodo di ricerca a Cambridge e la tesi di dottorato sull’antiglobalizzazione. El Coleta, codino (come è soprannominato), acquista consensi nel 2012 quando, in tv per analizzare il primo anno del governo Rajoy, si scaglia contro l’esecutivo. Diventa il simbolo di chi è scontento. Gli opinionisti di destra arrivano a definirlo un “delinquente”, intimoriti dal fatto che sia capace di coinvolgere tutto l’elettorato, senza divisioni. Tanto che per anni è stato legato a Tania Sanchez Melero, al tempo deputata di Izquierda Unida (sinistra radicale spagnola). Criticata dal suo partito per non aver contrastato l’ascesa di Iglesias, stava per affrontare la denuncia dei popolari per “abuso di potere, traffico di influenze e uso improprio di fondi pubblici” quando, a marzo, hanno dato insieme l’annuncio della separazione: su Facebook. Per molti, una decisione politica per evitare che Iglesias fosse coinvolto negli scandali.