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 2015  maggio 23 Sabato calendario

Sabato 23 Maggio, 2015 CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA Quando fare la nanna? Sfida sulle ore piccoline Da quando nasce un figlio non si parla quasi d’altro

Sabato 23 Maggio, 2015 CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA Quando fare la nanna? Sfida sulle ore piccoline Da quando nasce un figlio non si parla quasi d’altro. I genitori sono divisi in due partiti: le 20.30 o le 23 Ma una risposta c’è ed è (forse) le 21.15 «A llora ti aspettiamo a cena da noi, per le 20.30!». «Perfetto, porto anche il bambino così i piccoli giocano un po’?». «Ma cara, le nostre alle 21 sono a nanna». Mio figlio ha due anni e mezzo e secondo un celebre manualetto della puericultrice americana Tracy Hogg (che tutte le mamme hanno sfogliato) le ore di sonno notturno, a quell’età, devono essere grossomodo 12. Venti-otto, il circolo virtuoso delle lancette che i miei amici riescono perfettamente a far funzionare. Ma loro sono veri fuoriclasse. Hanno persino smontato un caposaldo di Tracy Hogg: «non invitate ospiti a casa quando mettete a letto il bambino. Non sarebbe leale: anche lui vorrebbe far parte della compagnia». Il tema del sonno è controverso: da quando nasce un bambino, i genitori non parlano d’altro. Quanto dorme, se dorme e soprattutto a che ora dorme: una piccola garetta che si consuma al parco, al nido, con la suocera o le amiche. Nel corso degli anni, sono proliferate teorie e persino test per auto-valutarsi. Josi Mindell autore del best seller «Sleeping throught the night» ha invitato i genitori a rispondere a semplici domande: il bambino si addormenta ogni volta che è in auto? Dovete svegliarlo quasi ogni mattina? Sembra irritabile di giorno? Alcune sere crolla prima del previsto? Ecco, basta aver risposto sì ad almeno un quiz per stabilire che vostro figlio è in deficit di sonno. E che va sistemata la situazione. I punti di vista contrapposti dei genitori lavoratori, quando si parla di giusto orario della nanna, sono due: meglio che il bambino dorma all’ora giusto (e pazienza se a spegnere la luce è la baby-sitter), oppure aspettare il rientro dei genitori? Angelica Bernales è una puericultrice che lavora in Italia e all’estero. Dopo aver messo a letto decine e decine di bambini, non ha dubbi: l’orario ideale per dormire sono le 21.15. Nè prima, nè dopo. «La pappa serale va fatta alle 19.15. Mettere a letto i bambini prima delle 21 è una forzatura poco salutare», dice «Tata-Angela», come la chiamano i genitori che la trattano al pari di un angelo custode. Ma anche dormire tardi è un errore, che non riguarda solo i neonati. «Fino a 12 anni è una regola da osservare rigidamente, poi con l’adolescenza tutto cambia». Ai genitori sopraffatti dai sensi di colpa per non aver dato il bacio della buonanotte ai figli, dà un consiglio: «quando rientrate mettetevi accanto al lettino e parlategli un po’, anche nel sonno i bambini sono in grado di sentirvi. Questo piccolo rito li gratificherà». La buona notizia è che anche i bambini abituati a tirare fino a tardi, possono essere «recuperati». «Basta coinvolgerli in attività più intense durante il giorno, stancarli un po’ di più», dice Bernales, smontando qualche luogo comune, come il divieto di vedere la tv prima del sonno. «Guardare un cartone con la baby sitter o con i genitori, li rilasserà». Vietato, anzi vietatissimo, farli piangere. Il «Ferberizing» è il metodo di Richard Ferber, direttore del Center for Pediatric Sleep Disorders al Children Hospital di Boston: la teoria consiste nel lasciare che il bambino, in lacrime nel lettino, trovi il modo per autoconsolarsi. Ferber suggerisce di lasciarlo piangere per periodi sempre più lunghi: cinque minuti la prima notte, dieci la successiva, fino all’autoregolazione del sonno. «Il bambino non deve addormentarsi piangendo — controbatte la puericultrice —: questo lo stressa e produce un sonno poco proficuo. La complicità e il senso di sicurezza sono le cose che baby sitter e genitori non devono far mai mancare».