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 2015  maggio 23 Sabato calendario

ALITALIA È COSTATA AL PAESE OLTRE 7,4 MILIARDI DI EURO

Alitalia è costata circa 7,4 miliardi di euro allo Stato e alla collettività. Il calcolo – espresso in valori monetari del 2014 – è stato fatto dall’Area studi Mediobanca, in uno studio dettagliato che abbraccia 40 anni di storia della compagnia, dal 1974 al 2014.
«Stima dei costi diretti, pubblici e collettivi, originati dalla gestione Alitalia (1974-2014)» è il titolo dello studio di Mediobanca, che suddivide l’analisi in due periodi.
C’è il dare (molto) e avere (ben poco) per l’azionista pubblico dal 1974 al 2007, periodo nel quale la società, sempre a prevalente controllo statale, malgrado le perdite ha funzionato come un’impresa in normale attività, cioè «in bonis». Quindi gli oneri del periodo 2008-2014, quello della gestione commissariale in amministrazione straordinaria, coincisa con la parabola della Cai, la compagnia dei soci privati, i «patrioti» chiamati da Silvio Berlusconi per bloccare l’offerta di Air France-Klm. Anche Cai è arrivata al capolinea e dal primo gennaio 2015 è subentrata un’ulteriore nuova Alitalia, che fa capo per il 49% a Etihad.
Negli oneri sono compresi i costi, stimati da una fonte autorevole per la prima volta in 1,9 miliardi, per la cassa integrazione, la mobilità e l’integrazione al reddito _ garantito pari all’80% dello stipendio _ per 7 anni per i lavoratori estromessi nel 2008 quando nacque la Cai.
«La redditività della compagnia comincia a deteriorarsi nei primi anni Novanta», spiega l’analisi dell’Area studi di Mediobanca. Alitalia va in crisi appena si apre la liberalizzazione nei cieli europei. Dal 1974 al 2007 accumula perdite pari a 4.407 milioni di euro a valori correnti. Mediobanca ha rettificato i dati riportandoli al valore monetario del 2014: così il totale delle perdite sale a circa 6,1 miliardi.
Il grosso dei costi lo Stato lo ha sostenuto per ricapitalizzare la compagnia, dal 1974 al 2007 ha speso 2.937 milioni a valori correnti, pari a 4.949 milioni di euro del 2014. Tra gli altri costi, anche 8 milioni per la garanzia statale su un «finanziamento ponte» di 400 milioni erogato nel 2004 da banca Dresdner. Lo Stato ha incassato tra collocamenti di azioni, imposte sul reddito della compagnia e dividendi 1.220 milioni, pari a 2.075 milioni del 2014. Il saldo esborsi-introiti dal 1974 al 2007 è negativo per 2 miliardi o, in valori 2014, 3.322 milioni.
Nel 2008 comincia la gestione commissariale con Augusto Fantozzi, oggi ci sono tre commissari. La gestione commissariale ha ereditato perdite portate a nuovo per 1.611 milioni e ha generato perdite per 1.298 milioni.
Di queste, 915 milioni di euro sono causate dalle minusvalenze contabilizzate dopo il 12 gennaio 2009 per la vendita (o svendita?) di beni a valori inferiori a quelli di libro. Sui cespiti ceduti alla Cai, la polpa della vecchia Alitalia compresi gli aerei di proprietà, c’è stata una minusvalenza di 588 milioni di euro.
Mediobanca stima un costo di 1.150 milioni per la partecipazione del Tesoro all’«eventuale ripiano del passivo» dell’amministrazione straordinaria. L’onere per cigs e mobilità per 7 anni per i lavoratori Alitalia esclusi da Cai, «4.000 unità mediamente coinvolte», è stimato in 660 milioni. Più altri 1,2 miliardi di costi per garantire a questi lavoratori l’80% dello stipendio originale, con il Fondo speciale per il trasporto aereo (Fsta) presso l’Inps, alimentato dai 3 euro che si pagano su ogni biglietto aereo dall’Italia. Ci sono anche i 75 milioni versati da Poste Italiane nel 2013 a capitale di Cai, bruciati in pochi mesi. Nel 2008-2014 l’esborso totale a carico dello Stato o della collettività è di 4,1 miliardi.
L’analisi non tocca la ristrutturazione finanziaria che ha portato alla nascita di Alitalia-Sai alla fine del 2014. Nell’occasione Poste ha versato altri 75 milioni. Un capitolo ancora da scrivere.
Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore 23/5/2015