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 2015  maggio 23 Sabato calendario

OLTRE 760MILA IN PENSIONE DA PIÙ DI 30 ANNI

ROMA
La partita sulle pensioni prosegue. Da Riga Matteo Renzi torna sui possibili correttivi alla legge Fornero. Dopo la sentenza della Consulta si pone «il tema molto complesso e interessante della solidarietà tra generazioni, di cui dovremo discutere», dice il premier. E anche in questa chiave assumono rilevanza alcuni dati degli osservatori statistici Inps. A fine 2014, escluse le gestioni dello spettacolo e degli “statali”, oltre 760mila soggetti in possesso di assegni di vecchiaia, anzianità o di “prepensionamenti” risultavano in pensione da oltre 30 anni. E dei 9,4 milioni di trattamenti di vecchiaia e anzianità vigenti sempre a fine 2014, 229mila erano quelli in pagamento a persone uscite dal lavoro prima del 1980, quindi oltre 35 anni fa.
L’età media dei beneficiari per i trattamenti decorrenti prima del 1980 è di 55 anni (53,3 anni per le pensioni anticipate) contro i 63,3 anni del 2014. Complessivamente le pensioni in pagamento dall’Inps a fine 2014 sono 18,04 milioni. Considerando anche gli statali e i lavoratori dello spettacolo le persone a riposo con pensione da oltre 30 anni dovrebbero superare il milione.
Percorsi pensionistici lunghi, insomma, e in molti casi particolarmente vantaggiosi considerando il flusso limitato dei contributi versati. E sicuramente questa questione finirà sotto la lente dell’Inps in vista della proposta che il presidente Tito Boeri dovrebbe presentare entro il prossimo mese così come sarà tra le valutazioni del Governo anche in ottica “flessibilità in uscita.” «Maggiore flessibilità va bene» ma «bisogna «guardare ai vincoli di finanza pubblica», avverte Carlo Cottarelli ora all’Fmi e già commissario alla spending.
Intanto l’Inps conferma che per effetto del decreto varato lunedì scorso «da giugno 2015 tutte le pensioni saranno pagate a partire dal 1° giorno del mese». Un decreto quello sul nodo indicizzazioni che continua a far discutere. Con M5S , Fi e Cgil che vanno all’attacco del ministro Pier Carlo Padoan per aver detto a Repubblica che la Consulta non ha valutato il buco creato sulle pensioni. Anche se il ministro, come Renzi, ha ribadito che per le decisione della Corte c’è il massimo rispetto.
Marco Rogari, Il Sole 24 Ore 23/5/2015