Patrizia Simonetti, il Fatto Quotidiano 23/5/2015, 23 maggio 2015
ALESSANDRO SORTINO, LA CATECHESI DI UN’EX IENA
[Intervista] –
Da ex iena ad apostolo mediatico: Alessandro Sortino, classe 1969, da un anno vicedirettore e direttore creativo di TV2000, la televisione della CEI, abbandonò Le Iene di Davide Parenti dopo la censura di un servizio sull’arresto della signora Mastella. Ora è tempo di parlare d’altro, di beatitudini e felicità con Beati voi, programma da lui ideato e condotto, al via lunedì.
Una Iena che parla di Religione?
Perché no? Quando il Fatto se la prende con i corrotti, non c’è forse un destino di felicità negato? Riflettere sulla contraddizione cristiana della beatitudine collegata a cose che il mondo rifiuta, tipo la povertà, è un modo per parlare di temi che interessano tutti.
Quindi la felicità non è di questo mondo?
Non proprio, la felicità non è un valore etico ma un modo di includere l’altro in una relazione che la trasforma. Il problema è la concretezza delle relazioni: nella povertà si evidenzia quella tra chi è povero e chi no, in modo tale che il primo si senta incluso nello sguardo dell’altro che si fa povero, accogliendolo.
Mitezza e misericordia sono fuori moda?
Perché mai? Se viene organizzato Expo mentre l’Italia è sommersa dai rifiuti tossici e per contrastarlo gli idioti spaccano vetrine, Expo acquista una potenza etica che non avrebbe avuto. Ecco allora che la mitezza, non rispondere al male con il male, diventa uno strumento di contestazione molto più efficace.
Non tutti però accettano facilmente i dettami della religione…
Mi sciocca che siano tutti diffidenti. Certo la Chiesa, in quanto istituzione, un po’ respinge, ma alla fine la proposta cristiana è amore, felicità e accettazione di sé, invece intorno a me vedo solo gente disperata…
Papa Francesco è il suo ispiratore?
È un modello di comunicazione perché si pone il problema di parlare a tutti e non di usare le parole per identificare quelli che già vi si riconoscono. Ciò che io molto più modestamente cerco di fare con un programma non solo per credenti.
Nonostante la catechesi alla fine di ogni puntata?
Dieci minuti a settimana di catechesi cristiana su una piccola tv non fanno male. E poi arriverà come risposta a due ore di domande con cui affido ad altri un tentativo di risposta.
Prima puntata, “Beati i poveri”. Ospiti il banchiere Gianluca Verzelli e l’imprenditore Gian Luca Brambilla già indagato per reati fiscali…
Brambilla è un cristiano, credente e praticante, ed è stato assolto. E poi non è che se la puntata si intitola Beati i poveri devono essere tutti innamorati della povertà. Oggi l’imprenditore e il povero sono sulla stessa barricata e sentire da un banchiere come funziona la liquidità di denaro che si muove sui mercati mi sembra il modo migliore per affrontare il tema.
Cosa c’entra qui la religione?
La crisi che aumenta la disuguaglianza, i ricchi trasformano le attività produttive in finanziarie, e questo un cristiano la vede chiaramente perché il male dell’idolo, cioè il denaro che diventa il fine invece che il mezzo, è denunciato dalle scritture.
Ha avuto carta bianca per questo programma?
Totale. Non è mai venuto nessuno a vedere cosa stavo facendo e non mi era mai capitato, c’è tanta libertà e autonomia qui a TV2000.
Patrizia Simonetti, il Fatto Quotidiano 23/5/2015