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 2015  maggio 23 Sabato calendario

PERISCOPIO

Comunque io sono irrottamabile, finché avrò qualcosa da dire, la dirò. Massimo D’Alema (Giampiero Calapà). Il Fatto.

Contrordine - Togli il mostro dalla prima pagina. Jena. La Stampa.

Il giorno della strage, il marocchino arrestato era a scuola. Alfano: «Però è entrato alla seconda ora». Spinoza. il fatto.

In tutti questi anni ho imparato a non sottovalutare mai Berlusconi. Quando lo danno per morto, lui risorge sempre. Certo, stavolta io lo ritengo improbabile. Antonio Martino, ex ministro degli esteri Fi (Mattia Feltri). la Stampa.

Cambiare compulsivamente «legge, moneta, officio e costume», dice Dante, è come per un malato rivoltarsi continuamente nel letto in cerca di un sollievo che la malattia non potrà mai concedere, se non viene efficacemente curata. Da quel letto disordinato, senza medici né medicine, l’Italia sembra ancor oggi incapace di alzarsi. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori. 2011.

Con l’aiuto americano, la Royal Air Force inglese uccise, in 14 ore di attacchi 135 mila civili innocenti, cancellando per sempre una delle più armoniose città create lungo molti secoli della laboriosità europea. La bomba atomica di Hiroshima uccise 71 mila persone, il bombardamento convenzione di Tokio fece 8o mila vittime. Quello di Dresda fu, dunque, il più feroce bombardamento di tutti i tempi. Fu condotto esclusivamente e deliberatamente contro una popolazione civile, perché Dresda non possedeva obiettivi militari, e quei pochissimi bersagli di qualche interesse strategico in periferia, come nodi ferroviari e ponti, non furono toccati. Irving ha paragonato Dresda ad Auschwitz per la ragione evidente che, in entrambi i casi, siamo davanti a una strage d’innocenti premeditata ed eseguita da uno Stato sovrano con un’abbondanza di mezzi tecnici di cui solo uno Stato può disporre. Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Camunia, 1989.

La fiducia è stata una forzatura, ma costretta, dovuta. La discussione nel Pd è stata lunga e democratica. E gli ostacoli messi dalla minoranza mi sembrano rivolti più al governo e alla leadership di Renzi che al merito della legge. Goffredo Bettini, europarlamentare, ed ex coordinatore nazionale del Pd. (Francesca Schianci). La Stampa.

Si domandano, poteva capitarci una classe politica più inetta? Che discorsi, i veri inetti siamo noi, scusi, lei ci va ai consigli comunali dove si amministrano i suoi soldi di contribuente? No, e ci va alla riunione condominiale dove si decide l’acquisto del combustibile per il bruciatore? No. Lo vede che se ne frega di tutto, che vuol essere lasciato in pace, che preferisce pagare piuttosto di avere delle grane? Che classe politica vuol mai che esprimiamo? Luca Goldoni, È gradito l’abito scuro. Mondadori, 1972.

Le otto di sera. Nelle case di fronte la gente è a cena dietro le finestre illuminate. Qui, nel reparto non autosufficienti di una casa di riposo, le luci sono già spente. Nessuno, nei corridoi odorosi di disinfettante. I ricoverati dormono, le sbarre del letto rialzate. Sui comodini pile di pannoloni, come quelli dei neonati, solo più grandi. Ottant’anni, tra un’infanzia e l’altra. Ma nessuno vezzeggia questi vecchi bambini, così ossuti, sgraziati. Nel sonno uno si agita: «Mamma! Vieni!», grida. Dalla stanza degli infermieri voci basse, risate - la vita che si insinua in questo limbo, clandestina. Le lancette dell’orologio a muro, immobili. Nel reparto non autosufficienti della casa di riposo l’ossigeno scorre con un suono d’acqua. La paziente più anziana respira a fatica. A tratti alza il busto, contrae le mani, nel fiato che manca. Il volto estenuato sembra chiedere pace; ma il cuore non si arrende, e batte disordinato, e fa sussultare il magro petto. Il cuore riottoso si ostina, scalcia - come se tutto, in noi, si ribellasse alla morte. La paziente più anziana è mia madre, e io la veglio attonita: rivedendo i suoi begli occhi, e la mano che stringeva la mia, da bambina. (Stanotte, è come se mi venisse strappata da sotto i piedi la terra). Lei, all’alba, in pace - il volto pallido da Madonna antica. Marina Corradi. Avvenire.

Antimio non parla con lei, anche se muove le labbra; le passa davanti e si siede sui cuscini bianchi della panca di pietra, e solo ora si accorge di avere sotto una natica un numero di Internazionale, aperto sull’oroscopo. Daniela Ranieri, Mille esempio di cani smarriti. Ponte alle grazie. 2015.

Spoleto. La facciata della cattedrale, una lieve brezza con voli di rondini, la musica di Berlioz. Sensazione simile a una lunga nuotata, apnea in sogno, tra le meraviglie di una città sommersa. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori. 1987.

Vennero nel deserto a Quota 33, il mausoleo degli italiani morti ad Alamein, e a diverse riprese, i governatori militari del deserto occidentale egiziano e, dopo i convenevoli d’uso, chiedevano che presso la bandiera italiana della torre, venisse alzata la loro, secondo legge. La risposta non variava: l’area della Quota era extraterritoriale, in consegna all’Ambasciata d’Italia, che aveva diritto di alzare le proprie insegne isolate, quando e come voleva. Sua eccellenza poteva, se credeva, porre il quesito al ministero degli esteri del suo paese, cioè l’Egitto, ma era consigliabile astenersi, per non rischiare di fare una cattiva figura come era già avvenuto. Sua eccellenza rinfoderava la suscettibilità nazionale e accettava il whisky dell’amicizia, contrario al Corano ma non alla sua etica. Paolo Caccia Dominioni, Alamein. Longanesi. 1966.

Alla radio, il Convegno dei Cinque ha discusso il noto progetto di legge del senatore Galletto, che proibisce i concorsi di bellezza. Lo scrittore e regista Mario Soldati, uno dei cinque, ha giustamente obiettato che se i concorsi di bellezza sono ridicoli, una legge che li vietasse sarebbe ancor più ridicola. Curzio Malaparte, Battibecchi. Shakespeare & Company.1955.

Si vis bellum, para pacem. È che Giulio Cesare è morto, Von Clausewitz è morto e anche i nipoti di Sun Tzu stanno molto male. Massimo Bucchi, scrittore satirico, il venerdì.

Roma. Per festeggiare il compleanno del capo della polizia, i suoi dipendenti hanno preparato la classica torta con su sessanta candelotti lacrimogeni. Amurri & Verde, News. Mondadori, 1984.

Renato Guttuso mi ha scritto: «Settantasette, le gambe delle donne. Non sempre portano fortuna, ma spesso portano gioia». È già qualcosa. Luigi Serravalli, scrittore (Anna Maria Eccli). Alto Adige.

I giovani, a differenza dei vecchi, non sanno cosa li aspetta. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/5/2015