Luisa Leone, MilanoFinanza 23/5/2015, 23 maggio 2015
QUEI 90 CARTELLINI GIALLI
Dalla normativa sulla «cattura di uccelli da utilizzare a scopo di richiami vivi» al caso Ilva di Taranto, dalla «formazione delle squadre di pallacanestro» ai debiti della Pa, dalla «protezione delle galline ovaiole» al terzo pacchetto energia, c’è davvero di tutto nelle oltre novanta procedure di infrazione avviate dall’Europa contro l’Italia.
E si tratta solo della punta dell’iceberg di un continuo dialogo e scambio di vedute che va avanti sotto traccia, e su decine di altri dossier, nell’ambito del sistema Ue pilot, ovvero la fase precedente all’avvio di qualsiasi messa in mora. Quest’ultima si può poi trasformare in un’infrazione vera e propria oppure concludersi dopo uno scambio di vedute tra il Paese e i commissari e magari la proposta di qualche aggiustamento da parte del governo nazionale sotto tiro.
Al momento, tra i 92 dossier aperti da Bruxelles sull’Italia, solo sette sono allo stadio più avanzato di vera infrazione, con il rischio di deferimento alla Corte di Giustizia Europea e di salate sanzioni che essa comporta. Riassumendo al massimo, Roma è seriamente inguaiata con la Ue per l’emergenza rifiuti in Campania, per il ricorso alle discariche ma anche per questioni più prettamente economiche come «il mancato recupero degli aiuti concessi alle imprese che investono in municipalità colpite da disastri naturali», gli aiuti «in favore di imprese di servizi pubblici a prevalente capitale pubblico», il mancato recupero di aiuti concessi «agli alberghi della regione Sardegna» o il non corretto recepimento delle norme contenute nel primo pacchetto ferroviario. A quest’ultima procedura il governo sta cercando di rispondere con un decreto legislativo all’attenzione del Parlamento, quello che contiene tra le altre cose anche la possibilità di introdurre una tassa sull’alta velocità ferroviaria. Insomma, anche nella fase più avanzata dei contenziosi tra Stato e Commissione i settori colpiti sono i più disparati e il fatto che, sul totale delle messe in mora, le infrazioni vere e proprie siano poche non basta certo a far dormire sonni tranquilli, perché questi processi sono lunghi e non a caso le infrazioni sono relative a procedure avviate più lontano nel tempo, tra il 2008 e il 2009. Peraltro, tra gli ultimi dossier aperti da Bruxelles, ce ne sono alcuni particolarmente pesanti come quello sui tempi di pagamento della pubblica amministrazione, oppure quello sul non corretto recepimento delle direttive efficienza energetica e terzo pacchetto energia. Una questione parecchio delicata quest’ultima, perché riguarda alcuni aspetti particolarmente importanti dell’organizzazione del comparto. Secondo Bruxelles, per esempio, la legislazione italiana esclude di fatto soggetti diversi da Terna dal ruolo di gestore di sistema di trasmissione in interconnessioni con altri Stati, senza contare che l’utilizzo del solo modello di separazione proprietaria farebbe della partecipata di Cdp l’unico gestore di rete certificabile ai sensi della normativa europea. Nel mirino, poi, anche la mancata attuazione di fatto del brand unbundling tra Enel Distribuzione ed Enel Energia; insomma, questioni che potrebbero davvero incidere sulla fisionomia del mercato italiano dell’energia. Infine, come accennato, prima della messa in mora vera e propria la Commissione e il governo possono confrontarsi sul terreno dell’ Ue Pilot, con scambi di informazioni che nella maggior parte dei casi non sono pubblici, proprio perché non rappresentano un’azione formale da parte di Bruxelles.
Ebbene, in questa terra di mezzo, secondo quanto risulta a Milano Finanza, giacciono al momento diverse questioni di un certo rilievo. Innanzitutto il dossier Ilva di Taranto, non sul fronte ambientale, per il quale è già attiva una vera propria messa in mora, ma su quello del mercato e degli aiuti di Stato. L’impianto è stato infatti commissariato e sono in arrivo 400 milioni di finanziamenti, grazie alla concessione della garanzia statale, oltre che un probabile intervento della spa Salvaimprese, il cui azionista principale sarà la Cdp, che dovrebbe essere chiamata ad affrontare come primo dossier proprio l’affitto del ramo d’azienda. E con gli occhi degli altri grandi produttori, a partire da Mittal, puntati sulle mosse di Bruxelles, è difficile che la Commissione possa fare sconti all’Italia. Un altro fonte caldissimo è poi quello dei trasporti. A novembre 2014 in un solo mese sono piovute su Roma richieste di informazioni per sette diversi dossier due per quanto riguarda i porti, due sugli aeroporti e tre relativi alle autostrade. Proprio il dossier sulle proroghe autostradali del gruppo Gavio, di Autovie Venete e Autobrennero, sembra essersi avviato a conclusione la scorsa settimana, quando con la Commissione sarebbe stata trovata un’intesa di sorta. Le richieste di prolungamento avanzate dall’Italia sono state di molto ridimensionate ma pare che alla fine, almeno questa volta, Roma l’abbia spuntata.
Luisa Leone, MilanoFinanza 23/5/2015