Stefano Mancini, La Stampa 23/5/2015, 23 maggio 2015
Montecarlo è il Gran premio dei record e degli eccessi: dagli oltre tremila cambi di marcia durante la gara ai 20 mila euro per una camera con vista circuito, tutto è estremo
Montecarlo è il Gran premio dei record e degli eccessi: dagli oltre tremila cambi di marcia durante la gara ai 20 mila euro per una camera con vista circuito, tutto è estremo. Da sempre. E le definizioni si sprecano. La più citata è quella di Nelson Piquet: «È come correre in bici nel salotto di casa». Non c’è spazio per superare né per sbagliare, perché ogni errore significa picchiare contro un muretto. La velocità media è di 160 chilometri l’ora, certamente non da Formula 1. Ma non esisterebbe F1 senza Montecarlo. Una prova? Bernie Ecclestone ha tagliato il Gp di Germania, ma al Principe Alberto non chiede nulla. L’unica cosa gratuita qui, oltre al sole e all’aria, è il Gran premio. Qui servirebbero monoposto speciali per scendere in pista (pardon, in città), ma non è consentito. Senza margine di errore Ogni team adatta le macchine costruite per i 300 l’ora risolvendo innanzitutto i problemi pratici. Una monoposto normale, per esempio, non è in grado di affrontare il tornante dell’ex Loews, la curva più lenta del Mondiale (45 km/h). I tecnici devono aumentare l’angolo di sterzata, mentre i piloti sono costretti a contorcere le braccia per girare il volante. L’assetto è semplice: si cerca il massimo carico aerodinamico. Il motore può essere sfruttato al massimo senza problemi di consumo, mentre le sospensioni vengono irrobustite per resistere alle strisciate contro i guard-rail. La pole vale la vittoria Poi c’è il capitolo sorpassi: teoricamente impossibili, anche se c’è sempre chi ci prova e qualcuno ci riesce pure. Ieri nella gara di Gp2 tutti i tentativi si sono risolti con un impatto più o meno grave. Sta al pilota decidere se rischiare il ritiro per guadagnare una posizione: di solito i quattro in testa, verosimilmente la coppia Mercedes e quella Ferrari, non rischiano. La pole position (oggi alle 14 le qualifiche) è decisiva: nelle ultime sei edizioni, cinque volte ha vinto chi partiva in testa (l’eccezione è Massa nel 2007). La strategia è obbligata: partenza con pneumatici supersoft e una sola sosta. Gli ingegneri analizzano le gare del passato e le probabilità che la gara sia neutralizzata dalla safety car, fanno i loro calcoli e decidono il momento del pit stop. I piloti allenano la concentrazione e si preparano al simulatore provando e riprovando tutti i comandi che devono azionare sul volante. «Ai miei tempi - racconta l’ex pilota della Ferrari Ivan Capelli - guidavi una monoposto difficile, la pista era meno sicura e ti mettevi in gioco. Oggi anche un esordiente come Verstappen arriva e fa subito ottimi tempi». Sebastian Vettel concorda: «Il giorno che debuttai ero terrorizzato. Una volta ci volevano due attributi così per guidare». Un attimo di nostalgia, poi torna a sintonizzarsi sul presente delle qualifiche: «Sono convinto che faremo bene, la Ferrari va forte su qualunque pista». www.lastampa.it/mancini