Chiara Beria d’Argentine, La Stampa 23/5/2015, 23 maggio 2015
Effetto Corea. «Tutto è nato da una battuta. Eravamo sul vulcano Mutnovsky in Kamchatka», ricorda Alessandro Belgiojoso
Effetto Corea. «Tutto è nato da una battuta. Eravamo sul vulcano Mutnovsky in Kamchatka», ricorda Alessandro Belgiojoso. «Estate 2004. La mia passione per i viaggi (per tiratissima educazione familiare ho girato molto ma spendendo sempre pochissimo) m’aveva spinto con il solito gruppo di parenti e amici fino in quella penisola nell’immenso Oriente russo. “Ora dove andiamo?”, ci chiedemmo, la neve alle caviglie, in quel posto alla fine del mondo. Qualcuno di noi disse: “Corea del Nord”.». Sarà perché questa avventura ha avuto inizio in un luogo estremo, sarà per grinta, per fortuna o, forse, per una serie incredibile di «allineamenti astrali» (ride Belgiojoso, ndr) quella battuta ha rivoluzionato la sua vita. Undici anni fa Alessandro Barbiano di Belgiojoso s’occupava di export per un grande gruppo alimentare. «Non ero mai stato un appassionato di fotografia. Ricevetti in regalo una macchina fotografica digitale, cominciai a usarla in Mongolia, altro luogo folgorante». Da allora Belgiojoso non solo è diventato un affermato fotografo ma è stato in assoluto il primo artista occidentale non solo a fare nel 2010 una mostra a Pyongyang (esilarante rivedere l’annunciatrice della tv che lancia il servizio con l’ospite italiano tra impettite autorità) ed è ritenuto ormai così esperto da aver da poco tenuto una «lecture» sul Paese bollato come «Stato canaglia» dagli Usa alla Columbia University. Rewind. Scoperto che bastava non essere americani, sudcoreani o giornalisti per avere il visto, Belgiojoso e amici nel 2005 volano da Pechino a Pyongyang. «Pochi turisti, grandi alberghi, nessun cartellone pubblicitario. Il Museo della Guerra e la Biblioteca del Popolo; rituale visita alla casa natale del Grande Leader e le gigantesche parate militari. Ritornammo col treno in Cina. Un’esperienza ultrainteressante. Censure? Si è sempre scortati da 2 guide e fotografi solo quello che ti fanno vedere», dice calibrando ogni parola. Un amico gli consiglia di mandare alcuni scatti al Photo festival di Houston; un curatore tedesco le chiede per una mostra sull’Asia a Seul. Altro che Razzi& Salvini! Da allora, Belgiojoso è stato in tutto 5 volte nella Repubblica Popolare Democratica di Corea, l’ultimo dei Paesi stalinisti ora governato da Kim Jon-un il nipote di Kim II-sung il «Presidente Eterno». Altre 5 volte è andato nella sempre più ricca e potente Repubblica di Corea e, vedi il caso, durante uno di questi viaggi ha pure incontrato la sua futura moglie, la fotografa Albertina D’Urso. Girando dal Paektu, il monte sacro al confine con la Cina fino ai cantieri navali di Ulsan in Corea del Sud, Alessandro ha documentato, e quindi in qualche modo ricomposto, un Paese dall’infelice destino. Prima umiliato dalla brutale occupazione giapponese poi spezzato alla fine della catastrofica guerra che costò milioni di morti. 38° parallelo, il confine più fortificato al mondo. «Tutti i coreani, al Nord come al Sud, sognano la riunificazione ma nessuna delle grandi potenze ha interesse a una sola Corea. Il mio obiettivo è superare quel limite creando da una parte e dall’altra avvenimenti che rendano permeabile quel confine». Primo passo di questo visionario progetto il libro «Corea un viaggio impossibile?» (editore Brioschi) con testi dell’ambasciatore Sergio Romano e del prof Maurizio Riotto, docente di lingua e letteratura coreana all’Orientale di Napoli che accompagnano foto di straordinario impatto. A cominciare da quelle che Alessandro ha scattato al confine visto dai 2 lati: stesse immobili sentinelle, stesse azzurre mura. Gran gelo, guerra fredda. Mantenendosi in difficile equilibrio sul 38°parallelo Alessandro alla mostra di Pyongyang è riuscito a mostrare a un «pubblico superselezionato» quel confine visto dal lato Sud della loro vita. In compenso alcune sue foto della Repubblica Popolare erano nel padiglione della Corea del Sud che ha vinto il Leone d’Oro 2014 alla Biennale di architettura di Venezia e il 4 giugno verranno esposte al consolato di Seul a Milano. Sotto la sovracopertina del libro Belgiojoso ha messo la bandiera della Corea riunificata. Sogno di un Paese impossibile?