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 2015  maggio 23 Sabato calendario

Dimenticare l’11 settembre. Nessuno lo dice ufficialmente, ma è chiaro che questa è la missione di chi ha immaginato l’Observatory in cima al nuovo grattacielo di Ground Zero, che da venerdì prossimo aprirà al pubblico

Dimenticare l’11 settembre. Nessuno lo dice ufficialmente, ma è chiaro che questa è la missione di chi ha immaginato l’Observatory in cima al nuovo grattacielo di Ground Zero, che da venerdì prossimo aprirà al pubblico. Andare avanti, superare il dolore del passato, e tornare finalmente a concentrarsi sulle promesse del futuro, come hanno sempre fatto New York e l’America. Entri da una scala mobile che porta nelle viscere di One World Trade Center, chiamata anche Freedom Tower, fortezza alta 1.776 piedi (541 metri) che ha preso il posto delle Torri Gemelle, per passare tra le rocce vecchie di 450 milioni di anni su cui si poggiano le fondamenta. Si aprono le porte dell’ascensore, ed è già spettacolo, come vivere un videogioco di Disney World. L’«elevator» infatti sale al 102° piano in 47 secondi, e durante l’ascesa si vede sulle pareti il filmato di New York che cambia nel corso degli anni, da quando qui sotto c’erano solo i prati, fino ad oggi. Si notano gli edifici che cambiano, vengono abbattuti, crescono. Si vedono le Torri Gemelle, e poi si vedono sparire. Questo è l’unico riferimento alla tragedia dell’11 settembre 2001, perché «qui fuori ci sono già il memorial e le due fontane con i nomi delle vittime. Dentro volevamo invece celebrare la ricostruzione della città, di cui siamo orgogliosi», spiegano i gestori di One World. Lo spettacolo a 360 gradi Una volta arrivati in cima, lo spettacolo è meglio di un film. La vista spazia a 360 gradi: si parte dal ponte Verrazzano, Staten Island, la Statua della Libertà ed Ellis Island, la costa del New Jersey fino a Princeton, le navi che solcano l’acqua dell’Hudson River, il George Washington Bridge in lontananza, i simboli di Midtown come l’Empire e il Chrysler, il palazzo di Vetro dell’Onu, il Queens e Brooklyn fino alla spiaggia di Coney Island, il Ponte di Brooklyn e Wall Street. C’è anche una grata dove puoi vedere in diretta le immagini del traffico sotto i tuoi piedi, come se stessi camminando sopra un vetro sospeso in cima all’ultimo piano. E poi uno strano attrezzo digitale, che consente con un semplice movimento del braccio di scorrere tutte le attrazioni disponibili a New York. Mentre combattiamo le vertigini, affacciati sulla vetrata, fuori programma arriva una pattuglia di aerei militari. Sono i caccia dei Thunderbirds, lo squadrone acrobatico della United States Air Force, passati a dare un saluto. Il pensiero, inevitabile, va a quel giorno in cui gli aerei di linea dirottati da Al Qaeda puntarono contro le Torri Gemelle; va alle persone disperate, che per sfuggire alle fiamme osservarono per l’ultima volta questa stessa vista mentre si lanciavano nel vuoto. Oltre la tragedia È giusto andare oltre quella tragedia, ma è anche impossibile. Ti senti indifeso, pure se dicono che la nuova fortezza è a prova di aereo. Perciò stona assai il prezzo per salire quassù: 32 dollari a persona. I gestori dicono che si tratta di una cifra in linea con quella degli altri grattacieli, tipo l’Empire, ma il punto sta proprio qui: One World non è un grattacielo come gli altri. Per quanto si voglia guardare al futuro, molti visitatori verranno qui anche per ricordare il passato, e magari rendere omaggio alle vittime. Dare anche lontanamente l’impressione che si cerchi di speculare su questo sentimento ferisce. Il ritorno a terra è spettacolare quanto la salita. Sulle pareti dell’ascensore, stavolta, scorrono le immagini che uno vedrebbe se stesse scendendo a bordo di un elicottero, vorticosamente lanciato verso la strada attraverso i grattacieli vicini. Quando esci hai l’impressione di aver visitato un videogioco, ma invece è tutto vero. Compreso il groppo alla gola.