Roberto Petrini, la Repubblica 23/5/2015, 23 maggio 2015
NAZIONALE - 23
maggio 2015
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ECONOMIA
Nuova tegola per il governo la Ue boccia il piano sull’Iva si apre un buco da 700 milioni
Bruxelles respinge la norma sul “reverse charge”, ma il Tesoro resiste “Faremo di tutto per non far scattare la clausola con il rincaro della benzina”
ROBERTO PETRINI
ROMA .
Nuova doccia gelata per i conti pubblici. Si è appena spenta l’eco della sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni, costata al bilancio dello Stato un paio di miliardi, che ieri da Bruxelles è arrivata una nuova bocciatura, che stavolta riguarda una norma introdotta nella legge di Stabilità dal governo Renzi. A cadere sotto la scure della Commissione europea è stata la norma che introduce in Italia da quest’anno il cosiddetto “reverse charge”, un meccanismo che inverte l’onere del versamento dell’Iva per il comparto della grande distribuzione finalizzato alla lotta all’evasione. La bocciatura di Bruxelles è tuttavia piuttosto netta: «Non c’è sufficiente evidenza che la misura contribuisca a combattere le frodi», ha detto la portavoce della Commissaria alla fiscalità Vanessa Mock.
Soddisfazione da parte di Confindustria (che aveva presentato proprie rimostranze a Bruxelles) e della Confcommercio.
La questione ha naturalmente un riflesso sui conti pubblici: il gettito previsto per quest’anno vale circa 728 milioni. Per cautelarsi da una eventuale bocciatura il governo aveva tuttavia sospeso l’operatività della norma e introdotto una ennesima clausola di salvaguardia con la quale si prevedeva che in caso di “no” da parte della Commissione dal 1° luglio di quest’anno sarebbero scattati aumenti delle accise su benzina e gasolio (2 centesimi al litro per benzina e gasolio). Il ministro dell’Economia Padoan ieri sera si è comunque affrettato ad assicurare che l’aumento non scatterà. Restano così da recuperare gli 1,6 miliardi (su base annua) che vengono replicati nel 2016 e nel 2017 e che in totale fanno quasi 5 miliardi ai quali con le prossime leggi di Stabilità bisognerà dare una copertura.
La questione tuttavia non è finita, perché sul tavolo di Bruxelles c’è anche un provvedimento gemello della “reverse charge” che si chiama “split payment”: in questo caso la norma è già in vigore e prevede che quando l’acquirente è lo Stato sia esso stesso a versare l’Iva all’erario e non il venditore. Anche questa misura, finalizzata alla lotta all’evasione, è sotto l’esame di Bruxelles: il gettito previsto è di 988 milioni l’anno per il triennio 2015-2017. I due provvedimenti in coppia, come rilevava la Corte dei conti in un recente rapporto, valgono 8 miliardi in tre anni e si basano su «ipotesi “forti” tutte da verificare a consuntivo».
Il conto comincia così a farsi salato: se si aggiunge la bocciatura, che vale dal 12 febbraio scorso, da parte della Corte Costituzionale della Robin tax (introdotta da Tremonti nel 2008), una addizionale Ires sulle imprese energetiche e petrolifere: il gettito che mancherà all’appello dovrebbe aggirarsi su circa 1 miliardo all’anno. E potrebbe non essere finita: la prossima settimana, il 26 maggio, la Consulta dovrà decidere sull’aggio Equitalia (vale 2-3 miliardi) e poi il 23 giugno sul blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici (12 miliardi).
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