Alessandro Carlini, il venerdì 22/5/2015, 22 maggio 2015
SESSO E SHARIA IL PORNO NASCOSTO SOTTO IL NIQAB
Ci sono Paesi musulmani in cui per un bacio in pubblico o anche soltanto per un abito succinto si rischia la prigione. In altri Paesi, invece, basta che una donna mostri alcune parti «vietate» del suo corpo ed ecco che può venire arrestata dalla cosiddetta polizia della moralità. Ma dietro i muri delle case del Cairo, Abu Dhabi e Teheran ribolle, lontano dagli sguardi inquisitori di imam e ayatollah, un crescente desiderio di erotismo, e spopola la moda dei sexy shop (rigidamente online), dei siti porno e di quelli di incontri. Un’ipocrisia sempre più marcata nella società musulmana che sta scatenando un dibattito pubblico su giornali come l’israeliano Haaretz o siti come Salon.com, che rivelano i «segreti» della sessualità all’ombra della mezzaluna.
Basti pensare che i primi due Paesi a livello mondiale in cui è maggiore il traffico sui siti porno sono l’Iraq e l’Egitto. Non solo, una ricerca di Google ha rivelato che ben sei degli otto Stati al top nella classifica delle ricerche a luci rosse sono islamici. Il Pakistan, dove fra l’altro è nato e si è sviluppato il movimento ultraoscurantista dei talebani, occupa il primo posto, mentre l’Egitto anche in questo caso è secondo, seguito da Iran, Marocco, Arabia Saudita e Turchia. Fra i termini più cercati ce ne sono alcuni che vanno ben oltre il confine della libertà sessuale e riguardano ad esempio rapporti incestuosi o con animali.
Tutto questo accade mentre nella vita pubblica si può rischiare una condanna per gesti innocenti. Visto il successo fra gli egiziani del genere pornografico, non è un caso se la pornostar americana Carmen De Luz si sia fatta recentemente fotografare mezza nuda vicino alle Piramidi, scatenando l’ira delle autorità locali, che hanno avviato un’indagine. Molto probabilmente, dicono i maliziosi, l’attrice voleva farsi un po’ di pubblicità e rivolgersi ai tanti fan che la seguono dai computer degli appartamenti al Cairo o Alessandria.
I governi hanno anche cercato, con scarsissimi risultati, di arginare questo fenomeno dilagante soprattutto fra i giovani. Le autorità saudite hanno disabilitato novemila account di Twitter associati a pubblicazioni di tipo pornografico e compiuto anche una serie di arresti. Ma è servito a poco perché gli utenti possono facilmente aggirare i blocchi imposti dalla cosiddetta Haia, la polizia religiosa per la prevenzione del vizio.
Esiste però anche una dimensione erotica fatta di sexy shop online definiti come halal, che quindi non violano la Sharia. Niente film porno, o giocattoli sessuali, ma profumi, creme, gel per massaggi intimi. Il tutto viene proposto su siti come El Asira, uno dei leader di settore, con un’eleganza insolita per il commercio a luci rosse. L’obiettivo del fondatore dell’azienda olandese, Abdelaziz Aouragh, è aprire un negozio nel mondo reale a La Mecca, anche se sarà molto difficile ottenere il permesso nella città più sacra per i fedeli di Maometto. Il fenomeno dell’erotismo nel mondo islamico è così diffuso da far discutere anche i suoi leader e si può parlare di una certa diatriba fra i tanti che hanno una visione piuttosto oscurantista e chi invece si apre alla modernità. Come Mohammed Abbasi, condirettore dell’Association of British Muslims, che rappresenta la comunità musulmana britannica. «L’Islam non si occupa di quello che la gente fa in privato, sono invece i musulmani a interessarsi della vita privata delle persona».