Paolo Siepi, ItaliaOggi 22/5/2015, 22 maggio 2015
PERISCOPIO
Il partito di Fitto ha un nome: Conservatori e riformisti. Le altre opzioni erano: Ricchi e Poveri, Scapoli e Ammogliati. Il rompi-spread. MF.
Gasparri: «Fedez mi ha dato del maiale, voglio 500 mila euro». In perle. Spinoza. Il Fatto.
Chi arriva su un barcone può anche essere un terrorista, ma chi è un terrorista di solito viaggia più comodo. Jena. La Stampa.
Per battere Renzi basterebbe il programma di Forza Italia del 1994. Non va cambiato di una virgola, salvo qualche aggiunta sull’Europa, i problemi restano la riduzione delle tasse e la sicurezza. Ma questo non riesce a nessuno: questo governo annuncia di abolire una tassa e magari lo fa, ma la copre con un’altra tassa. Renzi ha spunti liberali, ma non è un liberale. Paolo del Debbio, conduttore tv a Canale 5. Il Fatto.
I legami tra malavita organizzata e politica non sono stati intrecciati solo dai Servizi deviati dello Stato ma anche dalla Sinistra deviata dei Movimenti, grazie alla saldatura tra il massimalismo anarco-sindacalista del Nord e il lazzaronismo accattone e ricattatorio del Sud. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli. 1991.
Il documentario Berkeley in the Sixties, uscito nel 1990, mostra una serie di errori strategici fatti dalla sinistra americana, che, ad esempio, ha deciso di associarsi a movimenti che promuovevano il disordine civile. Questo ha portato a una reazione culturale fortissima, la quale ha contribuito al risultato delle elezioni del 1968: Richard Nixon è diventato presidente, ed è nato un enorme movimento conservatore a livello nazionale. Camille Paglia, leader femminista storica di New York (Mattia Ferraresi). Il Foglio.
Vandana Shiva, quella che ha preso più aerei dei Rolling Stones e voglio ricordarti che i Rolling Stones, oltre a girare per tour mondiali dal 1950, girano anche in aereo per loro conto con le loro morose, inquinano. Però almeno non rompono le balle con Torniamo all’Arcadia. Maurizio Milani, Lettere d’amore. Wingsbert House editore.
Pierluigi Battista, piaccia o non piaccia, è una delle firme più seguite e un commentatore equilibrato. Ma ha questo difetto di fabbrica: è rimasto schiavo degli stilemi della sinistra. Càpita quando il Sessantotto ti coglie adolescente al liceo Mamiani di Roma, dove furono allevati gli Eugenio Scalfari e i Marco Lombardo Radice, e t’intruppa in un gruppuscolo chiamato Unità operaia marxista-leninista. Quando leggo Battista, tra le righe colgo sempre che nutre ancora una forte diffidenza per tutto ciò che non è di derivazione progressista. Teme l’opinione degli ex compagni, fatica a liberarsi dei pregiudizi. Ciò mi costringe ad abbassargli il punteggio. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, I buoni e i cattivi. Marsilio.
Frank Underwood è entrato nelle nostre case pisciando sulla tomba di suo padre. Sputando su un crocifisso. Calpestando i rivali. Uccidendo una giornalista con cui aveva una relazione. Guardandoci negli occhi. È il potere, baby. Frank Underwood, interpretato da Kevin Spacey, è il protagonista della serie tv House of Cards (HoC): storia di una scalata al potere degli Stati Uniti, con dosi sesquipedali di cinismo. Barack Obama, che è un fan, ha detto: «Mi piacerebbe che le cose a Washington fossero così spietatamente efficienti». Vittorio Zincone. Sette.
Non è vero che la stampa italiana non è mai più stata libera come in quei mesi del 1945. Queste sono semplificazioni. C’è ben poco da mitizzare, purtroppo. Certo, c’erano giornali nuovi, c’era un’effervescenza di ideali e di entusiasmi tutta particolare. Per la prima volta, ci si poteva dividere secondo le diverse opinioni politiche. Ma quasi tutti lo fecero dopo essersi cercati un protettore potente. E il più potente era il Pci, che, astutamente, i giornalisti non li epurava: si limitava a garantirsene la gratitudine, per tirarli dalla sua parte. Ecco perché il grosso dell’intellighenzia italiana andò a mettersi sotto la protezione di Botteghe Oscure (sede centrale del Pci di allora, ndr). Indro Montanelli (Marco Travaglio), La Voce, marzo 1995, ripresa dal Fatto.
Kabul, Afghanistan. Camp Invicta era una caserma sovietica. Si vede: blocchi di cemento nudo, sgraziati, già sbrecciati dal gelo dell’inverno afghano. Nella mensa invece è Italia profonda, nell’odore di sugo, nelle canzoni di Ligabue, nel Crocefisso sul muro, con il suo ramo d’ulivo. Alpini del Nord Est e ragazzi del Sud, sono i nostri. Bella gente, di poche parole. Quando si esce in perlustrazione con gli autoblindo sulla Jalalabad road ci si trova in una coda infinita di enormi Tir infangati, colorati come giostre, in arrivo dal Pakistan, e miserabili carretti tirati da somari. Bambini stretti al burka blu delle madri, e polvere: una finissima polvere di deserto, che brucia la gola. Sobbalzando su buche come crateri si entra nella città di Kabul. Chi avrà distrutto queste case, i russi o i mujahidin o Enduring Freedom? Poco importa. 25 anni di guerra. Metà degli afghani non sa cos’è, la pace. Amin Zai, l’interprete, prima dell’arrivo dei sovietici era un insegnante. Fuggì in Italia con la famiglia; tornò, quando credette il Paese liberato. Ma vennero i mujahidin, e poi le bombe americane. S’infiamma di speranza, il professore, quando parla della nuova Costituzione. Poi, guardando la città devastata dice piano: «Era bella, Kabul, sapete». Come una preghiera, in memoria di una sposa perduta. Marina Corradi. Avvenire.it
Se l’idea di salute sorpassa qualunque altra, significa che il puro sopravvivere è l’ultimo valore universalmente rimasto. Non abbiamo cioè più nessuna idea di cosa sia la vita, e come la si debba impegnare: l’importante è che duri a lungo. Aldo Nove, scrittore. Sette.
Sono duro con me stesso, ma se è duro con me qualcun altro, soffro, in silenzio, però. La litigata non è una cosa mia. Perché perdo. Perdo sempre. Se qualcuno alza la voce, divento piccolo piccolo. Anche all’oratorio ero uno che le prendeva le botte, non le davo. Ho sempre sofferto le liti. Anche in casa. E i miei, purtroppo, litigavano molto. Jovanotti (Gian Antonio Stella). Sette.
Per me l’amicizia è molto importante. Ho molti amici. Tanti sono morti. È stato un cattivo contegno da parte loro. Luigi Serravalli, scrittore (Anna Maria Eccli). Alto Adige.
Cultura. Invitato a dire due versi di Leopardi, Mike Bongiorno ha ruggito. Amurri & Verde, News. Mondadori. 1984.
È così avido che se gli offri un caffè s’incamera la mancia. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 22/5/2015