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 2015  maggio 22 Venerdì calendario

PER RIUSCIRE A DIFENDERCI DALLA CLASSE DOMINANTE NON CI RESTANO CHE I GIUDICI. COME DIMOSTRA, NEL SUO PICCOLO, ANCHE FORUM

Chi mi legge sa che spendo molto del mio tempo alla ricerca di segnali deboli, sia che fotografino la capacità di resistenza della Classe Dominante a non voler uscire di scena, sia che indichino quello che possiamo fare perché ciò avvenga il più presto possibile. L’ultimo segnale l’ho trovato in una trasmissione televisiva dell’ora di pranzo.
Se volete fare il mio stesso percorso, andate sul sito di Mediaset, guardate la causa al Tribunale di Forum fra Gisella (madre) e Tancredi (figlio), trasmessa mercoledì 13 maggio, sotto la guida, sciccosa ma ferma, di Barbara Palombelli. Forum è una trasmissione tecnicamente perfetta, fatta da fior di professionisti, con un format antico costantemente aggiornato, uno dei più calligrafici esistenti sul mercato televisivo odierno.
Osservando questa causa, capirete come, a nostra insaputa, stiamo culturalmente cambiando, non ci dividiamo più fra destra e sinistra, fra ricchi e poveri, fra puttanieri e cherubini; un nuovo modello politico culturale si sta insinuando e ora palesando. Il politicamente corretto dei radical chic un tempo era circoscritto nei consigli di amministrazione, nei salotti, sulle terrazze, in casali finto contadino, su oggetti galleggianti che chiamavano barche, mentre in realtà erano cacciatorpediniere. Oggi il politicamente corretto si sente talmente sicuro che trasferisce i suoi comportamenti osceni persino nelle menti e nei cuori delle persone comuni, quelle di una banale trasmissione televisiva di mezzogiorno, destinata a pensionati e perdigiorno come me.
Le storie di Forum sono autentiche, trasparenti, nella versione «Palombelli» pure più articolate che in passato, i personaggi della storia entrano in gioco secondo una geniale successione.
La puntata alla quale mi riferisco è drammatica, nella sua semplicità da tragedia greca, il dilemma umano è sotteso a un lacerante evento lontano, per questo ha un grande valore simbolico. La storia. La sorella gemella di Gisella, dopo sei aborti, aveva deciso di suicidarsi perché voleva a ogni costo un figlio. Gisella, incinta del terzo figlio, in pratica glielo cede. Alla morte del marito di Gisella, costui lascia l’alloggio di proprietà agli altri due figli, Tancredi non l’accetta e li porta in Tribunale, pur essendo l’unico erede della madre adottiva, ricca. Ormai adulto esprime tutta la sua amarezza e rabbia per essere stato trattato come un pacco postale. Il pubblico si divide. Il dilemma è fra Gisella, che ha privilegiato la sorella, garantendo così a Tancredi una futura ricchezza, e Tancredi che parla in nome del furto di amore che ha subito. L’infinito scontro Cuori e Denari.
Nello studio, in un crescendo emotivo degno di un Hitchcock minore, alcuni scelgono il sofferto egoismo politicamente ed economicamente corretto di Gisella, noi, retroguardia di un mondo che sta scomparendo, i sentimenti grezzi ma profondi, perché umani, di Tancredi. Alla fine il giudice (donna), applicando la legge, dà ragione a Tancredi, i politicamente corretti la prendono male, Barbara Palombelli serra le labbra, si chiude in un silenzio furente. È triste dirlo, ma per combattere costoro, persino in tv, ci restano solo i magistrati.
Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 22/5/2015