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 2015  maggio 22 Venerdì calendario

ADDIO «L’addio di Gerrard è stato elegante e dignitoso. Mi piacerebbe che il mio fosse così. Penso che sia stato un dolore staccarsi da ciò che hai cucito addosso per tutta la vita

ADDIO «L’addio di Gerrard è stato elegante e dignitoso. Mi piacerebbe che il mio fosse così. Penso che sia stato un dolore staccarsi da ciò che hai cucito addosso per tutta la vita. Spero di lasciare il calcio più tardi possibile, ma lo voglio fare quando non sarò più in grado di essere forte» (Daniele De Rossi). MAMMA «A mia madre non ho detto che il Barça mi ha offerto un rinnovo fino al 2018, un contratto fantastico che ho rifiutato perché sento che è il momento di andare. Comunque, la mia idea fissa è quella di tornare qui, in questo club, casa mia. Ancora non so se come allenatore o direttore sportivo» (Xavi, che il prossimo anno giocherà in Qatar, dopo 17 anni al Barcellona). UOMINI «Io da ragazzino mi sono sviluppato tardi. A dieci anni ho iniziato a giocare a calcio: piccolo e veloce facevo il difensore, ma qualche gol mi ha fatto spostare in avanti. Poi gli altri sono diventati uomini, io no. Ero più goffo e più lento, le promesse non avevano il mio nome, io all’Armando Picchi stavo spesso in panchina. Deve essere lì che ho imparato a non mollare» (l’attaccante del Genoa Leonardo Pavoletti). TROLLEY «Non mi riconoscevo nel mio corpo. Sembrava che fossi un oggetto da portare avanti, un trolley. Ho imparato gli esercizi giusti e nella gara d’andata al Meazza contro il Napoli ho capito che stavo venendo fuori. Peccato per l’immediato infortunio. Ho comunque ritrovato l’equilibrio giusto conoscendo me stesso» (Hernanes). INDIETRO «Quando sei un giocatore sei tu il protagonista. Sei la persona a cui tutto gira intorno, nel bene e nel male. In campo con la racchetta ci vai tu, le pressioni sono immensamente più alte e a volte è faticoso. Adesso ho altre responsabilità, devo stare un passo indietro. È bello ma diverso. Sto imparando a fare programmi a lunga scadenza, prima ragionavo settimana per settimana» (Amélie Mauresmo e il mestiere di coach). STOP «È da quando ho 16 anni che do tutta me stessa allo sci e da 7 stagioni ho raddoppiato il lavoro con un team tutto mio. In tutto questo tempo non ho avuto un momento di pace. Non mi sono fatta mancare nulla, ho gareggiato in quattro specialità con estati e inverni senza un attimo di sosta. Ora mi fermo un po’ per fare altre cose» (Tina Maze, che ha deciso di prendersi un anno sabbatico).