Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/5/2015, 21 maggio 2015
PERISCOPIO
Salvini ha il colesterolo alle stelle. «Troppe uova!», dice il medico che lo sta visitando. Vignetta di Vauro. Il Fatto.
Berlusconi costituisce un tappo che impedisce alle nuove leadership di emergere, dice Cicchitto. Quagliariello quasi quasi si arrabbia alla domanda e chiede a sua volta: «E perché mai la sinistra dovrebbe avercela con Berlusconi? Per loro, anzi, lui è la garanzia che vinceranno facile in quanto la sua presenza impedisce ai moderati di riorganizzarsi». Ugo Magri. La Stampa.
È stato presentato il Documento di economia e finanza del 2015, e Renzi ci ha subito tenuto a chiarire: «Le prestazioni per i cittadini non subiranno altri tagli». Da questo punto in avanti, infatti, sarebbe più corretto parlare di vivisezioni. Dario Vergassola, comico. ilvenerdì.
Paolo Del Debbio, conduttore di Rete 4, non desidera essere il successore di Silvio Berlusconi perché, dice: «Mi diverto a fare il giornalista, per la politica servono tre passioni: il potere, il potere e il potere. A me non piace. Mi piace parlare di politica, non farla». Emiliano Liuzzi. Il Fatto.
Accanto un phonatissimo presidente del Coni, Malagò, la ministra Maria Elena Boschi, radiosa come una ragazza dello spot del Campari, ha consegnato, con le sue manine, il trofeo del Masters 1000 di tennis al serbo Novak Djokovic che, per l’emozione, si è poi sparato il tappo dello champagne in faccia. Daniela Ranieri. Il Fatto.
Non è vero che Walter Veltroni sia più buono di me e io più scafato di lui. È l’opposto. Lui è talmente scaltro che si è fatto passare per buono. Io gli voglio bene, ma lui ha dato questa impronta americana al partito. Non è un fatto criminale, ma io ho un’altra concezione... Lui una volta ha detto che non è mai stato comunista, io non potrei dirlo, non solo perché non è vero, ma perché lo sono stato e non me ne vergogno! Massimo D’Alema (Giampiero Calapà). Il Fatto.
Voglio ricordare, essendo stato coordinatore nazionale del Pd con Veltroni, che l’allontanamento dal Pd delle origini c’è stato dopo le dimissioni di Walter Veltroni. È con la segreteria Bersani che si sono stravolte le premesse su cui era nato il partito. Goffredo Bettini, europarlamentare, ed ex coordinatore nazionale del Pd (Francesca Schianci). La Stampa.
Tra i super-fedeli del Cav. trionfa la tesi umanissima dell’ingratitudine. La Biancofiore sta per inviare agli odiatori una lettera aperta che già dal titolo parla chiaro: «Cristo è risorto, Giuda si è impiccato». Tira in ballo la «sindrome rancorosa del beneficiato», chi più ha ricevuto da Silvio adesso maggiormente lo odia. «È comodo stare vicini al sole quando splende», si sfoga la bionda valkiria, «meno facile quando cala la sera. Troppi hanno condiviso un percorso di potere, non un percorso umano e politico», per cui adesso scendono dal tram. Ugo Magri. La Stampa.
C’è è gente ancora rimasta alla convinzione di Ginevra. Massimo Bucchi, scrittore satirico. ilvenerdì.
Così, adesso ci voleva solo questa storia di Massimo Carminati inteso «er Cecato», pure esso re di Roma, e come tale su ogni gazzetta e da ogni cronista di vaglia e in ogni tiggì appellato (anzi, dice Il Fatto, ma così dicono tutti, “l’ultimo re di Roma”), con la sua apposita Versailles presso la pompa di benzina: Sua Maestà de Corso Francia? E sia. Stefano Di Michele. Il Foglio.
Gian Paolo Serino è convinto: «Bianciardi considerava Milano la più potente metafora dell’Italia intera. Sebbene non le risparmiasse considerazioni critiche e talvolta aspre, in realtà la amava, era innamorato di Milano ». Matteo Speroni. Corsera.
Sul Po, a Isola Serafini, dalle parti di Cremona, il sole a mezzogiorno stordisce. L’acqua, cheta e verdognola, scorre adagio. Con una piccola barca, sul fiume. Dentro le lanche dove fiori mai visti sporgono le corolle sgargianti dai canneti, e strane voci di uccelli invocano - roche, o stridenti - una compagna. Perché è l’ora, è il momento: in questo tempo ogni creatura anela a riprodursi. Spento il motore, nel silenzio assoluto, le carpe in estro balzano fuori dall’acqua, in uno scintillio di squame. In alto, fra i nidi, l’andirivieni fervido delle madri che portano cibo ai piccoli. A un’ora da Milano, che miracolo: la natura, possente, nella gran luce del solstizio chiede di vivere ancora. Marina Corradi. Avvenire.it
Al Circolo, a Napoli, abbiamo nei bagni un orinatoio a muro. Su di esso poggia una candela mangiafumo accesa. Fabio, molto vecchio, una volta disse: «Visto lo stato dei nostri cazzi (NB: ossia, che sono come morti) ce ne vonno ddoje!». (Ce ne vogliono due!»). Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio, 2014.
Un tedesco traditore, che s’è buttato con i partigiani, passa per le case, mi vede sulla porta e mi chiede vino rosso, gli porto una scodella di merlot, beve con occhi festosi, e per ringraziamento mi fa sentire il suo fucile: me lo mette fra le mani, è tutto di ferro, anche il calcio, è pesantissimo. Mi sorride, gli sorrido. Non mi spara. Quando andrò in guerra, non gli sparerò. Ferdinando Camon, La mia stirpe. Garzanti, 2011.
Nel libro Il cervello di Alberto Sordi (Adelphi), Tatti Sanguineti racconta un’irripetibile stagione di cialtroni e maestri del cinema italiano osservandola dal punto di vista di un uomo che partecipò alla festa senza essere invitato: Rodolfo Sonego, bellunese, ex partigiano sbarcato a Roma nel dopoguerra «con la miseria che produceva fame e idee», per sceneggiare 80 film, di cui la metà con Alberto Sordi come protagonista, spalla o regista. Tatti Sanguineti (Nanni Delbecchi e Malcom Pagani). Il Fatto.
La casa: astuccio della multiforme nevrosi, sopravvissuta a caciaroni terremoti di Roma, condonata in varie parti dei suoi lussuosi abusi, fatti tutti grazie a un occhio chiuso o a un favore di cardinale e/o banchiere/amico di famiglia; strattonata dal vento delle inchieste e rinvii in giudizio di ex proprietari e nuovi prestanomi; contesa da parenti zoticoni e molesti, da chiamare a Natale per tenerli buoni; smontata, negata e rimodulata sui princìpi dell’olismo ayurvedico e dell’eco-femminismo statunitense; infine, come una cima di montagna dalla neve, calmata da iniezioni di soldi e di ospitate giuste, a dispetto delle magmatiche correnti sotterranee dei piani bassi contaminati anche, ci mancava, dall’arrivo di inquilini in affitto, immigrati con ditta, burini arricchiti. Daniela Ranieri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle grazie, 2015.
Non voglio essere troppo felice: porta male. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/5/2015