varie, 21 maggio 2015
FARMACIA
«L’esperienza non la compri in farmacia, ho visto situazioni di tutti i tipi e negli ultimi dieci anni ho sempre centrato l’obiettivo che mi ero dato con la società. Non sono l’ultimo arrivato. Qui a Bergamo i ragazzi se ne sono accorti e mi hanno seguito: abbiamo fatto 13 punti in 11 partite, è bastato» (Edy Reja e la salvezza dell’Atalanta).
LAVORARE «Ho provato a giocare a pallone, ma non è andata bene. Io e il calcio eravamo due cose abbastanza diverse. Se non fossi diventato un pilota di moto, sarei comunque diventato uno sportivo, magari un pugile o un atleta di kung-fu. Devo ammettere che lavorare non mi piace molto» (Andrea Iannone).
DONNE «Anche noi nel nuoto abbiamo avuto i nostri problemi. Abbiamo faticato a emergere, siamo state ignorate per anni. Al tempo di Fioravanti praticamente le donne in vasca non esistevano. Invisibili. Fantasmi. Solo con me e Alessia Filippi si sono accorti che c’eravamo e che avevamo cose da dire. Anzi, che la nostra forza stava dando una nuova spinta a tutto il movimento» (Federica Pellegrini, commentando le frasi sulle «quattro lesbiche» del calcio femminile del presidente della Lega nazionale dilettanti per Felice Belloli).
COMPLETA «A Rio vorrei vedermi diversa rispetto a Londra: più completa. Dopo niente reality. Voglio vivere più serena nella vita privata. Un figlio? Certo che lo vorrei, io vorrei una famiglia» (l’olimpionica del fioretto Elisa Di Francisca).
PAZZO «Richard Williams? Ah, il migliore. Un pazzo come me. Fino a 14 anni non ha mai fatto partecipare le figlie a un torneo: tutti lo criticavano, ma i record parlano per lui. E ci tengo a dire una cosa: io non ero l’allenatore di Venus e Serena, ero parte del team Williams, il coach era lui» (Nick Bollettieri).
SCHIFEZZE «Vorrei solo che i miei figli facessero quello che piace loro, come ho fatto io. Nel caso, ben venga: il calcio, quello vero, fatto in una certa maniera, è bellissimo, quando vai in campo è un’emozione pazzesca. Che ti fa dimenticare le schifezze che a volte, purtroppo, ci sono dietro» (Alessandro Lucarelli).
PRESSIONE «Tutti si aspettano da me che entri in campo per vincere. E anch’io mi aspetto la stessa cosa. Non sento per niente la pressione, tutto mi sembra molto naturale, il gioco è perfetto. Ci sono ancora un sacco di tornei e tre Major da giocare, e non vedo l’ora di farlo» (il n.1 del golf Rory McIlroy).