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 2015  maggio 20 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - STORIA DEL MAROCCHINO SBARCATO IN ITALIA E CHE SAREBBE COMPLICE DELL’ATTENTATO AL MUSEO BARDO DI TUNISI


REPUBBLICA.IT
Un marocchino di 22 anni è stato arrestato nel Milanese per la strage al museo Bardo di Tunisi. Abdel Majid Touil (noto, secondo gli investigatori, anche con l’alias ’Abdallah’), si trovava in Italia un mese prima della strage. Il 17 febbraio era sbarcato in Sicilia, a Porto Empedocle, da un barcone. Qui era stato identificato insieme ad altre 97 persone e aveva ricevuto un provvedimento di espulsione dal questore di Agrigento (e su questo punto si scatenano le polemiche politiche). I magistrati tunisini che hanno spiccato un mandato di cattura internazionale, è coinvolto nella strage del 18 marzo marzo a Tunisi. Secondo Mohamed Alì Aroui, portavoce del ministero dell’Interno tunisino, Touil avrebbe dato "un supporto logistico al gruppo armato responsabile dell’assalto". E ha precisato che "le autorità tunisine e quelle italiane si stanno coordinando per la sua estradizione".

I vicini e i parenti difendono il ragazzo. Le autorità tunisine ritengono il ragazzo coinvolto nell’attacco che provocò 24 morti (4 italiani) e 45 feriti. Ma in molti a Gaggiano, il paese del Milanese dove è stato arrestato, non credono alle accuse. Non c’è solo la madre a dire: "Abbiamo visto insieme l’attentato alla televisione. La jihad non gli piace per niente". Ma anche una vicina di casa e alcuni parenti: "Non è un terrorista - dicono - Nei giorni della strage era qui. Per compiere l’attentato avrebbe dovuto prendere un aereo con andata e ritorno immediati". Così una vicina di casa: "E’ un bravo ragazzo, state commettendo un grave errore, non ha fatto nulla. Nei giorni dell’attentato era qui". E il fratello dell’arrestato: "E’ arrivato su un barcone come tanti altri. E da quel momento non è più partito". Mentre la cognata, El Haddad Qoutbya, assicura: "Da quando è arrivato è stato sempre qui con me, non aveva ancora trovato lavoro, ma andava a scuola di italiano due giorni alla settimana: il lunedì e il giovedì".
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Passaporto di Touil: la madre ne denuncia lo smarrimento. Touil è stato arrestato in strada, vicino all’appartamento di Gaggiano di via Pitagora 14 dove vivono la madre e i fratelli, tutti in Italia con regolare permesso di soggiorno. La cattura - ha spiegato Bruno Megale, dirigente della Digos - è stata possibile grazie alla denuncia fatta a metà aprile (quindi un mese dopo la strage) dalla madre che si era rivolta alla stazione dei carabinieri di Trezzano sul Naviglio per denunciare lo smarrimento del passaporto del figlio.
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Reclutatore di jihadisti. Nel corso della perquisizione domiciliare, la Digos ha sequestrato schede, pendrive e appunti che costituiscono un ulteriore spunto di approfondimento delle indagini dell’intelligence tunisina che ritiene ’Abdallah’ anche un reclutatore di jihadisti. "Non risultava che in Italia frequentasse moschee vicine al fondamentalismo - ha spiegato Megale in questura - e per noi, prima della segnalazione dell’intelligence e delle autorità tunisine, a parte il decreto di espulsione, era uno sconosciuto. Se dalle verifiche incrociate sui database all’attività operativa siamo riusciti a catturarlo, allora vuol dire che i controlli funzionano".

L’elenco dei reati nel mandato di cattura. Lunghissima la lista dei reati elencata dal tribunale di Tunisi: omicidio volontario con premeditazione, cospirazione al fine di commettere attentati contro la sicurezza interna dello Stato e commettere un attentato allo scopo di mutare la forma di governo, incitare la popolazione ad armarsi l’una contro l’altra e provocare disordini sul territorio tunisino, sequestro di persona a mano armata, partecipazione ad addestramento militare all’interno del territorio tunisino al fine di commettere reati terroristici, utilizzo del territorio della Repubblica al fine di reclutare e addestrare persone per commettere atti terroristici.
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Rischia la pena di morte. Per quanto riguarda l’estradizione, la Procura generale di Milano - stando alle procedure - deve ricevere gli atti relativi alla cattura e la richiesta di estradizione in vista di un’udienza davanti alla Corte d’Appello che dovrà decidere. Sulla carta potrebbe essere valutato anche il fatto che in Tunisia sia in vigore la pena di morte. Nel caso di via libera da parte dei giudici alla consegna alle autorità estere, il provvedimento
viene trasmesso al Ministero della Giustizia che ha poi l’ultima parola sull’attuazione dell’estradizione. Se nel Paese dove il detenuto deve essere estradato è in vigore la pena di morte per il reato contestato, però, come è stato spiegato, dai magistrati potrebbe arrivare un ’no’ alla consegna, anche se i due Paesi coinvolti nella procedura potrebbero anche accordarsi affinché l’arrestato non venga giustiziato in caso di condanna.
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Ogni settimana, il lunedì e il giovedì, Touil Abdel Majid frequentava un corso di italiano per stranieri nella Scuola media Cuciniello di Trezzano sul Naviglio. Nel registro delle frequenze della sua classe potrebbe esserci la prova della sua innocenza. Il racconto di Piero Colaprico (video di Giulia Costetti)

RITRATTO
Ventidue anni, una barba leggera leggera, viso tondo, occhi miti. Nessuna frequentazione ’sospetta’: né moschee vicine al fondamentalismo né personaggi dal curriculum compromettente. Negli archivi italiani non c’era nessun reato a carico di Abdel Majid Touil (conosciuto anche come ’Abdallah’), il ragazzo marocchino arrestato con l’accusa di essere uno degli attentatori del Museo Bardo di Tunisi (24 morti di cui 4 italiani e 45 feriti). Vicini e parenti sono increduli: "Impossibile - dicono - il giorno della strage era qui". Solo un foglio di via ricevuto il 17 aprile dopo essere sbarcato in Sicilia da un barcone: il provvedimento del questore di Agrigento gli intimava di lasciare il Paese entro 15 giorni. Dicono di lui gli investigatori italiani che l’hanno arrestato: "A parte il decreto di espulsione, per noi era uno sconosciuto".
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Il passaporto smarrito. ’Pulita’ è anche la sua famiglia (la madre che fa la badante, due fratelli più grandi di lui e la cognata) che risiedono in provincia di Milano, a Gaggiano. Tutto in regola, tranne qualche piccolo precedente per spaccio a carico di uno dei fratelli. Ma nessun coinvolgimento in storie di terrorismo, niente da nascondere. Se è vero che a incastrare il figlio è stata, involontariamente, propria la mamma che a metà aprile ha denunciato alla stazione dei carabinieri di Trezzano sul Naviglio lo smarrimento del passaporto di Abdel. Il gesto ha messo in moto le banche dati delle intelligence di due Paesi che da allora hanno cominciato a dargli la caccia ovunque, a partire dalla casa italiana dei suoi parenti. All’inizio non l’hanno trovato, era nascosto altrove, ma gli appostamenti davanti al civico 14 di via Pitagora - la residenza della famiglia - alla fine ha dato i suoi frutti.
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Le accuse di Tunisi. Per l’Italia, dunque, fino a metà aprile, Touil era quasi un signor nessuno. Per Tunisi, invece, era già un terrorista di altissimo profilo, uno capace di uccidere, progettare stragi e addestrare jihadisti. Che adesso rischia la pena di morte, a leggere l’elenco dei capi d’accusa che gli vengono contestati: "Omicidio volontario con premeditazione, cospirazione al fine di commettere attentati contro
la sicurezza interna dello Stato e commettere un attentato allo scopo di mutare la forma di governo, incitare la popolazione ad armarsi l’una contro l’altra e provocare disordini sul territorio tunisino, sequestro di persona a mano armata, partecipazione ad addestramento militare all’interno del territorio tunisino al fine di commettere reati terroristici, utilizzo del territorio della Repubblica al fine di reclutare e addestrare persone per commettere atti terroristici".