Filippo Facci, Libero 20/5/2015, 20 maggio 2015
CORSIVI
Oggi, a Torino, lo scrittore Erri De Luca sarà interrogato in quanto imputato per istigazione a delinquere. Nel 2013, da membro dei No Tav, disse così: «La Tav va sabotata, le cesoie sono utili perché servono a tagliare le reti». Nel mese successivo, in Valsusa, vi fu una recrudescenza di attentati con incendi ed esplosioni. De Luca, notare, è stato rinviato a giudizio su richiesta di Andrea Padalino, pm osannato ai tempi di Mani pulite (fu affiancato al pool nelle indagini contro Berlusconi) ma ora non più à la page: sarà che accusò anche Beppe Grillo per violazione dei sigilli. Gli avvocati di De Luca dicono che «le parole di un intellettuale non possono costituire reato», ma forse va ricordato qualcosa di questo intellettuale: 1) È stato responsabile del servizio d’ordine in Lotta Continua, struttura da lui definita paramilitare e che «ammette per definizione l’uso delle armi»; 2) Ha negato che le Brigate Rosse fossero terroristi e che negli anni di piombo ci sia stato terrorismo: era una guerra civile; 3) Stesso parere sulla strage di Via Fani per rapire Moro: non terrorismo ma guerra civile; 4) Gli uomini delle scorte uccisi, perciò, sono dei «caduti, alla stessa stregua dei caduti della sinistra rivoluzionaria». Questo il curriculum. Domanda: basta questo curriculum per farne un cattivo maestro anche oggi? Risposta: penalmente, forse, no. Umanamente, tuttavia, giustifica l’augurio che sparisca dalla faccia della Terra il prima possibile.