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 2015  maggio 19 Martedì calendario

PERISCOPIO

Nel 1965, Luciano Bianciardi scrisse: «L’uso della televisione è gratuito. Non si paga, però si sconta». Matteo Speroni, Corsera.

«Se io sarei sindaco sistemerei le buche nelle strade». «Fossi». «Sì, pure i fossi!». Sul web.

L’inventore del jogging è morto a 52 anni. L’inventore della dieta dissociata è morto a 66 anni. L’inventore della Nutella è morto a 99 anni. Sul web.

L’ufficiale giudiziario, recatosi a casa di Ilona Staller per consegnarle un avviso di reato, è stato denunciato per atti pubblici in luogo osceno. Amurri & Verde, News. Mondadori. 1984.

Un paio di giorni fa, nel mio giardino, a Imperia, ho preparato un incontro con gli amministratori locali della provincia di Imperia. Ne ho chiamati un cinquantina, sono venuti in cento. Adesso farò le convocazioni anche per il resto della regione. Claudio Scajola. Il Fatto.

Stiamo scoprendo le complicità con la criminalità organizzata, anche al Nord che si fingeva puro. Abbiamo prove continue che Roma, purtroppo, non è cambiata (Mafia Capitale). Dobbiamo ammettere che dovunque girano grandi soldi, sbucano grandi ladri (Mose, Expo, Alta Velocità). Sappiamo delle truffe metodiche alle assicurazioni e dell’epidemia di imbrogli sanitari. Giorni fa Casagit, la cassa sanitaria di noi giornalisti, ha denunciato scandalose richieste di rimborso: autisti spacciati per badanti, interventi odontoiatrici giustificati con radiografie dentali di estranei, protesi al seno spacciate per emorroidi (se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere). Trucchi da poveracci? Ci sono anche i trucchi da ricchi. Beppe Severgnini. Sette.

Degli italiani ho una pessima opinione. Nei Promessi sposi, nel Pinocchio di Collodi e nel Discorso sul carattere degli italiani di Leopardi c’è tutto. Viltà, ingiustizia, servilismo. Ma ciò che detesto di più è il fazismo che è il trionfo, anzi l’apoteosi della banalità travestita da intelligenza. Tutti quelli che si nutrono di fazismo, poi inevitabilmente pensano di essere molto furbi, arguti e sofisticati. Il capitano di questa via italiana all’ovvietà è Massimo Gramellini. Mai un esperimento, un lampo di coraggio, un gesto dirompente. Lo conosco fin dai tempi de La Stampa. Era diverso. A forza di saziarlo di gratificazioni per aver espresso in serie opinioni mediocri lo hanno trasformato. Paolo Guzzanti (Malcom Pagani). il Fatto.

E, allora, diciamola tutta. La solidarietà non è quella nei confronti di chi approda sulle nostre sponde via mare, ovvero arriva in Italia, fuggendo dal teatro di guerra o di miseria dei Paesi di provenienza, dopo aver valicato indisturbato le frontiere e aver usufruito della libertà di circolazione prevista e garantita dall’Europa, per poi delinquere una volta arrivato sul nostro territorio. Ma è quella che sappia offrire all’immigrazione l’occasione di reperire una abitazione decorosa e un lavoro remunerativo che le consenta di integrarsi, di vivere come gli italiani e chieda successivamente a chiunque di attenersi ai doveri della cittadinanza, pena la sanzione di essere rimandato al Paese di origine se, invece di comportarsi adeguatamente, conservi le proprie cattive abitudini, compresa quella di rubare. Piero Ostellino. Il Giornale.
Per quanto possiamo essere diversi, abbiamo in comune la democrazia, i diritti dell’uomo, la libertà d’espressione. Cercare di fare il ritratto di un uomo che considera eroi dei personaggi come Bin Laden o Gheddafi è interessante. Lo scrittore russo Edward Limonov pensa, per esempio, che la democrazia che noi cerchiamo di esportare sia l’equivalente del colonialismo cattolico, con la stessa convinzione di voler portare il bello, il bene. Il suo punto di vista rappresenta tutto quello che è l’altro della nostra civiltà. Io non lo condivido, ma mi interessa vedere il mondo dal punto di vista dell’avversario, di chi pensa di dover far saltare tutto. Emmanuel Carrère, autore de Il Regno. Adelphi (Alessandra Coppola). Corsera.

Si può ricordare Oriana Fallaci: «Il delirio e l’orrore dell’Est. La catastrophe polverosa dell’Asia. Verde soltanto sulla bandiera del Profeta. Qui nulla cresce tranne i baffi. Contrassegni salienti di questa parte di mondo: occhi neri, barba dilagante, già ricresciuta prima di cena. Braci di falò spente con getti di orina». Ma niente rabbia, niente orgoglio, solo rassegnazione. Per citare un altro titolo brodskijano (sempre Adelphi): Fondamenta degli incurabili. Antonio Armano. Il Fatto.

Quando ascolto la Passione secondo Matteo di Bach non è possibile non pensare alla relazione della musica con il sacro. Ho quattro figli: il terzo insegna pianoforte; altri due sono diplomati in violino. Ivan Illich, rettore del monastero di Cuernavaca, Messico, mi disse che avevo fatto studiare musica ai miei figli come ribellione alla scuola. Non lo so. Però penso che la musica sia un linguaggio universale e c’è un rapporto maestro allievo che altrove si è perso. Sono un pianista fallito. Ma i ricordi con la mia maestra di pianoforte sono stupendi. Paolo Prodi, storico, fratello di Romano (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Siamo nel 1997. Cinque anni prima, Al Pacino era stato il cinico venditore di lotti di terreno, Ricky Roma di Americani (Glengarry Glen Ross): «Sui treni tutti gli scompartimenti puzzano vagamente di merda; col tempo non la senti più. Lei crede di essere frocio? Sa cosa le dico? Siamo tutti froci» e in Carlito’s Way («Carlito, questa bottiglia te la offre Benny Blanco, del Bronx». «Mandagliela indietro»), mentre il secolo finiva con quell’orazione: «Sapete, col tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football» in Ogni maledetta domenica. Al Pacino (Enrico Deaglio). il venerdì.

Gustave Flaubert, quando compilava, con Bouvard e Pèuchet l’inventario dell’imbecillità, si sentiva abitato, notte e giorno, dall’immensità della stronzaggine senza limiti e piena di sé. Alberto Arbasino, Ritratti italiani. Adelphi.

La mappa che hai schedulato per la convenzione, pari pari identica al set-up... gliela giri sul preventivo prima che si involi per Crans-Montana, poi cerchi di evaporare... (cravatta regimental, fretta di uscire dalla palestra) ma sì ma sì, una cosa light, logo claim e basta... Gramsci semmai lo mettiamo nella nuova brochure. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli. 2014.

Niente mi dà più il senso della mia piccolezza del mare aperto. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/5/2015