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 2015  maggio 16 Sabato calendario

CHI NUOTA AMA


«I nostri corpi non hanno segreti ed è tutto più facile quando sei giovane, muscoloso, abbronzato. E quasi sempre seminudo. I tabù impari a perderli da subito, così come quel costume da bagno che lascia davvero poco all’immaginazione». Ha la voce roca e 2 metri di simpatia umana Amaury Leveaux, bad boy 29enne del nuoto francese, olimpionico dallo spirito vagamente je-m’en-foutiste (menefreghista, citando Le Monde) autore di un’autobiografia – Sex, drogue et natation (ovvero: Sesso, droga e nuoto, edizioni Fayard) – che sta agitando le acque nelle piscine di mezza Europa.
«Per chi pratica il mio sport e più facile finire a letto con qualcuno rispetto a un pescatore dell’Alaska che prima di spogliarsi deve togliere dieci strati», aggiunge Amaury utilizzando qua e là parole italiane frutto dei periodi di preparazione trascorsi a Verona. «Scherzi a parte maschi e femmine che frequentano le vasche imparano a conoscersi e guardarsi nei dettagli fin da subito. E tutti lo sanno – persino le federazioni che spesso le organizzano – che dopo tanti sacrifici in allenamento e la tensione delle gare, verrà il tempo delle feste». E qui la medaglia d’oro ai Giochi di Londra 2012 (in staffetta 4x100 per la Francia), già due argenti a Pechino 2008 (50m stile libero e ancora staffetta), vari titoli nazionali e primati mondiali, cita aneddoti e retroscena boccacceschi. Dalla nottata trasgressiva su una terrazza ateniese alle Olimpiadi del 2004 («Ebbi un rapporto con una tipa, poi gli altri a turno fecero lo stesso. All’alba finimmo in un locale di striptease dove qualcuno finì per rifare sesso, stavolta nella backroom») alla scommessa tra compagni di squadra dopo le gare a Pechino quattro anni dopo («Tornare in hotel in compagnia. O riuscire ad adescare per strada e fare sesso dietro un cassonetto della spazzatura»), il tutto intervallato dalle nottate parigine negli appartamenti dei vip, fra sesso libero e champagne, dove la presenza degli atleti è sempre richiesta per fare scena. «Tra noi scatta una competizione a chi fa più conquiste. Anche le ragazze, da parte loro, sono disinibite e disponibili. E fanno bene».
Il libro-scandalo di Leveaux esce davvero in un momento di “vasche bollenti”, mentre la comunità scientifica discute di un altro primato: secondo uno studio della British Heart Foundation, in collaborazione con l’associazione Mindlab, sarebbero infatti i nuotatori gli amanti migliori di tutti. «Felici del proprio corpo e sicuri di sé, generosi a letto come nessun altro», recitano le motivazioni ufficiali confermate da David Lewis, neuropsicologo e fondatore di Mindlab. Il nuoto, spiega l’esperto, è per antonomasia uno sport del fare. A calcio, a tennis, a basket si “gioca”. Il nuoto no: si fa. Assente il gioco, la fantasia prende altre direzioni. Quasi 100 anni fa era stato il Nobel per la medicina Archibald V. Hill il primo a parlare del rapporto fra capacità funzionali e sport, osservando picchi di performance proprio fra i nuotatori. Un dato confermato di recente da un altro studio, dei ricercatori di Harvard: se 30 minuti di esercizio al giorno riducono del 50% i rischi di disfunzione erettile negli uomini, il nuoto addirittura aumenta la resistenza sessuale: con mezz’ora quotidiana i 60enni possono mantenere la stessa qualità del sesso dei loro 40 anni. «Quando si dice che è lo sport più completo si pensa anche a questo», conferma la dottoressa Paola Marazzini di Medicina-benessere.com. «Il nuoto agisce sull’organismo, facendolo funzionare bene. Ma anche sulla psiche, rendendo più elastico il modo di pensare». Non solo stile libero in piscina, quindi, ma anche stili di vita molto più liberi.
«Il nostro è un mondo in cui i rapporti non sono come nella vita normale», aggiunge Leveaux. «Ci si diverte più facilmente, le coppie si fanno e si disfano di continuo». Non gli si può dar torto, a seguire il gossip. Come quello che ha coinvolto negli ultimi anni due dive del nuoto mondiale: la francese Laure Manaudou e la nostra Federica Pellegrini (tra l’altro la sportiva italiana più sexy, secondo Twitter). Con la storia d’amore fra la prima e l’azzurro Luca Marin – «Io non parlavo italiano e lui non parlava francese: così facemmo l’amore», ha scritto Manaudou in Entre les Lignes, bio chiacchieratissima uscita nel 2014 – e lui che poi la lascia per mettersi con Federica («Avevo voglia di vomitare e strappare gli occhi a quella bionda», disse Laure prima di consolarsi con il dorsista Benjamin Stasiulis e in seguito fare una figlia con il “farfallista” Frédérick Bousquet). Poi Pellegrini a suo volta molla Marin (celeberrima la sua scenata in albergo durante le Olimpiadi di Londra) per iniziare una storia con il compagno di squadra Filippo Magnini. «Fede è una grande e lei e Pippo resisteranno», si sbilancia Leveaux. Prima di ricomplicare l’incastro: «Fra me e Laure fu amore platonico, poi lei andò con un mio compagno di squadra. Io smisi di pensare a lei e di parlare a lui».
Gossip, certo, ma nulla rispetto allo scandalo che sta rischiando di travolgere il nuoto Usa: le pratiche sessuali disinibite da spogliatoio – fino al limite degli abusi – alla Western Kentucky University. Dove fra gli altri si allenava Claire Donahue, oro olimpico a Londra con la 4x100 stile libero: «Quella è la mia famiglia, è dura vedere ciò che è successo». Dopo la scoperta di foto compromettenti ed episodi di nonnismo, i programmi sono stati sospesi per cinque anni, in attesa che un’inchiesta faccia chiarezza.
Meglio ricordare altre storie di nuotatori messi a nudo. Frederick Bousquet, senza veli prima come testimonial di un’azienda specializzata nella depilazione maschile e poi in una campagna contro l’omofobia insieme all’altro olimpionico Florent Manaudou. O James Goddard e i suoi compagni della nazionale inglese: come mamma li ha fatti per una raccolta fondi a favore di un’associazione anticancro.