Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 19 Martedì calendario

C’E DEL BONUS IN QUEL SALARIO

Uaw. Tre lettere che con un punto esclamativo sarebbero un fumetto di sorpresa. Di meraviglia. E una certa sorpresa l’ha prodotta, qualche settimana fa, uno studio della Uaw, questa volta più seriamente la United automobile workers, sigla sindacale che rappresenta i dipendenti dell’automotive Usa. Secondo questa analisi, il costo del lavoro unitario medio nelle diverse fabbriche statunitensi varia in modo considerevole: la GM paga 58 dollari l’ora, la Ford 57 e la FCA 48. Esclusa la Mercedes, che corrisponde il salario più alto (65 dollari l’ora), le altre Case hanno quasi tutte “payrolls“ inferiori: VW e BMW si fermano a circa 38 e 39 dollari l’ora, mentre la Honda arriva a 49, la Toyota a 48, la Nissan a 42 e la Hyundai-Kia a 41. Qual è il motivo di questo gap? I veterans guadagnano molto più dei neoassunti e chi, per effetto del ricambio determinato dalla crisi, ha una forza lavoro con minor anzianità di servizio riesce a contenere il costo della manodopera.
Ma quando in estate verranno rinegoziati i contratti, l’Uaw ha già avvertito che si batterà per eliminare queste disparità, che penalizzano soprattutto due delle Big Three. L’ultimo ciclo depressivo ha dimostrato che la fasatura è asincrona: prima crolla la finanza, poi, a distanza di tempo, tocca all’economia reale e per ultimo al lavoro. La ripresa procede con lo stesso ordine. E ora che consumi e produzione sono ripartiti, i sindacati puntano a un miglioramento delle condizioni economiche degli operai. Insomma, come nelle collezioni di moda, è prevista la sfilata primavera-estate delle tute blu. In Italia il ceo della FCA, Sergio Marchionne, ha presentato in anticipo la sua linea sartoriale, con un nuovo modello di relazioni industriali che ha prodotto uno Uaw! pressoché generalizzato. Il giorno stesso dell’assemblea della FCA, il maglioncino blu (che poi è nero) ha introdotto una piattaforma modulare che s’intreccia con quella sindacale su un modello (quasi) tedesco. I circa 48 mila dipendenti del gruppo nel nostro Paese potranno partecipare ai risultati dell’azienda grazie a un doppio bonus: di efficienza produttiva e di performance economica nell’area Emea (+330 euro l’anno in ogni caso). La FCA metterà sul piatto oltre 600 milioni di euro, i lavoratori ne potranno incassare fino a 10.700 in un quadriennio. Ma pare che neanche così la Fiom sia riuscita a smarcarsi dall’acronimo-ombra di Federazione italiana oppositori Marchionne.
Fabio De Rossi