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 2015  maggio 16 Sabato calendario

IL BUSINESS DELLE PILLOLE PER CANI


Molti politici italiani si guardano bene dall’occuparsi di ciò che interessa ai loro elettori. Preferiscono le grandi battaglie di principio e gli infiniti blabla che garantiscono uno spazio in tv o cinque righe sui giornali. Salvo qualche lodevole eccezione. È il caso di Michele Anzaldi, deputato Pd in quota Renzi. Caparbio come solo certi siciliani sanno essere, sta combattendo una battaglia che riguarda poco meno della metà della popolazione. Quale mai sarebbe? La spiega lui stesso in una delle molte interrogazioni che ha rivolto alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin: impedire che «l’obbligo Ue per i veterinari di non prescrivere agli animali medicine per gli umani, sebbene abbiano gli stessi principi attivi», si tramuti in una «insopportabile speculazione economica». Già, perché i farmaci per le bestiole domestiche costano il triplo di quelli per gli uomini, anche quando sono pressoché identici. Anzaldi è al corrente di questo problema, che affligge molti italiani, perché ha due cani ed essendo una persona normale – una di quelle, per intenderci, che si occupa direttamente dei propri animali, senza delegare questo compito al dog sitter ormai tanto in voga – fa i conti con i prezzi proibitivi di alcune medicine. E non solo con quelli: «Spesso le confezioni sono realizzate in modo tale da costringerci ad acquistare più farmaci di quelli che servirebbero per la terapia abituale». Insomma, un vero e proprio strozzinaggio sulla pelle degli amanti degli animali.