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 2015  maggio 17 Domenica calendario

PARMA CALCIO, DIETRO IL FALLIMENTO L’AFFARE (POSSIBILE) DELL’ACQUISTO

Il Parma calcio dell’era Ghirardi non aveva le risorse per pagare gli stipendi. Pietro Leonardi, l’allora amministratore delegato con ampi poteri, compresa la gestione della cassa, aveva bisogno di soldi. È andato in banca? No, si è fatto prestare dal Parma 1,3 milioni e non li ha ancora restituiti. È una delle tante operazioni mai rese note e ancora da chiarire. Come i 130 tesserati in organico. Molti di loro sono destinatari di un incentivo all’esodo incomprensibile (in totale ben 20 milioni) visto che non hanno mai messo piede negli spogliatoi del Tardini. Ma ora quel che conta è una partita da dentro o fuori. Entro il 28 maggio il Parma deve trovare un compratore altrimenti finisce tra i dilettanti. Tempi strettissimi per i curatori fallimentari, Alberto Guiotto e Angelo Anedda. Puntano a far cassa cedendo il ramo d’azienda dell’attività sportiva, che dunque «rinascerebbe» senza debiti, per poi partire con probabili azioni di responsabilità e revocatorie nell’ambito del fallimento del «vecchio» Parma. Le prime due aste sono andate deserte, la terza è domani, la quinta e ultima è il 28. Il prezzo cala del 25% ad ogni tornata e nell’ultima sarà di 6 milioni.
Chi rileva il Parma, però, dovrà coprire i debiti sportivi per iscriversi entro il 30 giugno al campionato di B. È il grande scoglio. Ma i 78 milioni di partenza sono già stati ampiamente ridotti dall’opera dei curatori fallimentari. E giorno dopo giorno si delineano i contorni di un affare possibile. Tanto più in un ambiente che si sta stringendo intorno ai colori gialloblu. Alcuni imprenditori stanno infatti finanziando in modo disinteressato e riservato le squadre del settore giovanile, contribuendo a vitto, alloggio e trasferte dei ragazzi.
Il grosso dei debiti sportivi sono gli stipendi pregressi dell’immenso parco calciatori, circa 63 milioni su 78. Se si pensa che il Bari un anno fa era fallito con «soli» 3 milioni di debito sportivo, si capisce quanto sia in salita la strada per i curatori. Eppure dopo l’accordo con i giocatori della rosa che rinunciano al 75-80% degli stipendi pregressi (da 25 a 5 milioni), i contatti con i 130 extra muros e altre trattative in corso, si respira un moderato ottimismo. Il vicolo è strettissimo per tutti. O si rende appetibile il Parma con una tosatura militare al debito sportivo o si finisce nel calderone di un fallimento da 218 milioni. L’obiettivo dei curatori è arrivare a 20-25 milioni dai 78 originari. La prima squadra, che non riceve stipendi da agosto 2014, ha dato un segnale chiaro. L’ha dato, implicitamente, anche ad Antonio Cassano e Amauri, due ex che vantano crediti rispettivamente per 2,5 e 2 milioni (le cifre più alte del parco giocatori). E a Leonardi. Il Parma che lui gestiva gli ha prestato quasi 1,3 milioni al tasso euribor a 3 mesi più uno spread dell’1%. Dovrebbe essere rimborsato entro il 30 giugno. Sarebbe stato sollecitato ad anticipare. Senza esito.
Sullo sfondo resta un passaggio tecnico essenziale: la surroga di chi acquisterà il Parma nei crediti dei giocatori. Sono crediti privilegiati da far valere nel fallimento, sperando in un riparto. È un potenziale «rientro», stimabile in 20 milioni, che andrebbe ad aggiungersi al «paracadute retrocesse», cioè i 12,5 milioni che saranno liquidati alla prima partita di serie B. Affare non impossibile. Poi però occorrono i capitali per la gestione ordinaria. Altro capitolo.