www.cinquantamila.it/fiordafiore 18/5/2015, 18 maggio 2015
Dopo 15 esperti e 1.700 pagine di rapporti, la spesa pubblica è cresciuta di 107 miliardi di euro • Lo Stato rimborserà solo 2 miliardi di pensioni su 18 • Mattarella si taglia lo stipendio • La Francia si oppone alle quote di migranti da accogliere • L’eserito iracheno difende Palmira ma perde Ramadi • Raffaele Fitto esce da Forza Italia Spending review La formula “spending review” è stata citata in 9
Dopo 15 esperti e 1.700 pagine di rapporti, la spesa pubblica è cresciuta di 107 miliardi di euro • Lo Stato rimborserà solo 2 miliardi di pensioni su 18 • Mattarella si taglia lo stipendio • La Francia si oppone alle quote di migranti da accogliere • L’eserito iracheno difende Palmira ma perde Ramadi • Raffaele Fitto esce da Forza Italia Spending review La formula “spending review” è stata citata in 9.844 lanci dell’Ansa, a una media di 3,29 citazioni al giorno. In cinque differenti governi si sono alternati 15 fra commissari e consiglieri, fatta eccezione per i quattro anni dell’esecutivo Berlusconi. Prima il pool di dieci consiglieri incaricati da Padoa-Schioppa. Quindi, nel 2012, Enrico Bondi. Poi il ragioniere generale dello Stato Mario Canzi. Per arrivare al ministro Piero Giarda e quindi, con il governo Letta, a Carlo Cottarelli. E infine a Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, chiamati da Matteo Renzi. Tutti questi personaggi hanno prodotto 33 rapporti scritti, per un totale di 1.174 pagine. Dice Confartigianato che dal 2007 la spesa pubblica corrente primaria è salita di 107,2 miliardi di euro, con un incremento del 18,1%. In parallelo, la spesa per gli investimenti è scesa di 9,2 miliardi, con una flessione superiore al 20%, mentre le entrate hanno registrato un’impennata di 77,2 miliardi. Il che ha confermato all’Italia il primato assoluto continentale nell’aumento della pressione fiscale. Il tutto senza alcun effetto positivo sulla crescita economica, se è vero che nel periodo in esame il Prodotto interno lordo è sceso in termini reali dell’8,2%: nell’eurozona nessuno ha fatto peggio dell’Italia. Nel 2015 è previsto che la spesa pubblica si attesti a 827 miliardi e 146 milioni, pari al 50,5% del Pil, con un calo di 0,6 punti rispetto all’anno scorso: ma senza considerare l’impatto della sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocca degli adeguamenti pensionistici decretato dal governo Monti. Il calo sarà dovuto soprattutto alla riduzione della spesa per gli interessi sul debito, stimati in 69,3 miliardi contro i 75,2 del 2014 (Rizzo, Cds). Pensioni Renzi, a proposito della bocciatura del blocco delle indicizzazioni delle pensioni da parte della Consulta, dice che il governo pagherà solo 2 miliardi (su 18) per rimborsare i pensionati che hanno subito il blocco della rivalutazione: il 1° agosto, annuncia Renzi, restituirà a 4 milioni di loro 500 euro in media, escludendo gli altri 1,2 milioni. Saranno tenuti fuori dal rimborso gli assegni oltre i 3mila euro lordi. «Ovviamente non è un rimborso totale, che sarebbe di 18 miliardi. Significherebbe tagliare la scuola, il sociale e le strade». Negativa la reazione del leader di Forza Italia al Tg1: «Non credo sia una cosa corretta, tutti i pensionati devono vedersi restituiti i soldi». Stipendio Il presidente della Repubblica si taglia lo stipendio. Sergio Mattarella ha esteso a tutto il personale del Quirinale la legge del governo Letta che sanciva il divieto di cumulo tra stipendio e pensioni della pubblica amministrazione. Era una norma non direttamente vincolante nei confronti degli organi costituzionali come il Quirinale. Il Colle spiega che «l’unica pensione di Mattarella è quella di professore universitario. Con il divieto di cumulo, l’ammontare della sua pensione di docente sarà integralmente detratto dallo stipendio di presidente». Con lo stesso provvedimento del febbraio scorso, l’inquilino del Colle ha esteso al Quirinale anche il decreto Irpef del governo Renzi dell’aprile 2014, anch’esso non direttamente vincolante per gli organi costituzionali, che prevedeva un tetto massimo ai compensi dei dirigenti pubblici: 240 mila euro lordi, una somma corrispondente proprio a quella percepita dal capo dello Stato. Quote Dopo Gran Bretagna, Ungheria e Polonia, anche la Francia si oppone al sistema di quote di migranti da accogliere in ciascun Paese europeo, proposto dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker per aiutare l’Italia a fare fronte all’emergenza degli sbarchi nel Mediterraneo. Il presidente del Consiglio, Valls, se dice no a quote generiche, chiede al tempo stesso una ripartizione «più equa» dei rifugiati: «Questo suppone che si tenga conto degli sforzi già compiuti», ha aggiunto, ricordando che Francia, Italia, Gran Bretagna e Svezia ricevono il 75% dei rifugiati e che la Francia ha già accolto «5mila siriani e 4.500 iracheni» dal 2012. Ramadi La città irachena di Ramadi è stata presa dall’Isis. Il premier Haider Al Abadi ha annunciato di voler inviare le milizie sciite che dovrebbero combattere a fianco dell’esercito regolare come è già successo per la riconquista di Tikrit. La provincia di Anbar è strategica, i suoi confini arrivano fino ai dintorni di Bagdad. L’assalto degli uomini del Califfo è stato invece respinto a Palmira, dall’altra parte della frontiera. La televisione del regime siriano diffonde le immagini delle meraviglie archeologiche, patrimonio dell’Unesco, il governatore della provincia di Homs rassicura che la zona «è stata ripulita» e le colonne, gli archi, i monumenti dell’antica oasi a nord-est di Damasco «non sono stati toccati». In due giorni di battaglia - calcola l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione che si basa su una rete di attivisti locali - i morti sono oltre 315: i soldati dell’esercito (123) e le truppe agli ordini del Califfo (135). Tra le vittime anche 57 civili, per la maggior parte freddati per strada dagli estremisti. La minaccia su Palmira resta, lo Stato Islamico si sarebbe ritirato a pochi chilometri di distanza. Fitto Raffaele Fitto è uscito dal Ppe e quindi da Forza Italia: «Ho scritto una lettera al capogruppo del Ppe per spiegare che esco. E ho mandato una richiesta di adesione al gruppo dei conservatori europei». Quello dei Tories di Cameron. Lo strappo a Strasburgo è preludio all’addio al partito di Silvio Berlusconi. E infatti: «Per quanto mi riguarda è un capitolo chiuso. Non ci sono più le condizioni per restare. Più che Fitto fuori da Forza Italia, direi che è Forza Italia che non c’è più. Stiamo lavorando per una prospettiva diversa». Berlusconi appare soddisfatto: «In passato qualcuno se n’è andato dal nostro partito e non è mai finito molto bene. Chi se ne va ci toglie un peso: siamo felici».