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 2015  maggio 18 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - CHE FARE CON QUESTI INCIDENTI STRADALI TERRIBILI


REPUBBLICA.IT
Parla il numero uno dell’associazione che sta spingendo - con l’aiuto di Renzi - sull’introduzione di questo nuovo tipo di reatodi VINCENZO BORGOMEO
Dopo varie “spinte”, infiniti annunci e mille proclami la proposta dell’omicidio stradale potrebbe finalmente diventare legge a novembre. Il percorso parlamentare è partito e “in ogni caso – spiega Stefano Guarnieri, motore di questa iniziativa e dell’associazione Lorenzo Guarnieri – il presidente Renzi ha anche promesso che se la legge si blocca da qualche parte si potrà ricorrere alla formula del decreto legge”.
Intanto però il tempo passa e le tragedie si ripetono.
“Già, vero: molti di questi ultimi fatti di cronaca probabilmente non si sarebbero verificati se il reato di omicidio stradale fosse stato trasformato in legge. Ma l’argomento è delicato: la sicurezza stradale è un tema complesso che richiede sempre un lavoro di squadra, la concentrazione di tante forze per raggiungere un obiettivo”.
Voi siete convinti però che la cosa funzioni.
“Facciamo due esempi. Il primo è quello della patente a punti: ha funzionato e dimostra che per ridurre morti e feriti servono buone leggi. E abbiamo il caso inglese, perfettamente confrontabile con il nostro (non parliamo infatti di Danimarca o altri Paesi simili) per via del numero di abitanti e di auto in circolazione: lì da 1988 hanno iniziato a lavorare sul reato di omicidio stradale per incidenti causati da guida pericoloso o sotto l’effetto di alcol e droga. Da subito il numero di vittime è iniziato a calare, fino a
dimezzarsi rispetto al nostro”.
Ci faccia un confronto fra Inghilterra e Italia.
“Facile, in Inghilterra se uccido una persona mentre guido sotto l’effetto di alcol e droga come minimo mi prendo otto anni di galera. In Italia nulla, nemmeno un giorno perché la pena prevista è di due anni e otto mesi, e quindi non c’è mai nessuna privazione di libertà: chi uccide su strada può continuare a farlo. Fra l’altro da noi essendo un reato colposo, anche in un secondo omicidio non ci può essere l’aggravante della recidiva".
Ecco lo spirito di questa legge: nessuna vendetta ma gistizia e prevenzione. Esatto?
"Assolutamente: si tratta di evitare innanzitutto che tragedie del genere si ripetano. Tenga presente che i casi di recidiva in questo tipo di incidenti mortali sono clamorosi, e sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia brilla per l’assenza di dati in fatto di incidenti stradali, però ad ogni omicidio stradale - come questi ultimi che si sono appena verificati – ci sono prove di recidiva".
Da dove arriva il nome Omicidio Stradale?
"L’idea è dell’Asaps, associazione amici polizia stradale, che con noi si batte per arrivare ad introdurre questo tipo di reato. Tutto è partito dalla clamorosa raccolta di firme. Prima del 2011 se ne parlava poco, oggi no, siamo a 80 mila sottoscrizioni e sondaggi che vedono gli italiani favorevoli all’80 per cento all’introduzione di questo nuovo tipo di reato".
Ma ancora non basta...
"Vero: il punto di vista di chi uccide o quello di chi è ucciso o può essere ucciso viene spesso confuso: si garantisce sempre troppo il primo caso. E poi il reato stradale non viene mai considerato tale".
Cosa può fare il singolo cittadino, cosa possiamo fare tutti noi?
"Tenere alta l’attenzione, mettere sotto pressione il Governo, ricordare ad ogni occasione possibile che il primo firmatario di questa legge è Matteo Renzi. La nostra è una battaglia di civiltà e aspettiamo dicembre con la certezza che qualcosa possa cambiare davvero in questo Paese".

CORRIEREDELMEZZOGIORNO.IT
PALERMO - Si chiama Pietro Sclafani il panettiere palermitano 50 enne che domenica a Palermo ha travolto ed ucciso Tania Valguarnera, giovane dipendente del call-center Almaviva, mentre stava andando a lavoro. La ragazza non aveva nemmeno trent’anni. L’esame tossicologico compiuto in serata ha accertato che il suo investitore aveva assunto stupefacenti, ecstasy e anfetamina. Il giudice Daniela Vascellaro ha convalidato l’arresto e disposto la misura della custodia cautelare in carcere per il 50 enne accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso arrestato poco dopo l’incidente.
Aveva patente sospesa
Nella ordinanza di 5 pagine letta dal magistrato in aula dopo una camera di consiglio durata quasi quattro ore si sottolinea la «particolare gravità del reato» e la «rilevante colpa» di Sclafani aggravata dall’uso di sostanze stupefacenti. Il narcotest a cui è stato sottoposto ha accertato la presenza, nel sangue dell’automobilista, di oppiacei, cannabis, anfetamine ed ecstasy. Per il magistrato, che ha in dettaglio ricostruito la dinamica dell’incidente costato la vita a Tania Valguarnera, sussisterebbero sia i gravi indizi di colpevolezza a carico del pirata della strada, sia il pericolo di fuga, visto che, dopo l’incidente, è scappato via. Forte anche il rischio di reiterazione del reato: più volte Sclafani era stato multato per eccesso di velocità e proprio ieri sarebbe dovuto andare dai carabinieri per consegnare la patente che gli era stata sospesa dopo l’ennesima contravvenzione.
Il pirata: «Sono addolorato»
L’uomo, che dopo l’incidente è fuggito senza prestare soccorso alla ragazza, è stato arrestato nel pomeriggio di domenica dalla polizia. Secondo indiscrezioni, Sclafani, al momento dell’incidente stava anche parlando al telefono. Nel 2014 gli era stata già ritirata la patente per eccesso di velocità, il documento gli era stato poi riconsegnato, ma avendo «collezionato» ben trenta contravvenzioni per guida troppo veloce, era stato avviato il nuovo iter di sospensione della patente.
«Sono addolorato - avrebbe detto Sclafani, secondo quanto riporta il suo legale Ninni Reina - e penso solo alla ragazza e ai suoi familiari». L’uomo ha anche negato, nel corso della convalida dell’arresto, di avere fatto uso di droga, circostanza emersa invece dall’esame tossicologico. Ma il punto è tutto da chiarire perché, ha spiegato il suo difensore legale, «le analisi delle urine e quelle del sangue sono in contrasto tra loro. Le prime sono negative, le seconde positive».
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Il Sit-in per Tania sul luogo dell’incidente
Sit-in sul luogo della tragedia
Oggi, intanto, sul tratto di marciapiede dove ieri Tania è stata travolta e uccisa i suoi colleghi del call center hanno organizzato un sit-in per chiedere al Comune di Palermo l’installazione di un semaforo pedonale all’incrocio tra la via Simone Cuccia e via Libertà. Per la giovane fiori e un minuto di silenzio. «Era un angelo, appassionata di scultura e un’artista meravigliosa; la famiglia è distrutta», racconta una collega, Rossella Stella, 40 anni, da 12 anni impiegata da Almaviva. I colleghi di Tania non riescono a darsi pace e come un mantra ripetono che «da anni chiedono l’installazione di un semaforo a chiamata, ma nessuno ha fatto nulla. Doveva per forza scapparci il morto?». «Questa è una strada maledetta», aggiunge Rossella Stella, «abbiamo lanciato una petizione anni fa per chiedere l’installazione di un semaforo. Quell’uomo è sceso dalla macchina, l’ha vista e non ha fatto nulla. Una bestia... ma le bestie sono migliori». «Tania era una ragazza meravigliosa», dice ancora la collega, «si era laureata e aveva raggiunto questo traguardo pagando gli studi con il lavoro nel call center, doveva sposarsi». Poi racconta: «Ieri eravamo in black out e eravamo affacciati alla finestra, quell’uomo è sceso dalla macchina, ha visto il corpo ed è scappato, abbiamo assistito a tutto e chiamato la polizia. Quell’uomo deve pagare con una pena esemplare».
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Tania morta investita, alcune delle sue creazioni
«Vogliamo un semaforo pedonale»
Al sit in è stato osservato un minuto di silenzio, seguito da un lungo applauso, per ricordare Tania. «Grazie per essere venuti - ha detto Fabrizio Guarnotta, che ha organizzato il presidio davanti alla sede di Almaviva - stiamo dimostrando senso di civiltà nonostante l’assurdità del momento. Non si può morire così». Intanto, i colleghi della giovane donna uccisa hanno promosso un’altra petizione per chiedere al Comune l’installazione di un semaforo pedonale nell’incrocio dove ieri si è verificato l’incidente.
Alla panetteria
A Villa Tasca, quartiere di Palermo, tutti conoscono Pietro Sclafani, il panettiere da anni ha un’attività in via Santissima Mediatrice. Nel centro commerciale ci sono una pescheria, una macelleria, un supermercato, rivendite di souvenir e alcuni bar. Da questa mattina nel viale davanti alla grande chiesa che dà il nome alla strada si parla solo della morte della ragazza. «Io mi metto nei panni della famiglia - dice il titolare di una gelateria -. Non si può accettare quello che ha fatto Sclafani. Siamo rimasti senza parole. Se fosse stata mia figlia non so cosa avrei fatto». Uno degli avventori della gelateria cerca di trovare qualche tesi a favore del panettiere. «Non lo giustifico, perché è scappato - dice - ma io più di una volta ho rischiato di mettere sotto un pedone che attraversa senza guardare o con il telefono in mano. O qualcuno in moto che guida in modo spericolato. Poi uno passa per pirata della strada, ma tutti prima di scagliare la prima pietra devono mettersi la mano sulla coscienza». I colleghi di Sclafani non sanno dei risultati dell’esame tossicologico.

FELICE CAVALLARO SUL CDS DI STAMATTINA
PALERMO Anziché alle 7 del mattino, aveva chiesto di entrare in ufficio alle 10, puntuale a quell’ora, oramai a pochi passi dal call center dove avrebbe timbrato il suo badge. Ma per Tania Valguarnera, trent’anni, felice per i preparativi del suo imminente matrimonio, l’appuntamento col destino l’ha segnato la fretta di un altro lavoratore. Un panettiere di 49 anni, Pietro Sclafani, al quale avevano ritirato la patente l’anno scorso, alla guida di un’auto trasformata in un proiettile che ha ucciso e catapultato quella povera ragazza sulla corsia gialla degli autobus. L’uomo è poi risultato positivo all’esame tossicologico.
È la tragedia di una domenica mattina sotto la pioggia di una Palermo attonita, una striscia di sangue, un’altra, nella centralissima via Libertà, all’angolo con via Simone Cuccia, proprio sotto il call center dove i primi soccorritori, nella speranza di potere aiutare Tania, non hanno trovato traccia dell’auto pirata e del suo conducente, fuggito via, ma rintracciato, ammanettato e finito in cella di sicurezza, in questura.
Adesso il procuratore della Repubblica Franco Lo Voi assicura che ci sarà un processo per direttissima e che il suo ufficio chiederà «una condanna esemplare». Nessuna pena potrà però bilanciare la disperazione del compagno che si preparava per le nozze né quella dei genitori, pietrificati nella loro semplice casa di Falsomiele, il quartiere periferico sulla circonvallazione da dove Tania Valguarnera era uscita mezz’ora prima dell’incidente.
I primi ad avvertire la polizia sono stati alcuni colleghi di lavoro della vittima, proprio alle 10 fermi alle vetrate su via Libertà per un breve black out dovuto ai temporali. Nei loro occhi sono rimaste impresse la sagoma della giovane, immobile sul marciapiedi, e una Fiat Doblò bianca ferma per un istante a due metri dal corpo, ripartita a velocità senza che l’uomo alla guida prestasse aiuto. Proprio queste testimonianze sono state decisive per rintracciare l’investitore.
Mentre scattava la caccia al pirata, senza patente perché più volte multato per eccesso di velocità, due colleghi scambiando la compagna di lavoro con un’altra, madre di due gemelli, hanno creato un equivoco rilanciato per ore dai siti online. Resta il dramma di un’esistenza stroncata nel pieno della creatività, visto che Tania, diplomata all’Artistico, specializzatasi in Scultura all’Accademia delle Belle Arti, aveva già organizzato diverse mostre con le sue opere. Sogno di un successo soffocato all’incrocio col destino.
Felice Cavallaro

NICOLA CATENARO SUL CDS DI STAMATTINA
CELANO (L’AQUILA) Lo hanno preso dopo una fuga di un’ora. Aveva la patente scaduta da due anni ed era imbottito di alcol e cocaina Luigi Antidormi, 33 anni, di Celano, l’uomo che l’altro ieri sera, intorno alle 22.30, ha tamponato violentemente uno scooter provocando la morte del quattordicenne Marco Zaurrini (avrebbe compiuto quindici anni il 6 giugno) e lasciando ferito il suo amico e coetaneo Michael.
I due ragazzi erano sullo scooter bianco e rosso su cui gli amici erano abituati a vederli quasi ogni giorno. Guidava Michael ed erano ormai quasi arrivati a casa, nel piccolo comune di Celano, dopo una serata trascorsa ad Avezzano (i due centri distano circa dieci chilometri), quando, secondo la ricostruzione degli uomini della polizia guidati da Paolo Gennaccaro, all’altezza del cimitero di Paterno, in un punto della statale particolarmente buio, sono stati centrati in pieno dalla Volkswagen Lupo di Antidormi. Un impatto violentissimo, forse anche a causa dell’alta velocità, che ha sbalzato di sella i due ragazzi e trascinato la moto 150 metri più avanti.
Le condizioni di Marco, soccorso dai primi automobilisti di passaggio e poi dal 118, sono apparse subito disperate. Il ragazzo, nonostante i tentativi di rianimazione, è morto poco dopo. L’amico che era alla guida dello scooter, invece, ha riportato un trauma cranico ed è stato portato all’ospedale di Avezzano dove è ricoverato in prognosi riservata.
Subito dopo l’impatto, l’investitore è fuggito. Quando la polizia è arrivata sul luogo dell’incidente, c’era soltanto l’auto, di cui peraltro Antidormi non risulta proprietario, in bilico sul bordo destro della carreggiata. Era aperta e con le chiavi inserite. Gli agenti, anche grazie alla descrizione fornita da chi lo aveva visto uscire dalla vettura, hanno rintracciato l’uomo dopo un’ora. Era nella sua abitazione di Celano e, quando ha visto la polizia, ha iniziato a imprecare. Che fosse in uno stato di alterazione lo hanno dimostrato gli esami a cui è stato successivamente sottoposto: tasso alcolemico tre volte superiore alla norma con test positivo alla cocaina e alla cannabis. È stato arrestato e messo ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida. Il pm Maurizio Maria Cerrato ha aperto un fascicolo per vari reati: si va dall’omicidio colposo all’omissione di soccorso e alla guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Antidormi ha vari precedenti per furti e altri reati e attualmente aveva l’obbligo di presentazione ai carabinieri della stazione di Celano.
Nicola Catenaro

INTERVISTA A RICCARDO NENCINI, MINISTRO DEI TRASPORTI

«La legge
sull’omicidio
stradale
pronta nel 2016»



Riccardo Nencini, sottosegretario ai Trasporti, quando sarà finalmente approvato il reato di omicidio stradale?
«L’impegno che abbiamo preso è per l’inizio dell’anno prossimo. Se ne parla da qualche anno, ma faccio notare che è inserito in una legge delega solo da sei o sette mesi».
A che punto è ora la legge?
«È stata approvata dalla Camera nell’autunno scorso con una larga maggioranza. Ora è al Senato, dove è una delle priorità: arriverà in Commissione Lavori pubblici subito dopo il Codice degli appalti di cui ci occuperemo questa settimana».
Chi incorrerà nel reato di omicidio stradale?
«Chi provoca la morte di qualcuno guidando sotto effetto di stupefacenti, in stato di ebbrezza, o a velocità particolarmente elevata».
Quanto si rischierà?
«Tra gli 8 e i 12 anni di carcere. E contestualmente scatterà il cosiddetto “ergastolo della patente”».
Che però non è un ritiro della patente a vita, giusto?
«Nella versione della legge votata dalla Camera era un ritiro a vita. Poi sono stati mossi rilievi circa un rischio di incostituzionalità del provvedimento. Per cui, al Senato, si è pensato di riformulare la norma e portare il ritiro fino a 30 anni».
È prevedibile che ci sarà una larga maggioranza anche al Senato?
«Qualche controversia c’è stata sull’ergastolo della patente, ma ora vedo una sinergia corale. Quando si scrivono le regole, è bene farlo con la maggioranza più ampia possibile».
[F. SCH.]


Minorenne al volante
uccide ciclista 64enne
Un minorenne di 15 anni, dopo aver rubato ai suoi la macchina, una Fiat Punto, ha provocato un terribile incidente sul lungomare di Mazara del Vallo uccidendo il 64enne Antonino Serra. Nella corsa l’auto ha divelto due panchine di marmo collocate sul lungomare, poi ha caricato sul parabrezza il Serra, che era in bicicletta, e lo ha trascinato per una trentina di metri schiacciandolo contro un albero che è stato divelto. Il ragazzino ha lasciato l’auto ribaltata ed è scappato a casa in stato di choc. È stato denunciato.