Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 17 Domenica calendario

C’È ANCHE IL CONDANNATO PER MOLESTIE

Nelle liste di Vincenzo De Luca c’è un condannato in primo grado per violenza sessuale su minori”. L’attacco arriva a freddo con un comunicato mattutino. L’azzurra Mara Carfagna rompe un embargo, un silenzio che ha avvolto per settimane e in qualche modo protetto un nome dal dibattito sugli impresentabili nelle liste collegate all’aspirante governatore Pd in Campania. “La mia storia personale, le mie battaglie mi impongono un intervento. Non posso tacere”, dice l’ex ministro delle Pari Opportunità di Berlusconi. Il nome del condannato, Carfagna non lo esplicita.
Ma gli addetti ai lavori sanno che si riferisce a Corrado Gabriele, candidato nel Psi. Gabriele è stato assessore regionale al Lavoro nell’ultima giunta di Antonio Bassolino. Era in quota Rifondazione Comunista, partito dal quale uscì candidandosi al consiglio regionale nel 2010 con il Pd, dove ha militato qualche anno prima di passare nel gruppo consiliare socialista. L’avviso di garanzia raggiunse Gabriele nel 2005. Rimise subito la delega di assessore nelle mani di Bassolino, che respinse le dimissioni e lo lasciò al suo posto. La condanna è arrivata nel 2011: 4 anni e tre mesi di reclusione, e una provvisionale di 10.000 euro a testa alle parti civili, al termine di un processo a porte chiuse che come sempre in questi casi ha sviscerato dettagli fastidiosi e urticanti.
I giudici della Terza Sezione del Tribunale di Napoli hanno ritenuto fondate le tesi del pm Giuseppina Loreto: Gabriele avrebbe molestato sessualmente le due figlie di primo letto della ex compagna durante la loro relazione. Una delle due ragazze era minorenne all’epoca dei fatti. Non ci fu, è bene chiarirlo, una vera violenza fisica. La sentenza è vecchia di 4 anni e ancora si attende l’inizio del giudizio di Appello. “Il processo deve fare il suo corso – sostiene Carfagna – ma pur non rinunciando al garantismo, non si può far finta di nulla.
Conosco Vincenzo De Luca, ha mille difetti, ma non può di certo accettare per pura convenienza politica di essere sostenuto da una persona su cui pende un’accusa di questo tipo. Sono però certa che sia lui che il premier Renzi troveranno il modo di prendere le distanze da questa scelta. Mi auguro con tutto il cuore che la presa di distanza non sia un banale ‘non sapevamo nulla’ e che arrivino parole nette e scuse a tutte le donne italiane e campane”. Gabriele replica con una lunga nota. Eccone un estratto.
“Anche le pietre a Napoli sanno che sono completamente estraneo ai fatti e alle circostanze, peraltro ridicole, che mi vengono imputate e proprio oggi sono ancor più ansioso di poterlo dimostrare, dato che finalmente verrà celebrato il processo d’Appello. Per fortuna ho un rapporto meraviglioso coi miei tre figli che sono cresciuti con me e che sanno bene chi è il loro papà. Mi spiace poi che proprio Mara – aggiunge l’esponente del Psi – che suo malgrado nel corso degli anni ha dovuto subire diversi attacchi per i suoi trascorsi personali, adesso tiri in ballo la mia persona e lo stesso Vincenzo De Luca per fatti ampiamente noti e che nulla hanno a che vedere con la politica”.
Vincenzo Iurillo, il Fatto Quotidiano 17/5/2015

***

L’UOMO DI DE LUCA CHE INCONTRAVA IL BOSS –
Sugli impresentabili, piazzati in una lista a sostegno della sua corsa a governatore, Vincenzo De Luca è stato chiaro: “Quei nomi messi di notte, io non ne sapevo niente”. Uno, invece, lo conosce benissimo perché è stato al suo fianco fin dalle primarie. Si tratta di Tommaso Barbato, candidato al consiglio regionale nella lista Campania Libera, civica, espressione proprio del presidente De Luca. Barbato è stato anche senatore dell’Udeur, il suo voto fu decisivo per la caduta del governo di Romano Prodi, nel 2008. L’ex senatore, tra l’altro, è indagato per voto di scambio in una inchiesta della Procura di Napoli. Barbato si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, ma non è finita. C’è un particolare sfuggito alle cronache sugli impresentabili di questi giorni. A fine aprile con decreto del presidente della Repubblica è stata sciolta per infiltrazioni camorristiche l’azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano a Caserta. Una struttura sanitaria gestita dagli emissari di Gomorra e dai politici locali all’insegna di clientele e favori. Tutto scaturisce da un’inchiesta della magistratura dello scorso gennaio dove compare anche il nome di Tommaso Barbato, il quale non è indagato. In particolare emergono i contatti, risalenti al 2007-2008, tra l’ex senatore e Francesco Zagaria, morto nel 2011, ritenuto il dominus della gestione criminale dell’azienda. Francesco ha sposato Elvira, sorella di Michele Zagaria, capo dei Casalesi, oggi in carcere al 41-bis. La Procura così definisce Francesco Zagaria: “Uno dei capi del clan dei Casalesi quando il cognato Michele Zagaria era latitante”. Secondo i magistrati il sodalizio criminale che ha tenuto in scacco l’azienda sanitaria “nasce nel 2006 quando Francesco Zagaria, grazie al supporto politico di Nicola Ferraro, allora segretario dell’Udeur regionale, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, fa nominare un suo uomo di fiducia dirigente generale del S. Anna e S. Sebastiano”.
Nell’ordinanza di arresto, eseguita lo scorso gennaio, c’è un paragrafo dedicato ai rapporti tra Francesco Zagaria e i politici. “A Francesco Zagaria si rivolgevano anche senatori della Repubblica come il senatore Tommaso Barbato”. E più avanti: “Il 23 novembre 2007, il senatore Barbato contattava Zagaria Francesco e lo invitava presso la propria abitazione sita nel comune di Marigliano. Il senatore sollecitava l’incontro per la necessità di affrontare alcuni argomenti. Dalle successive conversazioni emergeva che, effettivamente, Zagaria Francesco si era recato a Marigliano”. E al telefonoBarbato a Zagaria “Oh (…) Allora, senti ti devo parlare un momento, tu dove stai?”. E alla fine i due si incontrano. “Dopo il predetto incontro – si legge – dalle intercettazioni emerge, che lo Zagaria avrebbe dovuto fare ritorno presso l’abitazione del senatore Barbato”. Contatti e incontri tra Tommaso Barbato e l’uomo di Gomorra Francesco Zagaria, scomparso nel 2011, e ritenuto dalla Procura uno dei capi dei Casalesi durante la latitanza del cognato Michele.
Twitter: @nellotro
Nello Trocchia, il Fatto Quotidiano 17/5/2015

***

“GIOSI È INNOCENTE” IL PD DI ISCHIA RIVUOLE IL SINDACO RECLUSO –
Ferrandino è un cognome comune a Ischia ed è una contrazione dialettale di Fernandino, inteso come Ferdinando di Borbone. Un po’ di figli naturali lasciati qua e là, sulla terraferma e no, durante il suo regno. Ferrandino come Giuseppe detto Giosi, il sindaco arrestato per corruzione meno di due mesi fa, alla fine di marzo, nella retata per la metanizzazione fatta da una coop rossa, la Cpl Concordia.
Il ciclone mediatico è passato e oggi Ferrandino è ai domiciliari.
L’albergo di famiglia, quello della presunta tangente di 330 mila euro sotto forma di convenzione fittizia con la Cpl Concordia, affaccia su una baia da paradiso, a strapiombo sul mare e tra il verde dei boschi.
Domiciliari a tempo
A Ischia è prevista una riunione del consiglio comunale. Lunedì 12 maggio, di mattina. Il traghetto da Napoli ha sbarcato il solito manipolo di pensionati tedeschi in vacanza. Ischia è la meta prediletta della loro cancelliera, la Merkel. Durante il viaggio, nemmeno le bellezze che scorrono miglio dopo miglio addolciscono la loro faccia severa. Sembrano dire, questi volti: “Governassimo noi qui, vi faremmo vedere la perfezione”. Eppure anche a Ischia i nativi sono fieri e orgogliosi della loro diversità rispetto al continente. Nonostante le tangenti per il metano, nonostante le relazioni tra il sindaco renziano del Pd e la coop rossa incaricata dei lavori. Anzi, la maggioranza di centrosinistra è pronta ad accogliere Giosi Ferrandino al comune, di nuovo sindaco a tempo pieno. Prima o poi, dicono, i domiciliari finiranno.
In barca di notte
Il municipio di Ischia è vicino al porto. Enzo Ferrandino ha 44 anni. Fa il commercialista e la sua famiglia da decenni gestisce un’attività in centro. Enzo Ferrandino è solo omonimo del sindaco ma gli vuole molto bene. Quando Giosi è uscito da Poggioreale, il 23 aprile scorso, da Ischia sono partiti in barca, nella notte, per andare a prenderlo. Una gita di necessità, su cui indagano i pm. C’era anche Enzo Ferrandino: “Giosi è stato scarcerato alle dieci di sera ed era senza contanti e senza cellulare. Con lui c’era un’altra persona che usciva e che ha chiamato qui sull’isola. Così siamo andati. Che dovevamo fare? Lasciarlo lì?”. Enzo è un consigliere comunale del Pd. Come Giosi, arriva dalla Dc, che qui sull’isola vuole dire soprattutto Enzo Mazzella buonanima, doroteo gavianeo. Nella campagna elettorale per le regionali, il nome del Pd più “portato” è quello di Lello Topo, sempre doroteo ma ora renziano, figlio di Ciccio, autista storico di Antonio Gava.
Faide tra dorotei
Topo con i Casillo padre e figlio e Assunta Tartaglione, segretaria regionale, rappresenta la democristianizzazione dei vertici del Pd in Campania, responsabili del disastro che ha portato alle primarie vinte da Vincenzo De Luca. Adesso, però, Topo e la Tartaglione hanno litigato proprio su Ischia. La segretaria regionale vuole commissariare il partito e preme su Lorenzo Guerini, uno dei vice di Renzi al Nazareno. Al contrario, Topo difende l’integrità del circolo di Ischia, che vanta circa 140 iscritti. “Ischia non è Casal di Principe”, ha scritto Mauro Iovino, che coordina la redazione di uno dei due quotidiani locali, Il Golfo (l’altro è Il Dispari). Anche al comune vogliono evitare il commissariamento ed è per questo che Ferrandino ha ritirato le dimissioni da sindaco, firmate subito dopo l’arresto. L’obiettivo è arrivare alla fine della consiliatura, nel 2017. Dice Enzo Ferrandino: “Noi ci fidiamo di Giosi fino a prova contraria, fin quando la giustizia non stabilirà che è colpevole”.
La pecora nera
Sull’isola, le colpe di questa storia vengono fatte ricadere sul fratello Massimo, una sorta di pecora nera della famiglia di Giosi. Massimo Ferrandino che fa il consulente della Cpl (altro capo d’accusa dell’inchista napoletana) e che a Roma vive sullo stesso pianerottolo di un esponente della coop rossa. Come a dire: Giosi non sapeva quello che faceva il fratello. Ma c’è la convenzione fittizia con l’albergo? Rispondono: “È una cosa che fanno tutti e poi non c’è una telefonata di Giosi che parla di questo”. Insomma, impossibile scalfire la fiducia del Pd ischitano nel sindaco ai domiciliari.
L’inciucio
I comuni dell’isola sono sei, per un totale di 72mila abitanti, e Giosi è stato primo cittadino di Casamicciola fino al 2007. All’epoca era berlusconiano ma a Ischia aveva la nomea di buon amministratore e così il centrosinistra lo candidò nel comune capoluogo. Nel 2012 viene riconfermato nel segno di un inciucio con Forza Italia, che sull’isola vuole dire Domenico De Siano, albergatore e coordinatore regionale degli azzurri. Enzo Ferrandino spiega così la storia dell’inciucio: “Da anni ormai abbiamo un serio problema di collegamenti. L’azienda pubblica, la Caremar, ha solo due navi e soffre la concorrenza sleale dei privati. L’accordo con De Siano serviva a stabilire un rapporto con la giunta regionale di Caldoro, che è di centrodestra, ma l’assessore competente, Vetrella, è stato sordo a tutti i ragionamenti”. Enzo Ferrandino è seduto nell’aula consiliare. Di lì a qualche ora il comune sospenderà, ma non revocherà, la cittadinanza onoraria a Roberto Casari, il presidente della Concordia tuttora in galera. Continua Ferrandino: “Casari ha avuto il merito di portare il metano sull’isola”.
“Torna? Ben venga”
Anna Fermo è una funzionaria comunale ma anche segretaria del circolo Pd, quello che Guerini dovrebbe commissariare. Dice: “Il sindaco Ferrandino è stato uno dei fondatori del Pd qui a Ischia. Se torna ben venga. È un uomo molto amato, riconfermato col 76 per cento dei voti”. L’opposizione ha solo tre consiglieri, tutti di centro. Riprende Ferrandino: “Noi non siamo l’isola delle tangenti, come avete scritto voi del Fatto. Il nostro tessuto è sano”. In serata, il consiglio affronta la pratica Casari e rinvia, ancora una volta, il registro delle unioni civili proposto da Luigi Di Vaia, della sinistra del Pd. I dc prendono sempre tempo. Anche sul sindaco ai domiciliari.
Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 17/5/2015