Claudia Casiraghi, Libero 16/5/2015, 16 maggio 2015
(DE)MENTI SUPERIORI
Legato a una sedia, il cinese Wan Hu è saltato in aria portando con sé la convinzione di poter raggiungere le orbite celesti. Era il 1500, in Cina. Oggi al matto che s’è messo sotto il sedere 47 razzi, la Nasa ha intitolato un cratere sul lato oscuro della Luna. Questo fanno i pionieri. La sua epoca lo ricorda come un amabile mentecatto, ma sono tanti, come lui, a popolare il cono d’ombra al confine fra genio e idiozia. Un blog di nome «Non Sequitur», costruito tra serio e faceto, raduna centinaia di nomi dimenticati tra le pagine meno importanti dei libri di storia: uomini e donne, persino bambini, sfuggiti alla falce del tempo con la sola forza di un’idea. Strampalata ma potenzialmente brillante, come quella che a inizio Novecento indusse Friederich Wilhelm Voigt a travestirsi da ufficiale prussiano per farsi affidare una delegazione di soldati, ordire un finto colpo di Stato e scappare col tesoro cittadino. Il Kaiser Guglielmo II, folgorato da tanta sregolatezza, lo graziò: «È un amabile mascalzone».
Ci fu l’artigliere Franz Helm, che nel Cinquecento creò i gatti esplosivi, bestie legate a bombe (o bombe legate a bestie) in grado di infliggere danni oltre le mura nemiche. Morì lui stesso nell’esplosione di un felino.
Non essere mossi a compassione al ricordo dell’ingenuità di Raja Maharana Prata è pressoché impossibile. Il guerriero indiano, vissuto gloriosamente nella seconda metà del XVI secolo, è l’artefice della più insulsa disfatta finora tramandata dalla storia del suo Paese: decise di mascherare i cavalli della propria armata così che somigliassero a elefanti, in modo che i pachidermi dell’esercito nemico li scambiassero per cuccioli della loro stessa specie e non li attaccassero. Fu sbaragliato, ucciso e infine cotto nell’olio. L’idea non era malvagia, ma valicò quel labile confine di cui sopra.
Anni più tardi, nel bel mezzo della II Guerra Mondiale, Jasper Maskelyne, trasformista inglese alla guida di un plotone di gente matta come lui (la «Banda dei miracoli»), riuscì dove l’indiano aveva toppato: creò un esercito di cartone, schierò in prima linea carrarmati gonfiabili e completò il quadro servendosi di paracadutisti di carta e trasporti-truppe di marzapane. Con grande stupore di tutti, beffò Rommel e gli Africakorps di Hitler, che sprecarono un sacco di munizioni. Favolosa la ricostruzione di quanto accadde alla corte dei Conti Carlisle di Londra due secoli e mezzo fa: un esaltato, John Joseph Merlin, decise di dare una dimostrazione pubblica della sua ultima invenzione. Si narra - e «Non Sequitur» riporta, fonti alla mano - che sfrecciò a gran velocità su un palco dove Johann Christian Bach (figlio di Johann Sebastian) suonava il violino. Inarrestabile, Sir Merlin si avventò sul piccolo Bach, gli strappò di mano lo strumento, schizzò via e si schiantò contro una preziosa vetrata, piombando giù per la tromba delle scale. Dove gli astanti lo presero a ombrellate. Non aveva inventato i freni, ma i pattini a rotelle sì. Fu la dimostrazione plastica del «genio incompreso». Una sorta di minus habens poi riabilitato dal decorso della Storia.
Di esempi come questi il signor Simone, padre di «Non Sequitur» ne racconta a bizzeffe, riaprendo un dibattito antico quanto la Filosofia. Che cosa sia un genio, se sia possibile definirlo in maniera oggettiva e quindi identificarlo con sicurezza, però, «Non Sequitur» non lo dice. Agiografico, si limita soltanto a porre una questione in grado di affascinare il pubblico in maniera trasversale. Per ogni Leonardo consacrato a gloria eterna, ci saranno sempre innumerevoli Icaro, lacerati dall’ostinazione di voler volare.