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 2015  maggio 15 Venerdì calendario

[...] Tornando a parlare dei gol di casa nostra, Antonio Di Natale è la conferma che il calcio è delle persone normali

[...] Tornando a parlare dei gol di casa nostra, Antonio Di Natale è la conferma che il calcio è delle persone normali. E` alto 1,70, il suo peso forma è intorno ai 68 chili. Sembra un uomo dell’immediato dopoguerra, uno dei tanti meridionali che partirono con la valigia legata con lo spago per costruirsi una vita. In realtà, Di Natale è quasi una dimostrazione inversa del calcio. Nato con grandi doti tecniche, trova lentamente il suo senso del gol. Ha anche lui la sua nostalgia. Viene portato via da Napoli e da una famiglia di quattro fratelli, più uno adottato che lui chiama Masaniello, per andare a giocare nell’Empoli. E` un ragazzino, soffre, scappa. Lo convince a tornare Montella, ragazzo come lui, napoletano come lui. Ma la stranezza è il gol. Tarda ad arrivare. Di Natale, come spesso i brevilinei, gioca all’ala. Ha il guizzo, salta l’avversario, poi sotto porta arriva raramente. Difficile giudicarlo. Così, fino a trent’anni fa quasi soltanto la riserva in serie A e una sola volta va oltre i dieci gol. Arriva a 13 con l’Empoli nel 2003. Tutti dicono sia fortissimo, ma nessuno si fida fino in fondo. Il calcio e` stato pieno di idoli dimezzati. Di Natale però ha qualcosa di più anche degli slogan. Arriva all’Udinese nell’estate del 2004. Segna poco, 15 reti nelle prime due stagioni, 68 presenze. Comincia la sua vera carriera l’anno successivo. E` già quasi vecchio, ma non lo fermano più. Incredibile la sua continuità: 11-17-12-29-28-23-23-17 gol a stagione in campionato. Più di lui nei principali campionati europei segnano solo Messi e Cristiano Ronaldo. Di Natale ha il pregio dei fuoriclasse della sua statura, aggiunge potenza alla velocità. La tecnica e` quella dei migliori giocatori europei. Purtroppo, non ha livello internazionale. Ogni volta che la Nazionale punta su di lui resta delusa. A quel livello, da` il suo contributo, ma non ha leadership. Nell’Udinese, invece, è tutto. Il suo e` un genere strano, fatto di colpi eccezionali che diventano quasi normali. E` come conoscesse la chiave per prendere controtempo i difensori. E`, insomma, uno straordinario talento naturale che con gli anni ha saputo investire sulle proprie energie. Uno scatto solo quando serve, solo quando puo` portare al gol. Non per pigrizia, ma per dovere verso se stesso, verso il proprio fisico. Avesse giocato in una grande squadra ne parleremmo come di un fenomeno. Non ha creduto fino in fondo a se stesso, si e` sempre un po’ accontentato. Nel 2010 rifiutò la Juventus per non spostare la famiglia da Udine. Non era un predestinato, ha accet-tato la vita, ha preso quello che aveva, ma si e` sempre migliorato. Coraggioso nel tiro, più per snobismo che per convinzione, la difficoltà come un modo di affermare il talento, un modo di giocare con se stesso. Un attaccante eccezionale che poteva giocare dovunque, ma con calma. Con il senso di qualcosa di superiore e non travolgente. [...]