Guido Olimpio, Corriere della Sera 15/5/2015, 15 maggio 2015
ASSAD - Lo hanno dato spesso per spacciato ma Bashar Assad è ancora al potere. Anche se ogni giorno che passa diventa più logoro e il regime mostra segni di fatica
ASSAD - Lo hanno dato spesso per spacciato ma Bashar Assad è ancora al potere. Anche se ogni giorno che passa diventa più logoro e il regime mostra segni di fatica. Inevitabile dopo anni di guerra civile in Siria, con avversari tanto agguerriti quanto divisi. In quest’ultimo mese si sono accumulati segnali non buoni per il presidente. Il primo viene dal fronte. L’Isis incombe su Palmira, città simbolo. I qaedisti di Al Nusra, insieme ad altre fazioni islamiste, hanno segnato vittorie nella regione di Idlib, pronti forse ad avanzare nel feudo alawita di Latakia. Non vanno bene le cose nel sud, al confine con Israele. Quadro che conferma le capacità ridotte dei lealisti, la mancanza di uomini, la cattiva organizzazione, le carenze croniche, l’affidarsi alle milizie sciite. Difficoltà che si rispecchiano poi nelle tensioni interne. Si rincorrono, tra smentite e conferme, le voci su gerarchi eliminati perché non più fidati. Seguono le notizie su contrasti tra ufficiali locali e quelli iraniani, arrivati a puntellare il regime alleato. Tornano gli scenari diplomatici che sognano una transizione, con il raìs che lascia il campo. Bashar ha risposto con un’offensiva, gestita dagli indispensabili Hezbollah, sulle alture del Qalamun. Un modo per riacquistare l’iniziativa e smentire chi lo ritiene sull’orlo della disfatta.