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 2015  maggio 15 Venerdì calendario

CHI HA PAURA DEL PAPA VERDE


SAN FRANCISCO. Attenzione, attenzione, cattolici americani. Dio è Verde, e forse la notizia non vi farà piacere. Anche perché, oltre ad essere verde è anche un po’ comunista. È stato Papa Francesco ad annunciarlo, con un’enciclica che si prevede avrà – è il caso di dirlo – l’effetto di uno tsunami. Secondo le anticipazioni vaticane, saranno 50-70 pagine (non scritte in latino) in cui Jorge Mario Bergoglio, 266° pontefice della Chiesa cattolica condannerà la manipolazione della natura come peccato contro Dio; dirà inoltre che l’economia capitalistica, con la sua produzione e i suoi consumi inquinanti, è responsabile del pauroso mutamento climatico cui stiamo assistendo; e che questo, con tifoni, carestie, siccità e inondazioni colpisce soprattutto i poveri del mondo e aumenta il loro numero. I cristiani cattolici sul Pianeta – 1,2 miliardi di battezzati – saranno dunque chiamati non solo a rispettare l’armonia concepita da Dio, scegliendo uno stile di vita frugale e consono (non si sa se l’enciclica si pronuncerà anche sul matrimonio gay), ma anche ad opporsi a chi persegue il suo turbamento.
L’attesa che circonda la pubblicazione dell’enciclica è, come ben si intuisce, enorme. La Chiesa cattolica, dopo un periodo di abulia, entra di nuovo nel futuro del mondo, come un grande soggetto politico, nemica del petrolio, di Wall Street, di big Food, big Pharma, big Monsanto, paladina dei poveri, dell’acqua pubblica, dello sviluppo sostenibile. In breve: il rifugio mondiale dall’ingordigia capitalistica.
Il testo dell’enciclica ecologica (già definita «epocale» e paragonata, per peso sociale, alla Rerum Novarum di Leone XIII nel 1891 sulla «questione operaia») sarà reso noto tra poco e sarà lo stesso Francesco a condurre il promotion tour in occasione della sua visita pastorale negli Stati Uniti, davanti al Congresso americano e all’assemblea dell’Onu. Negli Usa, la presentazione dell’enciclica sarà accompagnata dalla mobilitazione della più potente «filiale» del cattolicesimo mondiale: 195 diocesi, 19 mila parrocchie, 40 mila preti, 75 mila suore, 150 mila insegnanti delle scuole cattoliche. Il Vaticano ha previsto tre mesi di propaganda, riunioni, assemblee, presenza mediatica dei suoi più importanti testimonials.
Ma non è affatto detto che le idee di Francesco ricevano un’adesione entusiasta. Anzi. Il famoso «scisma americano», la cui possibilità si era già fatta avanti sulle aperture di Francesco alla famiglia gay («chi sono io per giudicare?») potrebbe ora nutrirsi di imbarazzanti temi quotidiani (è peccato comprare un Suv? E perché il mio vescovo lo usa? McDonald’s sfrutta i campesinos? Perché la mia parrocchia non è riscaldati» da pannelli solari?), e naturalmente si riverbera nella politica.
I vaticanisti prevedono che l’enciclica sull’ambiente avrà contenuti radicali; nessuno però sa prevedere il suo impatto politico; se non che è una botta contro i repubblicani. I calcoli sono presto fatti: si dichiarano cattolici il 30 per cento dei deputati e senatori e sono cattolici la maggior parte dei politici repubblicani, dallo speaker della Camera John Boehner, ai candidati presidenziali Marco Rubio e Jeb Bush (convertito). Il problema è che i repubblicani si oppongono radicalmente alla visione del mondo di papa Francesco. Per loro, l’industria capitalistica non è responsabile del cambiamento climatico in corso, sempre ammesso che questo esista veramente (e sfoderano un sacco di ricerche che dimostrano il contrario) e comunque solo ed unicamente l’homo economicus, nella sua forza titanica, vanta diritti sulla natura. Il Papa si occupi di morale, che è il terreno suo; ma non si occupi di come funziona veramente il mondo. Ma sono effettivamente preoccupati per questa inaspettata invasione di campo.
Non si può dargli torto. La Chiesa cattolica non si era mai occupata più di tanto dell’armonia della natura di fronte alla furia distruttrice del capitalismo. Non aveva certo difeso gli indiani sterminati dai colonizzatori bianchi, né aveva preso posizione sullo scandalo dello schiavismo, fondamento della lucrosissima economa dello zucchero e del cotone, né sui danni provocati dall’industria chimica, e nemmeno sul cancro provocato dall’industria del tabacco. Perché proprio adesso, i cattolici si mettono a discettare sull’aumento della temperatura del Pianeta? L’ecologismo, storicamente, non nasce certo in Vaticano. Piuttosto all’interno della cultura laica; più che prodotto della morale, è figlio del malessere da benessere: progredisce più in società ricche e mature, approfitta della libertà accordato alla ricerca scientifica, interpreto i bisogni, e le paure, della parte più libera dal bisogno. La Chiesa non ha molta parte in questa storia, né contro le centrali nucleari, né contro l’inquinamento. Anzi, quando i temi ambientali diventarono radicali, specie in America Latina, la parte della Chiesa schierata dalla parte degli umili, la cosiddetta Teologia della Liberazione, fu duramente sanzionata dal papato di Karol Wojtyla (e ci mise anche del suo l’allora vescovo di Buenos Aires, Bergoglio). In tempi più recenti, è vero, comparve un documento di Benedetto XVI sull’ambiente, ma nessuno lo ricorda; piacevole ma dimenticabile, come una bibita in una giornata afosa.
Per cui ha destato scalpore che Francesco abbia fatto precedere l’enciclica da una solenne dichiarazione della Pontificia Academia Scientiarum (28 aprile 2015, sottoscritta da leader religiosi, politici, industriali e scienziati) che lega – nella scienza e nella fede – i mutamenti climatici alle nuove povertà e condanna l’egoismo capitalistico come avversario dell’armonia del Pianeta. Un bel ribaltone, per gli scienziati vaticani, così arroganti ai tempi di Galileo, da sempre così insensibili ai diritti delle donne, così sospettosi verso le scoperte scientifiche. La stessa Accademia Pontificia che (sulla base delle laicissime acquisizioni genetiche) aveva dichiarato l’ovulo fecondato una personalità giuridica e quindi l’aborto, o addirittura la contraccezione, sinonimo di omicidio.
E sarà proprio, paradossalmente, sull’autorità scientifica che si appunteranno le critiche alla scelta di campo di Francesco. Ma questa volta da parte della conservazione. Che autorità ha il Papa su queste materie? Cosa sanno i suoi scienziati sui livelli di emissione di anidride carbonica? Perché non ascoltano anche il parere di associazioni scientifiche indipendenti che negano l’importanza delle attività industriali nel surriscaldamento del Pianeta? Come è possibile che un materialismo partigiano si sia incistato dentro la Chiesa di Roma? La questione, poi, ha una sua valenza teologica Se il Dio della Bibbia assegnò ad Adamo il dominio su tutte le forme di vita esistenti sulla Terra, come può ora il pontefice di Roma accusare i figli di Adamo di maltrattare la Terra? Non è forse la Terra una proprietà dei figli di Adamo? Se gli scienziati vaticani condannarono l’omosessualità come una malattia, con che diritto Francesco adesso vuole invece accogliere i gay nella Chiesa? Se l’armonia della natura era vigente nel giardino dell’Eden, perché la Chiesa non difende quell’armonia fondata sul matrimonio tra uomo e donna?
In fatto di teologia, gli americani sono molto agguerriti. Qui la religione si è inventata i predicatori televisivi, Scientology, Armageddon, il Tea Party. L’anno scorso un oscuro cardinale, Raymond Leo Burke, riuscì a bloccare le aperture ai gay («la nostra Chiesa è anche la vostra casa») proposte dal Sinodo sulla Famiglia e lo fece a botte di citazioni di dimenticati concili medievali. Sembrava una macchietta, ma fece vedere quanto la resistenza alle innovazioni di Bergoglio fosse diffusa e consistente. Come reagiranno ora alle «provocazioni» di Francesco sui temi dell’ambiente? Chi è vicino al papa prevede: «Il dieci per cento ci sarà contro, il 90 per cento ci accoglierà con gioia», ma è chiaro che il papa sta sfidando il suo elettorato. Ha schierato le sue divisioni in una battaglia politica fondamentale per la ridefinizione della Chiesa stessa, e ha scelto l’America del Nord come il decisivo campo di battaglia, ma sta indubbiamente rischiando. Non manca molto, e in tutti i dibattiti televisivi, ai candidati alla presidenza sarà chiesto che cosa pensano dell’enciclica del Papa sui mutamenti climatici. Hillary Clinton non avrà problema: «Bellissima, un grande atto d’amore del Santo Padre, a cui tutti, e non solo i cattolici, devono fare riferimento, per l’autorità morale di chi l’ha scritta». Ma i candidati repubblicani non potranno dire lo stesso, perché loro sono finanziati da petrolieri e finanzieri che vedono Bergoglio come il fumo negli occhi e un criptocomunista: non è stato lui a concludere l’accordo di Obama con Cuba? E quindi diranno che l’America non prende lezioni da un papa straniero. (Uhm, uhm. Non sembra così forte, come posizione). Ma se invece dicessero, semplicemente, che non riconoscono l’autorità del Papa su queste materie; a quel punto, cosa mancherebbe allo scisma vero e proprio?
Papa Francesco governa un’istituzione in difficoltà; poteva scegliere di arroccarsi nella tradizione, di difendere le radici del suo potere, un’idea di autorità. E invece ha cambiato linea. In America, nel perdurante centro dell’Impero, dove la modernità ha distrutto l’ipoteca religiosa sulla sessualità, dove il Vaticano è rimasto scosso – terribilmente scosso – dallo scandalo dei preti pedofili; dove il cattolicesimo è insidiato dalla Chiese Evangeliche, che conquistano adepti sia nella decadente popolazione bianca che nella ascendente popolazione latina, la Chiesa di Roma è, inaspettatamente, diventata verde. Anzi verdissima, quasi rossa. Ha un compito molto difficile, quasi una mission impossible. God bless Saint Francis of Assisi.
Enrico Deaglio