Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/5/2015, 15 maggio 2015
PERISCOPIO
Aglio e cipolla crudi aiutano contro i tumori. Per non parlare delle malattie sessualmente trasmissibili, che a distanza non attaccano. Il Rompispread. MF.
Corea del Nord, il capo delle Forze armate giustiziato con una cannonata. Ì il loro rito abbreviato. Spinoza. Il Fatto.
(mfimage) Quando mettono in prigione un povero non è detto che sia colpevole. Quando assolvono un ricco, non è detto che sia innocente. Ferdinando Camon, La mia stirpe. Garzanti, 2011.
La Rai, che gode già di un canone di 1.600 milioni, dovrebbe cercare di vendere meglio i proprio spazi. Negli ultimi tre anni ha ridotto il costo della pubblicità del 40% e questo è un fatto negativo perché fa male al mercato. Urbano Cairo. Agenzie.
Le vicende dei direttori del Corriere della Sera in quest’ultimo dopoguerra dimostrano che, come per qualunque altro giornale o giornalista, essere scomodi e temuti fa comunque bene, anche se il potere non te lo perdonerà. Però, se chini la testa, non ti darà scampo. Antonio Padellaro. Il Fatto.
Alberto Cavallari è stato bruscamente cacciato dal Gazzettino. È uscito male, scrivendo un pezzo di congedo polemico, che la proprietà gli ha censurato, e inducendo alle dimissioni cinque poveri diavoli che ora resteranno sul lastrico. Evidentemente contava di mettere in crisi il giornale, e ha telefonato la notizia a mezza Italia, sperando di farne un caso nazionale. Ma solo l’Unità gli ha dato corso, per i propri interessi. Un brutto tondo, che ribadisce il brutto carattere dell’uomo. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Rizzoli, 2009.
La sostituzione dell’uomo con le macchine appare solo un ripiego, anche se queste funzionano e quello no. Massimo Bucchi. scrittore satirico. ilvenerdì.
«Tutti i migranti che arrivano vanno raccolti», dice il Papa. Bello! «Ma ci staranno tutti in Vaticano?». Vignetta di Grazia Nidasio. Corsera.
Giorgio Napolitano, adesso che si è dimesso da presidente della repubblica, si dedicherà ai suoi nipotini. Ai quali, per farli addormentare, potrà raccontare tante favolette: quella dei Saggi che nominò per fare le riforme, ma che da un giorno all’altro sparirono come folletti magici; la storia di SuperMario Monti, che mise a Palazzo Chigi per salvarci dallo spread cattivo; oppure quella del Grillo parlante, che ogni volta che apriva bocca se la prendeva con lui. Dario Vergassola. ilvenerdì.
Perché ci vogliono sette anni per realizzare una stazione della metro? In sette anni, in Cina, costruiscono dieci città. Non solo. Alcuni recenti scavi milanesi (Sant’Ambrogio, piazza Novelli) sono diventati incubi pluriennali, per i residenti e i milanesi in genere. Basta un ricorso in tribunale, e si ferma tutto. Lo sanno il sindaco Pisapia e l’assessore Maran? Beppe Severgnini. Sette.
Nel 1926, quando tutti s’interrogavano sul perché era crollata improvvisamente una grande forza, come quella del Partito socialista, la Luxemburg disse in un’intervista a Giovanni Ansaldo: «Non cercate ragioni speciali. In quel momento fummo guidati da chi non aveva sofferto. Non si poteva vivere ancora, dopo vent’anni, sulle sofferenze del Movimento socialista e democratico alla repressione crispina, quando andavano in galera lavoratori socialisti, repubblicani e cattolici». Rino Formica (Silvia Truzzi). Il Fatto.
È finita male con Roberto D’Agostino. Mi fece perfino la prefazione a un libro, Jo, anni fa. Mi invitò a casa sua. Ero affascinato da lui e dal suo mondo. Era l’estetica di Arbore, di Quelli della notte. Poi si ruppe qualcosa quando cominciai a prendere qualche posizione politica. Diceva: no, devi restare quello che eri? Avrà avuto le sue ragioni. Anche se, devo dire, non c’ho perso un’ora di sonno. Jovanotti (Gian Antonio Stella). Sette.
Anche Vasilij Grossman è in fuga, ma a Sud di Tula fa una deviazione e arriva a Jasnaja Poljana, la casa di Tolstoj. «La tomba di Tolstoj. Sopra il rombo dei bombardieri, il fragore delle esplosioni e la calma maestosa dell’autunno. Tutto così difficile. Di rado ho sentito una simile pena». Poi la controffensiva del generale Timoenko, Mosca è salva. Il fango, il gelo hanno fatto da muraglia. «Solo sei ore fa i tedeschi erano accampati in questa izba. Hanno lasciato sul tavolo carte, borse, elmetti. I loro corpi, dilaniati dal piombo sovietico, sono riversi sulla neve. Vasilij Grossman, romanziere russo. Uno scrittore in guerra. Adelphi (Corrado Stajano). Corsera.
Il circolo Cooperativo sta nel Kreis 4, il Quartiere 4 che pullulava illo tempore di italiani. Sui documenti erano Gastarbeiter, lavoratori ospiti. Ma, come ricordava il giornalista e scrittore Dario Robbiani in un libro appassionante di qualche anno fa, gli svizzeri li chiamavano Cìnkali. Da cink, il «Cinque!» urlato da quegli sconosciuti durante le partite a morra. Alieni. Marco Cicala. ilvenerdì.
Sono un operaio di 65 anni. Ho sempre votato Forza Italia (anche quando si chiamava Dc). Ma ho saputo dalla stampa che il movimento è in crisi finanziaria. Mi permetta di donare 99 mila euro a mio nome, 99 mila euro a nome di mio zio e altri 792 mila euro divisi per altri otto parenti. Non per vantarmi, ma ho una rendita di buoni fruttiferi postali che mi permette tutto ciò. Mi permetta un appunto, perché non facciamo anche noi come la sinistra? Gli artisti legati a questo carrozzone sono pagati moltissimo. Loro, per riconoscenza, versano il 50% dei guadagni. Perché non formiamo un bel carrozzone anche noi? Maurizio Milani, Lettera alla senatrice Mariarosaria Rossi, da Lettere d’amore. Wingsbert House editore.
A Roma, lo scrittore Gogol’ abitò in due diverse case, entrambe molto vicine a piazza Barberini: la prima era in via Sant’Isidoro (oggi via degli Artisti), la seconda in quella che oggi si chiama via Sistina, ma che a metà Ottocento per tutti era ancora confidenzialmente la «strada Felice», dal nome del Pontefice che l’aveva voluta, aperta e risistemata, cioè Felice Peretti, Sisto V. La prima cosa che Gogol’ fece, in quel 25 marzo del 1837, fu andare a San Pietro per assistere alla messa pasquale celebrata dal Papa. Della basilica lo colpì la vastità: «Nella chiesa c’erano alcune migliaia di persone, ma ciononostante sembrava vuota», raccontò in una lettera alla madre. Nicoletta Tiliacos. Il Foglio.
Dopo una vita nell’aldiquà, come puoi temere l’aldilà? Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/5/2015