Mariangela Pira, MilanoFinanza 14/5/2015, 14 maggio 2015
UN APRILE SUPER PER LE BORSE CINESI
Le direttive di Pechino sono chiare. Le società controllate dallo Stato devono ridursi a 40 dalle attuali 112, perché uniscano le forze e diventino giganti globali in grado di competere con quelli occidentali. Ma quali gruppi potrebbero essere protagonisti della prossima ondata di M&A in Cina? Quella delle aziende pubbliche è una riforma chiave per il governo e prevede l’aggregazione di alcune delle più importanti aziende pubbliche sul mercato.
Non è un caso che in aprile, e agli inizi di maggio, si confermino positivi per le borse asiatiche, grazie al traino di quelle cinesi e alle aspettative dovute proprio alle riforme del governo volte ad aprire l’economia al mondo. I rumor insistenti riguardano le fusioni tra big quali Sinopec e PetroChina nell’energia, China Telecom e China Unicom nelle tlc e China Eastern Airlines con China Southern Airlines nel settore delle linee aeree. Pechino intende creare brand riconosciuti, che puntino su competitività internazionale e innovazione. Tra gli obiettivi anche forme di proprietà mista, per intaccare i monopoli naturali, nei settori quali energia, infrastrutture e tlc, in modo da attrarre investimenti privati; saranno inoltre abbandonate le attività non strategiche; infine, si guarderà a fusioni e acquisizioni, anche all’estero. Si cercherà soprattutto di evitare che gruppi in grado di collaborare competano tra loro anche quando si tratta di aggiudicarsi appalti all’estero. La JK Capital Management di Hong Kong fa notare come sull’onda di tali speculazioni gli indici e i titoli delle società probabili protagoniste di queste riforme abbiano avuto performance viste raramente in passato. Colossi come PetroChina sono ai massimi da sette anni. Oggi il governo centrale controlla 112 conglomerati e 277 aziende pubbliche quotate sulle piazze di Shanghai e Shenzhen. La capitalizzazione totale supera 1.600 miliardi di dollari. «Le borse sono cresciute nel solo mese di aprile», si legge nel report di JK Capital, «dal 13% dell’Hang Seng a Hong Kong al 18,5% dello Shanghai Composite A shares». Anche l’attività sul mercato, continuano gli esperti, ha raggiunto livelli senza precedenti, tanto che i volumi sulle tre principali borse cinesi (Hong Kong, Shanghai e Shenzhen) il mese scorso erano pari a 3,6 volte quelli scambiati sul New York Stock Exchange e sul Nasdaq: 254 miliardi di dollari al giorno in Cina contro 71 miliardi negli Usa. Guardando invece solo alla Cina, i volumi scambiati ad aprile 2015 erano 7,5 volte quelli scambiati nello stesso mese del 2014. Oggi Hong Kong è il terzo mercato azionario globale dietro Shanghai e Shenzhen, e davanti a Tokyo. I tre mercati cinesi rappresentano il 18% della capitalizzazione globale, rispetto al 35% degli Usa. Altra conferma che aprile è stato un mese super per le borse cinesi è il fatto che la quota di investimento stabilita da Pechino per lo Shanghai Hong Kong Stock Connect sia stata usata per intero diverse volte, tanto che le autorità penserebbero di ampliarla. È anche emersa la possibilità di un altro Stock Connect, quello tra Shanghai e Taiwan. Pechino accelera anche sull’apertura dei flussi di capitale, attesa dagli investitori a livello globale. Un tassello sarà l’inclusione dello yuan nel paniere del Fmi.
Mariangela Pira, MilanoFinanza 14/5/2015