Luca Gualtieri, MilanoFinanza 14/5/2015, 14 maggio 2015
I BANCHIERI VOGLIONO LA SUPERPOP
La fase di riflessione iniziata subito dopo le assemblee di bilancio potrebbe non durare ancora a lungo per le banche popolari italiane. Almeno non per tutte, se è vero che oggi il top management di molti gruppi ha le idee sempre più chiare sulle aggregazioni in arrivo. Ieri il tema del risiko è stato al centro delle conference call di due tra i maggiori player del sistema, la Popolare di Milano e la Popolare dell’Emilia Romagna.
Entrambi gli istituti sembrano orientati verso una fusione alla pari che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe realizzarsi in tempi spediti. «Non siamo attendisti, partiremo velocemente con l’analisi delle opportunità», ha esordito il consigliere delegato di Bpm Giuseppe Castagna durante l’incontro con la comunità finanziaria. La banca di Piazza Meda (che non ha ancora selezionato gli advisor per l’eventuale aggregazione) è reduce da un anno denso di prove e con i risultati del primo trimestre (utile netto di 64,3 milioni e impieghi in crescita dell’1,6%) ha confermato il suo stato di buona salute. Ecco perché oggi il mercato guarda all’istituto come a uno dei candidati favoriti alle aggregazioni in arrivo. Dopo l’assemblea di aprile, «finalmente serena e tranquilla, ci apprestiamo a scendere in campo e adesso cominceremo a guardare a progetti con altre banche popolari», ha spiegato ieri Castagna, aggiungendo che l’obiettivo «è quello di creare gruppi bancari importanti, che possano sostenere la ripresa del Paese. Ci piacerebbe sapere se sono possibili aggregazioni con banche più forti per essere poi poli aggreganti con altri istituti più piccoli». L’operazione insomma dovrebbe coinvolgere i soggetti maggiori, portando così alla nascita di quella superpopolare di cui si sussurra ormai da mesi in ambienti finanziari. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso anche Alessandro Vandelli, amministratore delegato della Banca Popolare dell’Emilia Romagna (profitti . Il banchiere infatti ha escluso una fusione con una banca non quotata, definendola «molto, molto difficile». L’annuncio del banchiere, che sembrerebbe sgombrare il campo dalle ipotesi su un intervento nel Nordest, corrobora lo scenario di una fusione tra uguali con istituti quotati anche per Bper. L’istituto modenese comunque potrebbe muoversi meno rapidamente della Bpm: «Sarà necessario attendere ancora alcuni mesi per capire se sarà possibile un merger con un’altra popolare. È un periodo di transizione», ha spiegato il banchiere, lasciando intendere che i giochi sono ancora del tutto aperti.
Se insomma l’intenzione è quella di dar vita a grandi poli, non è escluso che il processo aggregativo avvenga in più tappe. Partendo magari da operazioni di taglia minore che coinvolgano istituti di piccole dimensioni, per poi convergere nel giro di un anno verso la superpopolare. Una strategia di questo tipo del resto permetterebbe di equilibrare i pesi dei futuri partner, potenziando la massa critica dei soggetti oggi più fragili.
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 14/5/2015