Paolo Lepri, Corriere della Sera 14/5/2015, 14 maggio 2015
In un mondo dominato dalla minaccia dell’estremismo islamico, è giusto rendere le nostre società meno «passivamente tolleranti», come ha detto ieri il primo ministro britannico David Cameron
In un mondo dominato dalla minaccia dell’estremismo islamico, è giusto rendere le nostre società meno «passivamente tolleranti», come ha detto ieri il primo ministro britannico David Cameron. E’ giusto al di là delle scelte di campo, e tenendo conto proprio di quei valori universali che sono patrimonio anche e soprattutto del liberalismo nelle sue varie declinazioni politiche. Esiste una terza via, infatti, tra un multiculturalismo «disarmato», frutto di omissioni intellettuali, o un revisionismo «aggressivo», stimolato dalle paure più rumorose, spesso generalizzate, presenti nelle opinioni pubbliche. Si tratta di imboccare questa strada con la consapevolezza che le sfide da affrontare diventano ogni giorno più urgenti. Le altre opzioni sono destinate a fallire, oppure a produrre tensioni difficili da soffocare. Una politica che contrasti senza tentennamenti violenza e fanatismo può comunque riuscire a non rimanere confinata in una logica puramente difensiva. Non va coniugata con l’egoismo. Le conquiste di integrazione realizzate in questi decenni, in un’Europa che ha voluto e dovuto aprirsi verso l’esterno, non possono che essere irreversibili. Downing Street, dove il vincitore del voto del 7 maggio si è reinsediato trionfalmente, è in una città multirazziale, in cui il 37 per cento degli abitanti è nato all’estero. Cameron o non Cameron, i diritti fondamentali non sono negoziabili. Sono cosa ben diversa dalle esigenze di sicurezza dei cittadini. Dovranno essere i partner europei a non cedere alle spinte anti-solidali di cui i conservatori si sono fatti portavoce. Solo così il linguaggio dei forti diventa comprensibile ai deboli. Certo, nell’epoca dell’Isis e di un terrorismo che agisce senza pietà utilizzando anche l’arma della religione, la fermezza è ogni caso una necessità in sé. Ma ha bisogno di un sistema di valori che la ispiri. Per dirla con il filosofo americano Michael Walzer, è il momento di una campagna intellettuale per la difesa delle libertà, della legalità e del pluralismo. Una battaglia in cui la sinistra — quella stessa sinistra troppo a lungo miope — deve svolgere un ruolo fondamentale, collaborando con i nemici del fanatismo nel mondo musulmano. Non è uno scontro di civiltà, aggiunge Walzer, ma una «battaglia ideologica». E’ indispensabile rendersene conto, dimenticando giustificazioni e ipocrisie del passato .