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 2015  maggio 12 Martedì calendario

PIER SILVIO E MARINA DANNO SOLDI ALLE CASSE DEL PARTITO IN CRISI

Lo scorso dicembre venne fuori che la crisi era così nera che non c’erano soldi nemmeno per l’alberello di Natale nella sede di San Lorenzo In Lucina, a Roma. Il padre-padrone che non vuole più sborsare vagonate di soldi, le casse vuote, il tesseramento al palo: Forza Italia sull’orlo del crac. In soccorso, allora, sono arrivati parenti e amici. A scendere in campo, portafogli alla mano, per aiutare la malmessa creatura di Silvio Berlusconi, questa volta sono famiglia e azienda, che poi per l’ex Cav sono un po’ la stessa cosa. E così si scopre che i figli del tycoon brianzolo, Marina e Piersilvio, per la prima volta hanno scucito 100 mila euro a testa a favore del partito di papà. Lo stesso ha fatto Ennio Doris, numero uno di Mediolanum, che per rimpinguare le casse azzurre ha chiamato a raccolta l’intero clan domestico: figli, Massimo e Annalisa, e consorte, Lina Tombolato. Centomila euro a cranio. Sono i finanziatori big di Fi che risultano nei rendiconti depositati alla Camera per le donazioni sopra i 5 mila euro da parte di privati e aziende a favore dei partiti. Riguardano il 2014 e il primo quadrimestre del 2015. Spulciando, c’è anche la San Raffaele spa di Roma, che ha donato a Fi altri 100 mila euro, e la Pellegrini di Milano, società di cui è curiosamente proprietario l’ex patron dell’Inter.
Berlusconi, comunque, non si è tirato indietro, e lo provano i tre assegni di un certo peso con cui ha estinto altrettante fidejussioni aperte in passato in favore di Fi: oltre 39 milioni con Unicredit, nel 2001; più di 7 milioni col Banco Popolare, del 2002, e 23,2 milioni con il Monte dei Paschi di Siena. In tutto, la cifra da capogiro sfiora i 70 milioni. Soldi che una volta, l’ex premier tirava fuori a cascata, come i voti. Ora, invece, con il tracollo politico, tanti grandi industriali, tipo Gavio, si sono volatilizzati. Non restano che i figli maggiori, già lanciati nell’empireo di Mediaset, e i parlamentari che hanno donato quote per 2,7 milioni di euro. Tutti, tranne uno: Sandro Bondi, ormai ex forzista, che non compare nell’elenco. C’è invece la sua compagna, Manuela Repetti, che prima di lasciare Fi ha versato 8.800 euro.
Passando al Pd, si nota come neanche in questo caso ci siano state file chilometriche per finanziare il partito. Nemmeno tra le cooperative “rosse”, quelle che oggi al massimo comprano vini e libri, e che ieri avevano al cuore le sorti economiche del partito. Solo qualche piccola coop per piccole cifre, come i 5 mila euro da Gesco di Cesena. Spiccano invece i 25 mila euro di Federico Enriques, ex senatore dei Ds, e presidente dell’editrice Zanichelli. E i 100 mila girati dai Ds locali, che hanno ancora fondi propri, al Pd di Ferrara. A racimolare contributi personali sono i candidati dem delle scorse europee. Per esempio Alessia Mosca, che per la campagna elettorale si è fatta dare una mano dal papà Angelo, 51 mila euro, e dal marito Andrea Rota, 71 mila euro.
E se in casa Udc si registra l’addio finanziario del gruppo Caltagirone, nel M5S arrivano 54 mila e 465 euro, da un unico privato: Giuseppe Grillo, detto Beppe. Li ha versati lo scorso anno per il “Comitato elezioni europee”. Quelle che sognava di vincere.
Ilario Lombardo, La Stampa 12/5/2015