Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 12 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA GUERRA SULLA SCUOLA


REPUBBLICA.IT
ROMA - I sindacati bocciano le modifiche al ddl di riforma della scuola. Lo hanno detto chiaramente nelle circa tre ore di confronto con il governo a Palazzo Chigi, vertice convocato dopo lo sciopero e le turbolenze di piazza della scorsa settimana, e dopo l’invasione della bacheca Facebook del premier Matteo Renzi da parte degli insegnanti contrari alla sua idea di "buona scuola". Il governo assicura attenzione alle critiche e promette un approfondimento in Senato. Ma i sindacati, per voce del leader Uil Carmelo Barbagallo, si dicono particolarmente delusi: "Speravamo di più, non c’è stata nessuna apertura dal governo". Cisl scuola, Uil scuola, Gilda, Snals e Cobas annunciano quindi nuove iniziative di mobilitazione, fino al blocco degli scrutini. Ancora Barbagallo: "Valuteremo se indire un nuovo sciopero".

Il confronto. Per l’esecutivo erano presenti il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il sottosegretario Claudio De Vincenti. Per i sindacati, quindici le sigle al tavolo, tra cui i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e, appunto, Carmelo Barbagallo. Domani i rappresentanti del governo vedranno anche le associazioni degli studenti e dei genitori.

LA RIFORMA DELLA SCUOLA: PRO E CONTRO

Alla riunione con i sindacati Matteo Renzi non c’era, ma il premier ha rilasciato un tweet sul tema e dal suo profilo ha dialogato con i cittadini attraverso l’hashtag #matteorisponde:


La riunione a Palazzo Chigi è cominciata con l’illustrazione da parte dell’esecutivo degli emendamenti già anticipati dalla stampa. "Oggi era importante darvi direttamente una visione complessiva del provvedimento in discussione al Parlamento in un’ottica di dialogo e condivisione", le parole del ministro Giannini. Ma i sindacati si sono detti insoddisfatti delle modifiche e hanno evidenziato le criticità presenti nel ddl anche dopo gli emendamenti apportati. Il sottosegretario De Vincenti, premettendo che "il nostro obiettivo è superare il precariato, valutare i docenti, dare un servizio ai giovani" ha assicurato: "Terremo conto delle vostre critiche, Ci saranno audizioni al Senato per approfondire le questioni".

Per Camusso, gli "emendamenti approvati non modificano la sostanza. Cambiamento sì, ma non come vorrebbe il governo". La Cgil piuttosto considera "punti dirimenti" dell’intervento legislativo sulla scuola "l’assunzione dei precari, la centralità del contratto, la questione delle funzioni della dirigenza e le premialità".

"Emendamenti non sufficienti" anche per Furlan, che lamenta: "Se si fossero fatti prima altri incontri con il governo sicuramente avremmo costruito un percorso più utile per cambiare la scuola". Sulla stessa linea Barbagallo: "Dal governo sforzi apprezzabili ma insufficienti. Precariato, valutazione e contratto: sono questi i tre punti su cui chiediamo interventi".

La leader della Cisl è poi tornata sullo sciopero che "ha avuto un’altissima partecipazione del personale della scuola, più del 70 per cento, ma anche la partecipazione di tanti studenti e tante famiglie, a testimonianza che anche loro hanno condiviso le questioni poste dal sindacato". Furlan ha quindi evidenziato le criticità della riforma. "In primo luogo rimane l’accentramento delle funzioni e delle responsabilità del dirigente che parte da un presupposto concettuale sbagliato: la comunità, le famiglie, gli studenti hanno il diritto di giudicare la scuola come servizio. Ma la valutazione dei docenti, le loro capacità didattiche e professionali è meglio che siano lasciate a persone competenti che peraltro ci sono nel sistema scolastico".

"Occorre poi ripristinare il ruolo della contrattazione in un settore da sette anni senza contratto - ha aggiunto Furlan -. Il salario, la produttività dei docenti, la premialità di alcune scuole rispetto ad altre, vanno lasciate alla contrattazione con il sindacato. Per quanto riguarda poi il tema del superamento del precariato, noi pensiamo che occorre una soluzione vera, attraverso un percorso pluriennale di stabilizzazione che dia tranquillità agli insegnanti, agli studenti e alle famiglie".






"Noi non voteremo PD perché indignati dal DDL la buona scuola". È questo il succo di centinaia di messaggi apparsi sul profilo del premier. Resta alta la tensione all’interno del mondo scolastico, nonostante Renzi, dopo lo sciopero del 5 maggio, abbia tentato di aprire un dialogo

I PRO E I CONTRO
Il Piano assunzioni. E’ pronto un piano da 100mila assunzioni che si pone come obiettivo la chiusura delle graduatorie provinciali dei supplenti e il definitivo superamento della stagione del precariato scolastico in Italia. Tra i 100.701 insegnanti che a settembre potrebbero coronare il sogno del posto stabile rientrano tutti gli inclusi nelle liste dei precari della scuola primaria, media e superiore e i vincitori dell’ultimo concorso a cattedre. Rinviata per il momento l’assunzione degli insegnanti della scuola dell’infanzia, interessata dalla riforma 0-6 che dovrebbe coordinare i servizi per l’infanzia da zero a sei anni: nidi e scuole materne. In questi ultimi giorni, diversi esponenti del governo non hanno nascosto le proprie perplessità per una protesta che si contrappone anche al mega piano di assunzioni con 100mila posti in palio.
- Le obiezioni. Ma, secondo quanto rilevato da tutti i sindacati, la proposta dal governo è una soluzione solo a metà: dal piano restano fuori gli idonei all’ultimo concorso, in un primo momento assunti anche questi, e migliaia - forse più di 50mila - precari d’istituto, che hanno prestato servizio per anni, cui verrebbe dato il benservito. E, al momento, il governo non dà nessuna risposta alla sentenza che a novembre ha condannato l’Italia per abuso di precariato nella scuola. Anzi, stabilisce che dopo tre anni di supplenze si viene "licenziati".

Il preside-sindaco. L’idea che ha in mente Renzi è quella di rilanciare la scuola assegnando più potere ai dirigenti scolastici. Tra le competenze del capo d’istituto è prevista la compilazione del Piano triennale dell’offerta formativa della scuola - il documento politico-organizzativo dell’azione educativa - che svuota gli organi collegiali di importanti poteri deliberanti. Passa nelle mani del capo d’istituto la valutazione dei docenti neo immessi in ruolo e toccherà sempre al dirigente scolastico premiare, con un corrispettivo in denaro, gli insegnanti più bravi. Il preside dell’era Renzi potrà inoltre scegliere i docenti dagli albi territoriali in cui verranno piazzati i 100mila nuovi assunti e potrà "strappare" alle altre scuole i docenti migliori.
- Le obiezioni. La novità del preside con i superpoteri ha spaventato perfino alcuni diretti interessati e terrorizza gli insegnanti che già immaginano una scuola con un deus ex machina o un dittatorello che potrà fare il bello e il cattivo tempo. Insomma, i docenti non si fidano affatto dei loro dirigenti scolastici e forse non li considerano neppure all’altezza del gravoso compito. E’ questo uno dei motivi più pressanti che porterà in piazza i docenti a maggio.

Scuole più autonome. Il piano di assunzioni e il preside "a trazione integrale" serviranno a realizzare, dopo quasi vent’anni, l’autonomia scolastica con risorse di personale ed economiche adeguate. Per queste ultime, oltre ai finanziamenti statali, sono previsti altri due canali: l’eventuale destinazione alla scuola del 5 per mille dalla dichiarazione dei redditi annuale da parte dei genitori e lo "school bonus", eventuali donazioni in denaro da parte di privati. E gli istituti superiori potranno anche organizzare il curriculum dello studente, con materie aggiuntive da scegliere negli ultimi anni del percorso della secondaria di secondo grado. E’ anche previsto il potenziamento della musica e dell’educazione motoria all’elementare e dell’economia e della storia dell’arte al superiore. E un piano per sviluppare le competenze digitali degli studenti.
- Le obiezioni. Ma sulle nuove modalità di finanziamento sul governo sono piovute critiche feroci. La paura è che, nonostante la quota perequativa del 10 per cento prevista dal disegno di legge, si accentuino i divari tra scuole frequentate dalle élite e gli istituti ubicati in contesti disagiati.

Legame più stretto tra scuola e aziende. Si tratta della ricetta messa in campo dal governo per combattere l’enorme dispersione scolastica di cui soffre il nostro sistema educativo. Ma si tratta anche di un modo per avvicinare l’offerta formativa delle scuole e la domanda di professionalità delle imprese che spesso non riescono a reperire sul mercato alcune figure. Sarà l’alternanza scuola-lavoro - con almeno 400 ore in azienda nei tecnici e nei professionali nell’ultimo triennio e 200 ore nei licei - lo strumento per realizzare questi obiettivi.
- Le obiezioni. Coloro che criticano l’intero impianto della riforma temono che la scuola venga piegata eccessivamente sul lavoro perdendo, almeno in parte, la dimensione educativa che ha avuto finora. Proprio quando la ministra Stefania Giannini ha iniziato a parlare di questo aspetto della riforma, alla festa dell’Unità di Bologna, è scoppiato il putiferio.

Edilizia scolastica. E’ uno dei punti centrali, come ha detto nel suo discorso di insediamento il premier, dell’azione di governo. Sono quattro i miliardi di euro che si spenderanno nei prossimi anni per curare i?l sistema edilizio scolastico del Paese, con 36mila edifici non in regola. Tra gli obiettivi del governo, c’è quello di costruire "scuole innovative" e di prevedere "misure per la valorizzazione e la sicurezza degli edifici scolastici". Ma, nonostante gli sforzi prodotti in un anno di governo, soffitti e infissi continuano a cadere. E gli scettici si convincono che non è cambiato nulla.

Paritarie e benefit per i docenti. Tra le polemiche di coloro che non vorrebbero che lo stato finanziasse neppure con un euro gli istituti privati, arriva la detraibilità delle spese sostenute per la frequenza delle scuole paritarie - dell’infanzia e del primo ciclo - con un tetto massimo di 400 euro ad alunno per anno. Uno scherzetto che costerà alla collettività 100 milioni di euro all’anno e si aggiungerà ai 472 milioni erogati ogni anno al sistema scolastico non statale. In compenso, ogni insegnante della scuola statale avrà a disposizione una Carta con 500 euro annui per spese culturali: acquisto di libri, software, abbonamenti teatrali ed altro.

GLI EMENDAMENTI
Presidi-sceriffo un po’ meno potenti, ma un po’ più ricchi, e con una “corte” che può superare anche i 10 docenti. Mentre la detrazione fiscale per chi manda i figli nelle paritarie si estende anche alle scuola superiori, che in alcuni casi sono veri e propri diplomifici. E per gli idonei al concorso a cattedre del 2012 si apre la strada verso l’assunzione, ma a partire dal primo settembre 2016. Brutte notizie, invece, per i precari della scuola primaria: potrebbero non essere assunti tutti a settembre. Ecco le ultime novità, dopo quelle annunciate dalla senatrice del Pd Francesca Puglisi, che la commissione Cultura della Camera ha apportato al disegno di legge sulla ’buona scuola’.

Il provvedimento è al vaglio della commissione Affari costituzionali e dal 18 maggio sarà in aula a Montecitorio. Il preside-manager continuerà ad assumere i docenti, pescandoli dagli albi territoriali di estensione sub-provinciale. Ma non premierà i docenti meritevoli a proprio piacimento. Sarà il Comitato per la valutazione dei docenti che detterà i criteri per individuare gli insegnanti migliori sulla base di tre indicatori: la qualità dell’insegnamento e il contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica; i risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica; le responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale. In altre parole, per meritare il premio sarà meglio trasformarsi in docenti tuttofare.

Anche per la valutazione dei neoassunti il preside dovrà fare i conti con il Comitato di valutazione che, dal prossimo mese di settembre sarà costituito dal dirigente scolastico, che lo presiede, da due insegnanti e da due genitori. O da un genitore e uno studente al superiore. Una novità assoluta per la scuola italiana disegnata dalla coppia Renzi-Giannini, in cui i docenti appena assunti e quelli da premiare dovranno avere il favore dei colleghi e delle famiglie o degli studenti. E in cambio di una maggiore responsabilità, i dirigenti scolastici – oltre ai fondi già previsti dall’articolo 7 – potranno godere di “ulteriori 46 milioni per il 2016 e 14 milioni di euro per il 2017 da corrispondere a titolo di retribuzione di risultato una tantum. E per essere supportato nella gestione della Buona scuola, il capo d’istituto, potrà nominare anche 10 collaboratori: fino al 10 per cento dell’organico dell’autonomia.Non più tre docenti, come recitava il provvedimento prima di passare dalla commissione Cultura della Camera.

Novità in vista anche per le assunzioni. Dopo mille polemiche, si sblocca la partita degli idonei all’ultimo concorso a cattedre: quello del 2012. Saranno assunti tutti ma a partire dal primo settembre 2016. Mentre, oltre ai precari delle scuole dell’infanzia – che per essere assunti dovranno attendere l’approvazione del disegno di legge Puglisi sul percorso 0/6 anni – anche parecchi precari della scuola primaria non saranno assunti a settembre, perché lo svuotamento delle liste provinciali tornerà ad essere gestito com’era in passato: metà dei posti assegnati annualmente dal ministero ai vincitori di concorso e l’altra metà agli inclusi nelle graduatorie ad esaurimento.

Per i neo assunti dalle graduatorie della scuola media e della scuola superiore, l’incarico conferito dal dirigente-sindaco sarà in prima applicazione annuale e non triennale. Mentre il prossimo concorso a cattedre sarà riservato ai soli abilitati: circa 166mila soggetti rimasti fuori dal piano da 100mila assunzioni previsto dal governo. Novità in arrivo anche per coloro che mandano i figli nelle scuole superiori paritarie, in un primo momento escluse dall’agevolazione, che potranno detrarre dalle imposte il 19 per cento della retta pagata. E per combattere i diplomifici il ministero dell’istruzione “entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge” avvierà “un piano straordinario di verifica della permanenza dei requisiti per il riconoscimento della parità scolastica”.

Con l’obiettivo di individuare “prioritariamente le istituzioni scolastiche di secondo grado caratterizzate da un numero di diplomati che si discosta significativamente dal numero degli alunni frequentanti le classi iniziali ed intermedie”. Mentre i genitori, all’atto della denuncia dei redditi, potranno assegnare alla scuola dei propri figli il 5 per mille cui il ministero detrarrà il 20 per cento, da destinare alle scuole che riceveranno un importo inferiore ad un certo valore da stabilire di anno in anno. Quota perequativa che tenderà ad attenuare il divario tra scuola bene fortunate e scuole disagiate. Ma che, probabilmente, farà restare povere le scuole delle periferie nelle grandi città o delle aree depresse del Paese.

IL SECOLO XIX
Roma - I sindacati bocciano sostanzialmente le modifiche alla riforma della Scuola proposte dal governo dopo la mobilitazione generale dello scorso 5 maggio. E annunciano nuove forme di protesta durante il periodo degli scrutini, minacciandone il blocco.

L’incontro tra l’Esecutivo e le sigle sindacali a Palazzo Chigi è durato circa tre ore, ma ha avuto un esito negativo. Erano presenti i leader di Cgil, Cisl e Uil (Camusso, Furlan e Barbagallo), mentre, per il governo, oltre al ministro Giannini c’erano ministri Boschi, Madia, Delrio e il sottosegretario De Vincenti.

In mattinata Matteo Renzi aveva aperto al confronto, ma «senza bloccare la qualità». E avevo ammesso qualche mancanza: «Sulla riforma della buona scuola c’è stato un errore mio di mancata comunicazione», che ha ingenerato «una reazione negativa», non da parte di tutti. «La riforma della scuola non è la soluzione di tutti i problemi: occorrerà una nuova generazione per questo».

Aperture sui presidi
«Noi nel disegno di legge - ha spiegato Renzi - abbiamo individuato tre poteri per i presidi: scrivere il piano offerta formativa, valutare i docenti, scegliere dentro le graduatorie gli insegnanti più adatti. Siamo disposti ad ascoltare i sindacati su tutto». E oggi, nel corso dell’esame del ddl scuola in Commissione alla Camera, il testo è stato modificato accogliendo alcune istanze emerse dal confronto di questi giorni. Tra cui quella sui super presidi previste dall’articolo 1 e 7. Il dirigente, si legge all’articolo 1, formulerà gli indirizzi, ma è il Collegio docenti a elaborare il Pof e il Consiglio di Istituto (dove siedono studenti, famiglie, docenti e personale Ata) ad approvarlo. Il piano triennale dell’offerta formativa è rivedibile annualmente. Mentre all’articolo 7 si legge che gli stessi dirigenti scolastici saranno valutati dagli ispettori (il cui contingente viene aumentato). I docenti inseriti in un ambito territoriale possono candidarsi nelle singole scuole di quell’ambito. È stato, inoltre, chiarito che è il docente ad accettare o meno la proposta di incarico del dirigente e a scegliere qualora gli pervenissero più richieste.

Quanto alle proteste degli insegnanti precari, il premier ha chiarito: «Ci sono degli abilitati di seconda fascia che hanno anche pagato per fare dei corsi» e ora quell’abilitazione non vale. «Hanno ragione a essere arrabbiati, ma si arrabbiano con me sbagliando bersaglio. L’unica cosa che possiamo fare è immaginare dei concorsi in cui la loro abilitazione abbia valore».

Niente accordo
«Cosa succede dopo questo incontro? Quando e come ci farete sapere se vi abbiamo convinto con le nostre idee di “buona scuola”?», ha detto, a quanto si apprende, il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. «Le modifiche che sono state introdotte in parlamento non sono sufficienti perché non rimuovono i punti critici che noi non condividiamo», ha detto, secondo quanto si apprende, il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, durante l’incontro con il governo sul ddl scuola. «Gli emendamenti» al ddl scuola «approvati non modificano la sostanza. Cambiamento sì, ma non come vorrebbe il governo», ha detto invece il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, durante l’incontro Governo-sindacati in corso a palazzo Chigi. Il virgolettato di Camusso è riportato dall’account Twitter della Flc Cgil Nazionale.

I punti critici
I sindacati hanno portato al tavolo tutti i rilievi che erano alla base della mobilitazione del 5 maggio scorso, e che, cioè «deve esserci una soluzione anche pluriennale per tutti i lavoratori precari della scuola», che «l’impostazione del dirigente scolastico come uomo solo al comando non va bene»; ma il sindacato rivendica anche che «dell’organizzazione scolastica fa parte anche il rinnovo del contratto e, essendo la scuola segnata profondamente da leggi fatte da governi precedenti, ed essendo in generale difficoltà sia dal punto di vista economico che della funzione, perché abbiamo dati altissimi di dispersione scolastica, non va bene la moltiplicazione delle deleghe ma bisogna partire da come allarghiamo l’istruzione nel nostro Paese».

Giannini: «Volevamo dare una visione complessiva»
«Oggi era importante darvi direttamente una visione complessiva del provvedimento in discussione in Parlamento in un’ottica di dialogo e condivisione», ha detto, a quanto si apprende, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi. Domani, intanto, il governo riceverà anche le associazioni dei genitori per discutere della riforma,